Tutti noi siamo già abituati ad accedere a vari servizi con un nome utente e una password. Ma come si entra nel Web3? Riccardo Dondi, esperto del mondo crypto, spiega a StartupItalia i meccanismi (e le insidie) di questo universo in rapida crescita
Il Web3 sta trasformando le dinamiche di utilizzo di Internet. Tutti noi siamo abituati ad accedere a Facebook o a un comune e-commerce con un nome utente ed una password: nel Web3 l’autenticazione passa da un wallet, un software che detiene la nostra identità digitale e la chiave di accesso per quella determinata blockchain. Andiamo con ordine per capire bene il meccanismo.
Come si accede al Web3
Quando accediamo a un sito “centralizzato” stiamo chiedendo informazioni a un computer o un server terzo. Noi possiamo accedere a queste informazioni previa registrazione e utilizzo del nostro nome utente e della nostra password. Ad esempio, la nostra collezione di musica di Spotify o di Deezer è in una cartella all’interno di un loro server. Quindi non è realmente nostra, noi possiamo solo accedervi grazie al nome utente e alla password che abbiamo impostato all’inizio. Se in futuro questo servizio diventasse a pagamento, dovremmo aggiungere un metodo di pagamento, ad esempio una carta di credito, per continuare ad avere accesso.
“Nel momento in cui creiamo il nostro avatar su Sandbox, creiamo un altro piccolo nodo sulla blockchain di Ethereum. E in quello stesso momento quell’avatar diventa nostro e di nessun altro perché quel nodo sulla blockchain lo abbiamo scritto noi”
Le applicazioni sul Web3, le cosiddette Dapp, non funzionano allo stesso modo. Quando si visita una applicazione basata su blockchain, vi troveremo sempre un pulsante, di solito con la denominazione “Connect Wallet”, collega un wallet, e cliccando visualizzeremo delle opzioni di collegamento. Queste opzioni saranno vari wallet che ci consentono di accedere a quella determinata Dapp. Prendiamo come esempio un metaverso come può essere Sandbox, costruito su Ethereum: ogni singolo oggetto presente in Sandbox ha un suo “indirizzo” sulla blockchain di Ethereum. Nel momento in cui creiamo il nostro avatar, creiamo un altro piccolo nodo sulla blockchain di Ethereum. E, in quello stesso momento, quell’avatar diventa nostro e di nessun altro, perché quel nodo sulla blockchain l’abbiamo scritto noi. Ma come facciamo a scrivere un pezzetto di Ethereum su Sandbox? Dobbiamo avere crypto a sufficienza per la transazione. Un quadratino di terra su Sandbox costa circa un ETH e mezzo, 2000 euro al cambio attuale. Per “pagare” devo avere due cose: dobbiamo possedere la quantità sufficiente di ETH e dobbiamo avere un wallet con cui collegarci.
In questo momento Sandbox supporta alcuni tra i wallet più diffusi: Metamask, Coinbase Wallet, Opera Wallet e altri. Questi wallet devono essere compatibili con la blockchain Ethereum, altrimenti non sarà possibile utilizzarli.
Per esempio nell’elenco non troviamo Phantom, che è invece un wallet specifico per la blockchain Solana (SOL).
Blockchain diverse, wallet diversi?
Sebbene ci sia stata non poca confusione negli anni passati, riferendosi sempre al singolare quando si parla di Blockchain, in realtà si dovrebbe parlare delle blockchain, al plurale, perché sono tante, diverse, con diverse caratteristiche. Salvo rari casi, molto difficilmente una blockchain può parlare con un’altra. Se compriamo un NFT depositato su ETH, non potremo rivenderlo sulla blockchain Solana. Un NFT esiste solo come nodo trascritto in quella determinata blockchain, e non può esistere altrove. La stessa cosa, purtroppo, vale per i wallet: se vogliamo accedere a Raydium, non potremo farlo con Metamask, ma solo con un wallet dedicato alla blockchain Solana. Vedremo tra poco che gli stessi wallet si stanno evolvendo verso funzionalità multichain.
