Dall’Oceano Pacifico fino a Parigi: un nuovo record per l’aviazione civile
Sedici ore in volo senza il solito scalo a Los Angeles. Così, il 14 marzo, i passeggeri del volo TN064 della compagnia aerea francese Air Tahiti Nui, partito da Pepeete nella Polinesia francese, hanno raggiunto l’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi. Gli Stati Uniti hanno infatti chiuso le frontiere per contrastare l’emergenza coronavirus come annunciato dal Presidente Donald Trump. Così è nato il volo più lungo della storia, quasi 16mila chilometri nei cieli superando l’oceano Pacifico, poi l’intero continente nordamericano, e infine l’oceano Atlantico per atterrare sotto la Torre Eiffel.
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Il volo tra i due oceani
Secondo la CNN il volo dalla Polinesia francese fino all’Europa ha segnato il nuovo record dell’aviazione, frutto indiretto delle restrizioni imposte dalla Casa Bianca contro il coronavirus. «Questo volo è stato fatto in via eccezionale e nei limiti imposti dalle autorità americane di fronte all’epidemia di Covid-19». Sul sito Flightaware è visibile il lunghissimo percorso dell’aereo che è riuscito in un’impresa grazie al fatto che a bordo non tutti i posti erano occupati.
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Alla fine dello scorso anno un altro aereo era riuscito a restare in cielo per quasi 20 ore, percorrendo i cieli tra Londra e Sydeney, ma avvantaggiato dal fatto che a bordo non c’erano passeggeri. Il volo dei record tra i due Oceani non è però un motivo sufficiente per rallegrare l’aviazione civile. Il mondo dei trasporti aerei sta vivendo come tutti i settori commerciali gli scenari incerti e drammatici dovuti al coronavirus. «L’industria dell’aviazione europea – si legge in un appello della compagnia Easyjet – ha di fronte a sé un futuro incerto e non c’è alcuna garanzia che le compagnie aeree, con i benefici che recano alle persone, all’economia e alle imprese, saranno in grado di sopravvivere a quello che potrebbe trasformarsi in un sostanziale blocco dei viaggi nel lungo periodo».