I numeri del position paper presentato da BMW in partnership con The European House Ambrosetti
«Si tratta di fare un salto cognitivo: passare da un’idea di politiche pubbliche del trasporto a politiche pubbliche della mobilità . Non sono sicuro che in Italia avremo presto una rete di ricarica elettrica adeguata. È uno sforzo che bisogna fare, ma attenzione al buon senso: la transizione ecologica non sarà una passeggiata, sarà difficile per tutti». Mauro Bonaretti, Direttore Generale per la Mobilità Sostenibile al Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, è della stessa opinione del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, più volte tornato sulla questione: il green e tutti quei trend da intercettare per rispettare il pianeta e contrastare i cambiamenti climatici non sono “una cena di gala”, richiedono impegno e uno sforzo corale da parte di cittadini, aziende e politica. Questo è la posizione di partenza per leggere i numeri e i dati contenuti nel position paper presentato oggi, lunedì 25 ottobre, che ha dato il via alla tavola rotonda Innovare la mobilità individuale per accelerare la transizione ecologica delle città organizzata da BMW in partnership con The European House Ambrosetti presso la Fondazione Feltrinelli di Milano.
Transizione ecologica: fare a meno delle auto
Nonostante gli italiani abbiano cambiato le proprie abitudini quotidiane negli ultimi anni, complice anche la pandemia e la rivoluzione dello smart working, un mezzo di trasporto su tutti resta ancora il preferito in assoluto. L’automobile, ovviamente, fin dal secondo dopoguerra è la compagna di viaggio preferita dai cittadini. Quali sono dunque i dati da cui partire, quelli che meglio di tutti inquadrano il legame italiano-macchina? Se non consideriamo il minuscolo Lussemburgo, l’Italia è il paese più motorizzato d’Europa: 662 veicoli ogni mille abitanti. “L’Italia – si legge nel position paper – ha dunque un valore di 142 autoveicoli superiore alla media europea (520), e di quasi 200 rispetto a Francia (478) e Regno Unito (473)”.
Ne siamo usciti più green?
Da più di un anno, anche su StartupItalia, stiamo raccontando la transizione ecologica in atto. Il fenomeno del bike sharing e il boom dei monopattini elettrici (spinto anche dal bonus mobilità del 2020) hanno cambiato senz’altro il volto delle nostre città , grandi e piccole. Alcune persone pedalano di più, ma le fredde statistiche raccontano di un fenomeno ben più imponente: “nel 2020 – spiega l’analisi di The European House – Ambrosetti – il traffico passeggeri è stato di 614.604 milioni di passeggeri-km, un calo del 40% rispetto al 2019. La pandemia ha indotto gli italiani ad utilizzare maggiormente gli autotrasporti privati, che nel 2020 hanno contribuito per l’84,9% al traffico passeggeri totale, il valore più alto mai fatto registrare nel nostro Paese”.
Leggi anche: Italiani e transizione ecologica. A che punto siamo? Tutti i dati
E questo cosa significa? Come ha spiegato durante la presentazione del position paper Lorenzo Tavazzi, Partner e Responsabile Scenari e Intelligence di The European House – Ambrosetti «nella fase post Covid 19 gli utilizzatori del mezzo individuale saranno i meno propensi a cambiare». Scenario che dovrebbe senz’altro preoccupare la politica, dal locale al nazionale, chiamata a potenziare il trasporto pubblico, così come a favorire alternative green alle automobili che, sempre in Italia, fanno parte del secondo parco circolante più vecchio d’Europa (11,4 anni, guida la Spagna con 12,7 anni). Dopo il lockdown gli italiani hanno sì fatto ricorso di più a bicicletta e monopattini, ma in molti hanno anche abbandonato il trasporto pubblico legando la propria quotidianità sempre di più alla macchina. “I trend che vedono ancora nell’auto privata il mezzo di trasporto preferito dagli italiani richiedono dunque di accelerare l’evoluzione in ottica sostenibile di tale modalità di trasporto, il cui peso non sembra destinato a ridursi in futuro”.
PNRR: cosa fare con i fondi?
“Negli ultimi anni, il mercato dell’auto elettrica europeo è cresciuto, raggiungendo nel giugno 2021 2,9 milioni di unità . Tale valore – ricorda la ricerca – era pari a 500mila a fine 2017, e ha raggiunto nel 2020 i 2 milioni, quadruplicando il suo valore in 3 anni. In tale contesto, l’Italia fa registrare tassi di crescita ancora più pronunciati, passando da 13.246 autovetture elettriche nel 2017 a 99.519 nel 2020 (7,5 volte il valore di 3 anni prima)”. L’Italia purtroppo non può contare su una popolazione ciclabile alla pari di Olanda, Danimarca o Germania. Occorre dunque fare i conti con la situazione attuale e capire come investire al meglio i fondi del PNRR, anche sul fronte della mobilità elettrica.
Dal grafico che pubblichiamo qui sopra emerge che l’Italia insegue nel trend delle ecar rispetto a Germania, Francia e UK. “Affinché il mercato delle auto elettriche possa svilupparsi – prosegue il position paper – bisogna anche che siano presenti sul territorio le infrastrutture necessarie, ovvero i punti di ricarica. Anche in questo caso, l’Italia riporta tassi di crescita elevati, con una crescita media annua del 137,3% tra il 2018 e il 2020, in cui si sono raggiunti i 19.324 punti di ricarica”. Ma neppure questo basterebbe.
Leggi anche: Che cos’è la sesta estinzione di massa? E perché ci riguarda da vicino?
La sfida per i prossimi anni con gli investimenti massicci del Next Generation EU dovranno tenere conto del forte legame che c’è tra italiani e auto. I rischi, a guardare i numeri, ci sono. Concludiamo con questo eloquente paragrafo della ricerca: “Il PNRR italiano pone una forte enfasi sul trasporto collettivo, sia in termini di infrastrutture che di rinnovo mezzi, facendo comprendere, attraverso l’assegnazione delle risorse alle diverse progettualità , la centralità delle aree urbane per il sistema di mobilità del Paese nel complesso. Al tempo stesso, un ruolo minore viene dato all’evoluzione dei servizi di mobilità (ad esempio ai progetti di Mobility-as-a-Service sono destinati 40 milioni di Euro) e al rinnovo del parco veicolare, che pure possono giocare un ruolo fondamentale nella riduzione delle emissioni del Paese e nel favorire la transizione verde». Insomma: in un’Italia futura (tutti speriamo) piena di infrastrutture green, con servizi ferroviari all’avanguardia e città a misura di bicicletta quanti saranno gli italiani che lasceranno davvero l’auto in garage?