Come funziona un crypto wallet
Contrariamente a quanto si pensa, un wallet crypto non contiene fisicamente criptovalute, lo stesso termine wallet, portafoglio, è un pò fuorviante. Infatti, le criptovalute rimangono sempre sulla blockchain. Il wallet crypto contiene le chiavi di accesso necessarie ad acquistare le criptovalute e a firmare digitalmente ogni transazione.
“Un NFT esiste solo come nodo trascritto in quella determinata blockchain, e non può esistere altrove”
Una transazione crypto non è un effettivo passaggio di denaro da un utente ad un altro. Quando inviamo crypto a qualcun altro stiamo utilizzando le nostre chiavi di accesso private per “firmare” la transazione su quella determinata blockchain e quindi autorizzare il trasferimento di denaro digitale. Quella determinata blockchain, su cui avviene la transazione, rifletterà poi l’ammontare aggiornato all’interno del nostro wallet e di quello dell’amico a cui abbiamo inviato il denaro. Quindi, il “cuore” di un wallet sono appunto le chiavi private, che consentono di operare sulla blockchain. Quando accedete per la prima volta ad un wallet (a patto che sia “non custodial”, e su questa caratteristica potremo dedicare un altro articolo) non vi chiederà il vostro nome, indirizzo, codice fiscale. Vi mostrerà una serie di 12 parole che dovrete avere attenzione di ricopiare in un luogo sicuro.
C’è chi copia queste dodici parole a mano, su un foglio di carta, e poi mette questo foglio all’interno di un libro, c’è chi le archivia in documenti criptati, e chi ancora acquista dispositivi appositi per proteggerle. Se qualcuno entra in possesso delle chiavi private, avrà accesso al vostro wallet. E’ quindi fondamentale fare in modo che siano custodite adeguatamente. Quando avete salvato le vostre chiavi private, il wallet vi chiederà di verificarne un paio, per assicurarsi che le abbiate salvate appropriatamente. Dopodiché sarete all’interno del wallet e potrete iniziare ad operare. Ma attenzione, il wallet è vuoto! Come abbiamo detto all’inizio, per cominciare ad utilizzare le applicazioni del Web3, servono token, servono crypto. Alcuni consentono di acquistare crypto direttamente dall’interno del wallet, utilizzando una carta di credito o un conto bancario. Altri vi consentiranno solo di “trasferire” crypto da altri wallet. Quindi ad esempio se si utilizza un exchange come Coinbase o FTX, si potranno trasferire crypto sul nostro wallet. Attenzione che la maggior degli exchange sono “centralizzati”, quindi “custodial” e a volte decidono di chiudere l’accesso agli utenti, come ha fatto Celsius a Giugno 2022, ma questo sarà magari argomento per un altro articolo. Una volta ottenuti i fondi sul nostro wallet, possiamo finalmente iniziare ad operare ed utilizzare le Dapps.
I wallet multichain
Per semplificare il meccanismo di accesso al Web3, diversi wallet stanno diventando “multichain”, consentendo di accedere, dallo stesso wallet, ad applicazioni su blockchain differenti. Quindi ad esempio uno stesso wallet ci consentirà di utilizzare Dapps su Solana e su Ethereum. In pratica consente, con uno stesso wallet, di accedere ad un numero sempre crescente di Dapps.
“Quando accedete per la prima volta ad un wallet vi mostrerà una serie di 12 parole che dovrete avere attenzione di ricopiare in un luogo sicuro”
Wallet Connect
Per concludere, è utile menzionare un’altra applicazione che sta diventando molto nota e sta semplificando il modo di accedere a centinaia di Dapps: si chiama Wallet Connect ed è già integrata su oltre 170 wallet.
Con essa, è possibile creare un “ponte” tra il nostro wallet e le applicazioni. Sul sito è possibile vedere tutte le applicazioni già disponibili, oltre 450. Il funzionamento è molto semplice. Nella Dapp di nostra scelta, ci sarà il simbolo di WalletConnect, selezionandolo apparirà un QR Code che, una volta scansionato con la app Wallet Connect, formerà il link tra il nostro wallet e quella Dapp.