Ci sono 4 fattori che ci fanno capire se una startup avrà successo o meno. Li svela il venture americano First Round Capital
Può un venture prevedere il successo (o l’insuccesso) di una startup? A dare alcune indicazioni ci pensa una ricerca di First Round Capital, venture americano che ha analizzato i dati di più di 300 startup e dei circa 600 founder in cui ha investito. Età, genere, educazione ed esperienze lavorative pregresse sono alcuni fattori che farebbero la differenza secondo lo studio ripreso da Harvard Business Review.
4 fattori per predire il successo di una startup
1. Se c’è una donna è meglio
Il tech è roba da donne. Lo conferma First Round che svela un dato suoi investimenti: le startup fondate da donne ottengono risultati migliori di quelle con solo uomini al comando di ben il 63% in più. Inoltre, tre su dieci tra le startup che hanno offerto un maggiore rientro sugli investimenti per il venture hanno una donna tra i fondatori. Insomma, le donne ci sanno fare con la tecnologia e andrebbero finanziate di più.
2. I giovani fanno più soldi
L’età media di un imprenditore è intorno ai 40 anni e ci sono buoni motivi per credere che chi fa impresa migliori con gli anni. Eppure Facebook, Apple, Google, Microsoft, sono stati fondati da ragazzi che avevano in media 23 anni. Nella ricerca di First Round emerge che i team i cui membri hanno una media di 25 anni ottengono risultati migliori di circa il 30% rispetto alla media degli investimenti. Nel mondo tecnologico i giovani sembrano essere una delle chiavi per il successo.
3. Rassegniamoci, gli studi contano
È un dibattito caldo nella Silicon Valley, quello sul rapporto tra studi e successo. Peter Thiel non ci crede, tanto che ha lanciato un’iniziativa per finanziare giovani con idee di impresa che rinunciano agli studi. E poi ci sono i casi arcinoti di imprenditori, come Bill Gates e Mark Zuckerberg che hanno mollato l’università per lanciare i loro business. Eppure, gli studi contano secondo First Round. I team con almeno un membro con studi nei top college americani (Stanford, Mit..) ottengono risultati decisamente migliori, il 220% in più rispetto agli altri. Il problema spesso è convincere questi talenti a scegliere di mettersi in proprio invece di cercare un impiego nell’ambito finanziario o della consulenza.
4. Ma ancora di più le esperienze lavorative
Prima di lanciarsi in un’avventura alla guida di una startup, i founder dovrebbero pensare di fare un’esperienza in una delle multinazionali top del tech. Lo studio di First Round evidenzia che i founder con esperienze pregresse in Amazon, Apple, Facebook, Google, Microsoft, Twitter, ottengono valutazioni delle loro startup superiori del 50% rispetto agli altri. Questo avviene perché gli investitori considerano l’esperienza in queste aziende come una prima selezione, poiché, come è immaginabile, non è facile essere assunti da big del tech. Altro dato interessante, una buona carriera lavorativa è un fattore per un venture più importante degli studi in università prestigiose.
C’è anche altro oltre la Silicon
Non c’è solo la Baia di San Francisco o New York. Lo studio dimostra che anche gli startupper che hanno costruito startup in Texas o nel North Carolina, insomma non negli luoghi principali dell’ecosistema delle startup, hanno ottenuto risultati buoni quanto quelli di chi fa impresa in Silicon. E inoltre che gli investitori oggi hanno cambiato la modalità con cui fiutano affari potenziali, non usano esclusivamente il loro network, ma eventi e competition per startup e in alcuni casi anche social come Twitter e LinkedIn.