«Your face is big data». FindFace è un’app che permette di scoprire l’identità di una persona a partire da una sua fotografia. In meno di un secondo e con un’affidabilità superiore al 70%. E ha già scatenato una marea di polemiche.
«Your face is big data». Egor Tsvetsko è un fotografo di San Pietroburgo, ha 21 anni e, come altri suoi coetanei, ha deciso di provare un’applicazione chiamata FindFace. Non vi preoccupate se non ne avete mai sentito parlare. Per ora, infatti, è attiva solo in Russia. Ma ha già scatenato critiche in tutto il mondo. Perché? Semplice: permette di scoprire l’identità di una persona a partire da una sua fotografia. In meno di un secondo e con un’affidabilità superiore al 70%. Funziona solo con Vkontakte, il “facebook” russo.
Come Shazam (ma molto più inquietante)
Tsvetsko come riportato ta Tech Insider, ha immortalato degli sconosciuti durante una traversata nella metropolitana di San Pietroburgo e ne ha identificato i volti usando l’app: «Volevo capire quali sono i rischi e quale fosse, per davvero, possibilità di diventare “un internet stalker” con questo strumento». E non è l’unico che si è cimentato in questa attività.
C’è chi ha definito FindFace la “Shazam dei volti”, facendo un paragone con la famosa app per riconoscere titoli di canzoni partendo dalla melodia.
Da febbraio, l’applicazione è stata scaricata oltre 600mila volte. E sono state effettuate oltre 3 milioni di ricerche che hanno riguardato gran parte dei 100 milioni di profili registrati su Vkontakte. Numeri in crescita, così come i possibili usi. Non tutti proprio leciti.
Chi sono i due fondatori di FindFace
Dietro alla creazione dell’app c’è una piccola startup, NTechLab, e due giovani programmatori russi: Artem Kukharenko (26 anni) e Alexander Kabarov (29 anni). La loro idea si basa su un algoritmo che dà la possibilità di fare una rapidissima ricerca tra miliardi di fotografie usando semplicemente il proprio computer: «E non abbiamo bisogno di un grande data center per farlo funzionare» hanno ribadito sempre a Tech Insider.
Il loro obiettivo è molto ambizioso: «Vogliamo che tutte le telecamere del mondo usino il nostro sistema di riconoscimento facciale e diventare uno strumento universale. Così come Google lo è per la ricerca sul web».
L’interesse delle aziende e del governo russo
I due hanno rivelato che oltre 300 aziende, provenienti da tutto il mondo, Stati Uniti e Cina compresi, si sono avvicinate all’applicazione ponendo domande e chiedendo approfondimenti. Ma il contatto più importante è stato quello con il governo locale della capitale, Mosca, che vorrebbe usare FindFace “per ragioni di sicurezza”.
Ovvero scoprire e identificare eventuali persone catturate dalle oltre 150mila camere a circuito chiuso della città.
Le implicazioni etiche
FindFace per molti esperti è “eticamente” un problema. Essere identificati da un’applicazione pone un grande dilemma riguardo alla privacy personale e il diritto di non essere ripresi o identificati senza un consenso. Inoltre permetterebbe a molte persone di avere tra le mani uno strumento che ha derive pericolose.
Tra le varie possibilità, come ricordano i founder, c’è quella di “scoprire l’identità di una persona che piace” e chiederle così l’amicizia. Ma contemporaneamente, come dimostrato dal giovane fotografo di San Pietroburgo, dà spazio anche a chi voglia perseguire azioni molto meno nobili. Stalker. Ma non solo.
Ma come ricorda Kabarov: «FindFace utilizza solo informazioni che sono pubbliche. Lavora come un motore di ricerca e trova solo dati che le persone hanno volontariamente affidato al social network». E questo potrebbe darle uno spazio di manovra non indifferente. Per espandersi avrebbe bisogno di trovare un accordo con altri social network e con i governi. E non appare così scontato visto che le leggi sulla privacy, in Europa come in America, sono molto più severe rispetto alla Russia.
Eppure, secondo NTechLab, bisognerà fare i conti con questa tecnologia. È inevitabile che entri nella nostra vita, in tempi brevi: «E gli usi positivi sono molto superiori a quelli negativi». Si tratta di un processo che, nonostante tutto, pare sempre più difficile da fermare. E che, prima o poi, dovrà essere affrontato.
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Alessandro Frau
@ilmercurio85