Con il progetto Rainforest Connection, Topher White riesce a salvare milioni di alberi dalla deforestazione in tutto il mondo. E lo fa grazie a vecchi cellulari in disuso, sfruttando la rete e la passione di moltissime persone.
La prima cosa che ho imparato dal progetto Rainforest Connection è che, nella foresta pluviale del Borneo, il rumore della natura è molto più forte di quello di una motosega. E se questo, apparentemente, può sembrare un elemento positivo, un esempio concreto di “vita”, in realtà rappresenta una delle sfortune più grandi per questi importantissimi polmoni verdi dell’Indonesia e della Malesia.
Questo tappeto musicale, infatti, rappresenta la copertura perfetta per chi si dedica a vigliacche operazioni di deforestazione. È talmente forte da non permettere ai guardiani di riconoscere e identificare i rumori causati da chi, senza permesso, abbatte gli alberi e distrugge un patrimonio di tutti.
Topher White, il giovane ingegnere che ha creato Rainforest Connection
L’ideatore del progetto è un giovane ingegnere americano dal nome musicale: Topher White. «Nel 2011, da turista, giunsi nella foresta pluviale del Borneo e ne rimasi incantato. Quello che mi colpì di più fu il travolgente suono della foresta. Cicale, gibboni, uccelli. Un’armonia meravigliosa, un concerto i cui strumenti erano gli animali stessi. Non notai affatto il suono delle motoseghe. Nessuno, del resto, era in grado di percepirlo».
Sono bastati cinque minuti di camminata a Topher per trovare i segni della violenza (e della stupidità umana): «Con i responsabili di quell’area abbiamo fatto una piccola escursione e, con grande sorpresa, abbiamo incontrato i resti di un albero secolare che era stato tagliato recentemente. A pochi metri dalla riserva naturale che ci ospitava. Ho trovato inaccettabile che al giorno d’oggi nessuno potesse sentire un rumore così devastante e, di conseguenza, non poter intervenire con tempestività ».
Ma come salvare le foreste del Borneo dal disboscamento?
Topher, pur pensando ad una soluzione hi tech, doveva fare i conti con alcune caratteristiche di quel luogo così poco artificiale: «La soluzione sarebbe dovuta essere semplice, efficace. Poi, ad un tratto, ho capito che era già tutto lì. Avrei solo dovuto sfruttare le caratteristiche di quel paradiso».
Topher, con l’aiuto di amici e professionisti, ha creato un sistema di controllo usando le risorse presenti. Da una parte la componente umana, ovvero le tre guardie che avevano l’incarico di controllare e presidiare la foresta. Persone che avevano solo bisogno di sapere che cosa stava accadendo e dove per poter agire in tempi rapidi. Dall’altra la connessione. Sembra sorprendente ma nel Borneo, nel mezzo del nulla, il cellulare funzionava senza particolari intoppi di linea: «Non c’è elettricità ma un ottimo segnale di rete».
Il passo successivo è stato quello di registrare con un programma specifico il rumore delle motoseghe e di altri strumenti utilizzati dagli abusivi per abbattere gli alberi: «Se abbiamo un dispositivo per ascoltare i suoni della foresta da connettere alla rete di cellulari e che invii un allarme alla gente del posto, forse abbiamo una soluzione a questo problema». Ovvero, non cercare più solamente l’albero che viene abbattuto ma riuscire a intervenire in tempo reale.
La scelta (geniale) del dispositivo da usare
Ma quale dispositivo utilizzare? La risposta è semplice: vecchi cellulari in disuso. «Centinaia di milioni di cellulari vengono buttati ogni anno solo negli Stati Uniti. Uno spreco che potremmo girare a nostro vantaggio ripensando un uso efficace come, ad esempio, fa Rainforest Connection». Secondo Topher infatti questi cellulari sono perfetti per il progetto: «Sono pieni di sensori, possono ascoltare i suoni della foresta e possono fare da tramite per mandare l’allarme».
Hanno però due limiti: vanno protetti e devono essere costantemente ricaricati. Ma il giovane ingegnere ha pensato anche a questo: «Abbiamo studiato delle scatole speciali che possano proteggerli da attacchi esterni e che possono essere monitorate dalle guardie. La loro ricarica invece rappresentava una vera sfida ingegneristica da vincere. Alla fine abbiamo creato un pannello solare particolare che potesse adattarsi al luogo, alle folte chiome degli alberi presenti».
I pannelli nascono dall’uso di sottoprodotti riciclati. Lunghe strisce che vengono tagliate e che lo stesso Topher compone e unisce manualmente nel garage dei suoi genitori. Riescono a coprire circa 3 chilometri e sono collocati in maniera nascosta e di difficile accesso. Soprattutto sulla parte più alta della vegetazione: «Non appena sono sceso dall’albero dove abbiamo installato il primo dispositivo ho ricevuto immediatamente una mail: aveva già captato il primo suono di motosega. Abbiamo fermato i disboscatori in azione. Una grande emozione»
I numeri terribili della deforestazione
«Fin da piccoli veniamo bombardati dagli appelli che riguardano la salvaguardia del nostro pianeta: dal cambiamento climatico all’inquinamento. Ma non avevo mai percepito quanto fosse pericolosa la deforestazione». I numeri a cui si riferisce Topher sono realmente allarmanti: la deforestazione produce più effetto serra (17%) dell’insieme di treni, auto, aerei, camion e navi del mondo (13%). È il secondo principale fattore del cambiamento climatico.
«Secondo l’Interpol, circa il 90% del disboscamento della foresta pluviale è illegale. Quindi se si riesce ad aiutare le persone del luogo ad applicare le leggi vigenti potremmo incidere in maniera significativa su quei numeri e avere un grande impatto nel breve periodo. Potrebbe davvero essere il modo più veloce ed economico per combattere, da subito, il cambiamento climatico».
In poco tempo il progetto di Topher è diventato virale. Ha ricevuto chiamate e richieste da tutto il mondo: «Ma la cosa più bella che potesse accaderci è il coinvolgimento delle singole persone. In migliaia hanno iniziato a mandarci i loro vecchi cellulari usati. Abbiamo fatto nascere un sistema, abbiamo creato una rete».
Oggi molti dei collaboratori di Rainforest Connection, sono abitanti dei luoghi che hanno fatto richiesta di questo sistema. Persone che possono migliorare la connessione esistente e che possono dare una seconda, meravigliosa, vita ai cellulari che buttiamo via perché obsoleti.