Il creatore giapponese della saga Metal Gear è tornato con un nuovo titolo. Questa è la sua storia
Non sarebbe mai diventato regista: era troppo costoso. Non funzionava neanche con economia all’università: gli studi lo annoiavano. Di una cosa sola era certo: creare storie era la sua passione. Così Hideo Kojima ha scelto di cimentarsi nel mondo dei videogame, lasciando una traccia e un suo stile proprio come Hitchcock o Sergio Leone hanno fatto nel cinema.
Prima di cominciare
Il creatore della saga di Metal Gear è l’icona giapponese del mondo gaming di cui tutti stanno parlando: in queste ore è finalmente disponibile il suo ultimo titolo per PlayStation 4, Death Stranding. Forse il gioco più atteso dell’anno, soprattutto perché le tempistiche lo davano in uscita soltanto nel 2020. Non è un open world, ma poco ci manca: sarà un lungo viaggio ambientato negli Stati Uniti in un futuro post apocalittico, dove il protagonista Sam – l’attore Norman Reedus, volto di The Walking Dead, ha prestato volto e corpo all’impresa – dovrà consegnare pacchi per rimettere in connessione il Paese. È così che si immagina il futuro Kojima?
© Fonte: profilo Twitter Hideo Kojima
Le origini: il cinema con dibattito
Nato nel 1963 a Tokyo, Hideo Kojima è cresciuto in una famiglia in cui c’era soltanto una regola che non si poteva proprio trasgredire: niente nanna prima di finire il film alla televisione. L’amore per il cinema è sbocciato subito nella casa del quartiere Setagaya, dove il piccolo ha maturato una cultura cinefila precoce, giorno dopo giorno. A dieci anni i genitori gli hanno dato perfino il permesso di andare al cinema da solo, a patto però che poi fosse disposto a discutere e commentare regia e sceneggiatura. Kojima guardava pellicole d’ogni tipo, soprattutto americane, comprese quelle riservate a un pubblico adulto. Il cinema con dibattito era e resta per molti un piacere per soli intellettuali: per Kojima è stata come la sua università.
Il quartiere di Setagaya, a Tokyo, dove è nato Hideo Kojima
© Fonte: Wikimedia
Il padre di Hideo Kojima è morto quando il futuro game designer ha soli 13 anni. Una perdita devastante a quell’età, soprattutto perché veniva meno una delle figure che più avevano acceso in lui la voglia e il sogno di diventare un film-maker. Ma la passione per il cinema non si è smorzata e sarebbe stata presto affiancata da quella per i videogiochi che il ragazzo ha scoperto come tanti suoi coetanei al Famicom (NES), la fiera del videogioco in Giappone dove Nintendo iniziava a farsi conoscere con i primi capolavori.
© Fonte: Profilo Twitter Hideo Kojima
Basta università: inizia l’avventura in Konami
Al quarto anno di università Hideo Kojima ha preso però la decisione più importante della sua vita: lasciare economia per dedicarsi anima e corpo al mondo dei videogiochi. Nel 1986 veniva assunto da Konami, una delle poche aziende del settore quotate in Borsa (Nintendo all’epoca non aveva azioni). Grazie alla cultura cinematografica il padre della saga di Metal Gear ha iniziato così a pensare a nuove modalità per il gameplay, dove oltre a uccidere e scontrarsi direttamente con i nemici il giocatore avrebbe potuto seguire un altro stile, più furtivo. È così che ha iniziato a germogliare il genere stealth, fortunata e molto copiata modalità di gioco che ancora oggi incontriamo in titoli come Far Cry, Tomb Raider e Uncharted.
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© Fonte: profilo Twitter Hideo Kojima
Il primo capolavoro di Hideo Kojima
Il primo capitolo di Metal Gear è uscito nel 1987, un successo ha messo le fondamenta del genere stealth. Il seguito, Snakes Revange, sarebbe stata però una mezza delusione. L’aneddotica parla di un viaggio in treno con un membro del team Konami che avrebbe convinto Hideo Kojima a riprendere in mano il suo giocattolo per continuare la storia: nel 1990 ha visto così la luce Metal Gear 2 Solid Snake. Un’era geologica fa, se si pensa che i videogiochi disponibili erano ancora in due dimensioni.
TOMORROW IS IN YOUR HANDS.#デスストでつながれ#WorldStrandTour2019#DeathStranding #TomorrowIsInYourHands pic.twitter.com/tbwlyWwQyj
— 小島秀夫 (@Kojima_Hideo) October 30, 2019
Non è come quella che ritroviamo sulle console attuali, ma la tridimensionalità di Metal Gear Solid è stato il frutto di uno sforzo che Hideo Kojima aveva chiesto al suo team, incaricato di realizzare un engine (motore) 3D. Grazie a una grafica innovativa per gli anni Novanta, il designer poteva permettersi una trama più studiata e cinematografica.
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© Fonte: profilo Twitter Hideo Kojima
Ormai il suo nome era conosciuto in tutto il mondo e la saga pronta per il grande salto su PlayStation 2: Konami ha creduto e investito (tanto) sulla serie tanto che Metal Gear Solid 2 ha goduto addirittura di un cameo eccezionale come quello del compositore Harry Gregson Williams. Durante l’E3 di Los Angeles, a pochi secondi dal lancio ufficiale del gioco, fan e stampa erano tutti accalcati in un’attesa quasi sacrale.
Il divorzio da Konami
I rapporti tra Hideo Kojima e Konami, l’azienda che aveva finanziato tutti i suoi progetti proseguono con i successi di Metal Gear fino al caso choc di Silent Hill. Ispirato a una vera città statunitense dall’atmosfera spettrale, il videogioco che Hideo Kojima stava per realizzare in collaborazione con il regista futuro premio Oscar, Guillermo del Toro, e l’attore Norman Reedus, non è mai uscito per una decisione della stessa azienda ancora oggi poco chiara.
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© Fonte: profilo Twitter Hideo Kojima
Death Stranding: un cast stellare
Non si sa perché i rapporti tra il creativo e Konami sono terminati: la Kojima Productions è però diventata subito una firma indipendente, coinvolta da Sony in una prestigiosa collaborazione per un titolo che, ancora una volta, ha mescolato la storia avvincente con gameplay e cinema. Negli ultimi anni Normdan Reedus e Guillermo del Toro hanno lavorato con Hideo Kojima per dare alla luce un titolo come Death Stranding. Il trailer di ben 7 minuti e 54 secondi è un primo assaggio di un’opera per molti senza precedenti.
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Oltre a Norman Reedus, su Death Stranding i giocatori si confronteranno (e scontreranno) con gli altri protagonisti del titolo, riscoprendo nei personaggi alcune facce famose del cinema. Lo stesso regista Guillermo del Toro ha prestato il suo volto e Hideo Kojima è riuscito a coinvolgere attori come Madds Mikkelsen (il nemico di James Bond in Casino Royale), Léa Seydoux (Palma d’oro a Cannes per La vita di Adele) e Lindsay Wagner (protagonista della serie TV degli anni ’70 La donna bionica).