“L’ecosistema ha accusato il colpo ma ha reagito con rapidità per fronteggiare la nuova quotidianità, mettendo in campo competenze, conoscenze, brevetti, nuovi prodotti o soluzioni”
Il Covid-19 non ha aggredito con estrema violenza e virulenza soltanto il tessuto sociale del nostro Paese, ma anche quello economico che, come è noto, si compone per la maggior parte da PMI e, negli ultimi anni, anche da un fiorire di startup. Il 14 giugno, nel rinnovato Palazzo Giureconsulti di Milano, un tempo sede della Borsa, oggi edificio dedicato alle startup e all’innovazione, si è tenuto l’incontro organizzato dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, InnovUp e da Startup Turismo che ha avuto come finalità proprio quella di provare a comprendere come le startup hanno superato la prova del Covid.
Mentre la settimana del Salone del Mobile e del Fuorisalone certificano che Milano non ha perso la propria vocazione internazionale e sa attrarre migliaia di persone da tutto il mondo, anche quando la colonnina del termometro supera i 35° come in questi giorni di terribile calura agostana, le startup italiane dimostrano la loro resilienza nei dati positivi comunicati dalle associazioni di categoria.
In particolare, le sfide della pandemia hanno costretto tutte le realtà a ripensare mission e business model, uno stravolgimento che spesso non riesce a essere operato dalle realtà più grandi e strutturate e che, invece, può essere più facilmente addomesticato dalle aziende compatte, tanto più, viene sottolineato nel report, dal momento che il Covid ha portato la necessità di rendersi altamente tecnologici, strada che queste realtà avevano già intrapreso da tempo.
Resta invariato il problema dell’accesso al credito, con il 60% delle startup che dichiara di non incontrare investitori realmente interessati, il 30% che parla della problematica dell’effettiva finalizzazione dell’investimento e il 25% che sostiene che gli investitori non concordano con la valutazione della loro società.
Lo smartworking è diventato un vantaggio, tanto da essere interiorizzato nell’organizzazione delle startup, che peraltro lo praticavano fin da prima.
Per quanto riguarda le startup del turismo, inutile evidenziare come queste, al pari di tutte le realtà afferenti al terziario, abbiano subito il colpo più duro della crisi pandemica dovuto allo stop ai viaggi per via dei lockdown e delle restrizioni decise dai singoli Paesi Ue ed extra Ue.
Il 2020 ha visto quindi interrompersi il trend di nascita di nuove aziende in quel comparto, ma il dato è già rimbalzato nel 2o21. Nel 2020 1/3 delle startup ha smesso di sviluppare il prodotto e 1/5 prevede di ricominciare dopo il 2022.
Al netto della portata dirompente della pandemia, le startup italiane continuano a essere ottimiste e ad aver fiducia nel futuro. Il paper di StartupItalia sui round avvenuti nel corso dei primi sei mesi del 2022 che sarà svelato al SIOS Summer di Firenze (qui per registrarsi all’evento e partecipare con noi alla festa) ci dirà se hanno ragione o meno dal lato che sta più a cuore a ogni imprenditore, piccolo o grande, giovane o vecchio: quello economico.