Il presidente del Consiglio invia una lettera alla presidente della Commissione europea che ieri aveva scritto agli italiani per testimoniare la vicinanza delle istituzioni comunitarie e le chiede gli European Recovery Bond
Se non ci fosse di mezzo il dramma di un virus mortale, che in poco più di un mese è riuscito a stravolgere la nostra vita e a mettere KO la quasi totalità degli Stati economicamente avanzati, quella tra Conte e von der Layen, Giuseppe e Ursula, parrebbe una telenovela, che si dipana anche attraverso toccanti e un po’ stantie formule epistolari. Ma la realtà è che presto il dramma sanitario sarà sostituito da quello economico. I soldi non ci sono, il debito italiano rischia di diventare insostenibile. E non è un caso se il decreto a favore delle imprese, previsto per oggi, è stato posticipato al week end. Difficile trovare una quadra che metta d’accordo gli industriali con Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia, che tiene i cordoni della borsa. Dunque apprezzabile ogni sforzo del premier, privato e pubblico, di mettere sotto pressione l’Unione europea.
Il premier italiano Giuseppe Conte e la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen
© Palazzo Chigi
Cosa replica Conte
Ieri, è noto, Ursula von der Leyen aveva scritto una lettera agli italiani indirizzata a Repubblica. Oggi Giuseppe Conte le risponde sempre dalle colonne del quotidiano diretto da Carlo Verdelli: “La solidarietà europea – ammonisce il premier – come hai tu stessa ricordato, nei primi giorni di questa crisi non si è avvertita e ora non c’è altro tempo da perdere”. “Accogliamo con favore la proposta della Commissione europea di sostenere, attraverso il piano “Sure” da 100 miliardi di euro, i costi che i governi nazionali affronteranno per finanziare il reddito di quanti si trovano temporaneamente senza lavoro in questa fase difficile. È una iniziativa positiva, poiché consentirebbe di emettere obbligazioni europee per un importo massimo di 100 miliardi di euro, a fronte di garanzie statali intorno ai 25 miliardi di euro”.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte
“Ma le risorse necessarie per sostenere i nostri sistemi sanitari, per garantire liquidità in tempi brevi a centinaia di migliaia di piccole e medie imprese, per mettere in sicurezza l’occupazione e i redditi dei lavoratori autonomi, sono molte di più. E questo non vale certo solo per l’Italia. Per questo occorre andare oltre. Altri player internazionali, come gli Stati Uniti, stanno mettendo in campo uno sforzo fiscale senza precedenti e non possiamo permetterci, come italiani e come europei, di perdere non soltanto la sfida della ricostruzione delle nostre economie, ma anche quella della competizione globale”.
Giuseppe Conte
© Palazzo Chigi
Gli European Recovery Bond
Rilanciata la formula dei covidbond, anche se il premier cambia loro nome, probabilmente nel tentativo di far comprendere ai Paesi del Nord che dovranno essere emessi per coprire le spese della sola emergenza in corso, non i debiti pregressi. “Nei giorni scorsi – scrive Conte – ho lanciato la proposta di un’European Recovery and Reinvestment Plan. Si tratta di un progetto coraggioso e ambizioso che richiede un supporto finanziario condiviso e, pertanto, ha bisogno di strumenti innovativi come gli European Recovery Bond: dei titoli di Stato europei che siano utili a finanziare gli sforzi straordinari che l’Europa dovrà mettere in campo per ricostruire il suo tessuto sociale ed economico. Come ho già chiarito, questi titoli non sono in alcun modo volti a condividere il debito che ognuno dei nostri Paesi ha ereditato dal passato, e nemmeno a far sì che i cittadini di alcuni Paesi abbiano a pagare anche un solo euro per il debito futuro di altri”.
E, in vista dell’Eurogruppo del 7 aprile in cui i ministri delle Finanze dei 27 Stati proveranno a trovare una soluzione, Conte avverte: “Si continua a insistere nel ricorso a strumenti che appaiono totalmente inadeguati rispetto agli scopi che dobbiamo perseguire, considerato che siamo di fronte a uno shock epocale a carattere simmetrico, che non dipende dai comportamenti di singoli Stati. È il momento di mostrare più ambizione, più unità e più coraggio”.