All’Ifa di Berlino una ricerca Grundig sui consumatori europei: gettano 4 chili a settimana di alimenti commestibili. Ma il desiderio di ridurre l’impatto ci sarebbe: remano contro tempo e ignoranza
BERLINO – Un’esistenza sostenibile è nelle mire del 94% dei consumatori. Quasi tutti, a parole, si dicono disponibili a ridurre il proprio impatto ambientale. Tuttavia quasi due terzi di questi non riescono a concretizzare i propri obiettivi di vita per due ragioni essenziali: mancanza di tempo e ignoranza. Cioè scarsa conoscenza su come e cosa fare in pratica.
La ricerca
Sono alcune delle conclusioni di una ricerca presentata da Grundig nel corso di Ifa, la pachidermica fiera della tecnologia in corso a Berlino fino al 6 settembre. Secondo l’indagine, condotta a luglio da Morar per l’azienda tedesca ormai sotto il controllo della turca Arçelik su tremila persone in sei Paesi, il 97% dei consumatori europei mette al centro dei propri valori la sostenibilità. Che passa anzitutto dalla riduzione dello spreco di cibo.
Come sposare il cambiamento
Non basta. Quasi due terzi considerano il food waste un tema ambientale centrale: un terzo dei consumatori sostiene di sprecare almeno 4 chili di alimenti al mese. Il 90%, dunque, è preoccupato. Ma nel 56% dei casi non sa bene cosa fare, cioè come implementare un cambiamento etico nella propria esistenza. Come modificare la routine quotidiana per abbattere certi atteggiamenti viziosi.
Quasi tre quarti dei consumatori intende ridurre lo spreco di cibo, con oltre la metà che ammette di gettare molto spesso frutta e verdura. Gli europei con figli, in particolare, hanno un motivo in più per cercare di ridurre questa tendenza: l’84% dice che è fondamentale insegnarlo ai figli in modo da provare a fornire loro una vita casalinga sostenibile (81%), spiegare come gestire il denaro in modo responsabile (63%) e così far capire loro come proteggere l’ambiente (55%).
Dalla teoria alla pratica
Insomma, la testa – cioè l’attitudine – ci sarebbe anche. O comincerebbe a esserci. La messa in pratica, tuttavia, ancora latita. E il risultato è tutto nei numeri: 1,3 miliardi di tonnellate di cibo buttate ogni anno, pari a un terzo della produzione totale destinata al consumo umano secondo la Fao. Che calcola in circa 300 chili all’anno la quota pro capite di alimenti commestibili mandati al macero dagli atteggiamenti sbagliati dei consumatori. Un tema centrale anche economicamente: il food waste costa, solo in Italia, qualcosa come 8 miliardi di euro.
“Grundig ha commissionato questa ricerca per esplorare l’attitudine dei consumatori sullo spreco e sulla sostenibilità – ha spiegato Zeynep Özbil, responsabile della comunicazione mondiale di Arçelik Group – ridurre lo spreco di cibo e aiutare i consumatori a vivere esistenze più sostenibili è il cuore della missione di Grundig e conseguentemente della realizzazione dei suoi prodotti. Lo studio mostra che gli europei hanno un forte desiderio di essere più sostenibili e molti ci stanno provando: l’82% compie una qualche forma di riciclo, il 75% cerca di non sprecare energia e il 74% di tagliare lo spreco di cibo. Tuttavia c’è necessità di fare di più per ridurre l’impatto ambientale. Alle persone servono modi semplici e veloci di farlo”.
Nel focus dedicato all’Italia si sottolinea infine l’uso, maggiore che negli altri Paesi studiati, dell’energia pulita, specie pannelli solari. Il 27% la usa a casa rispetto al 14 negli altri Paesi.