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Francis S. Collins, direttore del National Institute of Health, ha deciso di protestare apertamente e di non partecipare a conferenze con solo panelist uomini
Da una vita partecipo a conferenze internazionali e devo spesso notare che tra gli speaker la rappresentanza femminile è modesta. Anche nei campi dove le donne sono in numero adeguato, la scelta degli speaker di grido cade sempre sui soliti noti. Quando mi capita di essere nel comitato organizzatore di una conferenza, o di conoscere qualcuno che ne fa parte, non manco di fare notare che, oltre a tenere conto del bilancio tra le nazionalità e tra i campi di interesse, bisogna prestare attenzione all’equilibrio di genere (e alle minoranze).
Negli anni non sono mancate iniziative eclatanti organizzate da scienziate che hanno apertamente boicottato conferenze dopo che si erano rese conto, consultando i programmi disponibili online, che erano stati invitati solo speaker maschietti.
Manel – il neologismo che indica che in un panel ci sono solo uomini
In casi come questo, che non sono affatto rari, la prima reazione dei colleghi davanti alle proteste femminili è lo stupore. Non avevano affatto prestato attenzione alla assoluta mancanza di rappresentanti dell’altro genere. Sono così abituati ad essere tra soli uomini che è stato coniato il termine manel per indicare un panel solo al maschile.
Mentre sono molte le donne che protestano contro questa mancanza di diversità, devo dire che è la prima volta che leggo di uno scienziato che dice basta ai manel e dichiara che non parteciperà più a tavole rotonde composte da soli uomini né accetterà di parlare a conferenze che non dimostrino di avere prestato attenzione all’equilibrio di genere (e di razze) tra gli speaker invitati.
Lo scienziato in questione è Francis S. Collins, direttore del National Institute of Health (N.I.H.), una istituzione prestigiosa e importantissima che domina il panorama ricerca biomedica americana. La sua decisione arriva a valle di un devastante documento redatto dalla National Academy of Sciences, Engineering and Medicine intitolato “Sexual Harassment of Women: Climate, Culture, and Consequence in Academic Science, Engineering, and Medicine” dove, oltre a denunciare una situazione imbarazzante dove circa il 20% del personale dice di avere subito pressioni o di essere stato discriminato, si dice chiaramente che sono i capi a dovere dimostrare con i fatti la loro attenzione al problema. E Collins lo ha fatto mettendo nero su bianco il suo codice di condotta in questo articolo e altri si sono affrettati a dichiarare di essere d’accordo.
Vedremo se questa nuova attenzione all’importanza della diversità darà i frutti che tutti auspichiamo.
Oltre ad eliminare atteggiamenti sanzionabili (ma purtroppo comuni), si tratta da dare a tutti e a tutte le stesse possibilità di crescita eliminando le discriminazioni (forse inconsce, forse no) che rendono difficile la progressione di carriera delle donne che spesso denunciano di dover lavorare in un’atmosfera poco amichevole che tende ad isolarle.