Chiamarsi Zanardi fa una certa differenza. Però devo dire, e non per vantarmi, ma per spiegarlo a chi mi ascolta, che se non mi fossi forzato di appassionarmi a ciò che mi attendeva dopo il mio incidente, ecco, senza quello sforzo non mi sarei messo in marcia verso quell’orizzonte
Sono un privilegiato, ne sono convinto, è così. E forse non c’è nulla di eccezionale nelle singole cose che ho fatto in questo mio cammino, ma eccezionale è certamente la quantità di esperienze diverse che ho potuto infilare in questi miei primi 51 anni di vita.
Lo dico perché il privilegio è di sentirsi ancora per strada nonostante tutto quel che è già piovuto dal cielo e pur senza vivere nel quotidiano l’esigenza di dover aggiungere ancora, posso farlo, lo desidero e quindi sarà bello provarci.
il privilegio è di sentirsi ancora per strada nonostante tutto
Imparare ad apprezzare i piccoli successi
Predico sempre il valore del tentativo, del fatto che ognuno di noi ha il diritto di sentirsi autenticamente vincente quando si cimenta nel proprio ambito al meglio delle proprie capacità. Avere un traguardo verso il quale puntare nella vita è spesso necessario oltre che importante, ma non tutti possono pretendere di tagliare quella linea per primi; però se accettiamo l’idea che è il tentativo che conta, come eseguiamo il nostro progetto, beh allora sapremo apprezzare quel lungo cammino che, un giorno, forse, ci porterà davanti a quell’ipotetico traguardo. E la cosa meravigliosa è che facendo ogni cosa, ogni giorno al meglio delle nostre capacità, impareremo ad apprezzare i piccoli successi che arrivano allineando un passo dopo l’altro; piccoli successi che rafforzano la nostra fiducia e la convinzione che se abbiamo fatto questo, beh, diavolo, possiamo aggiungere dell’altro.
Quando parlo di questi temi alla gente, soprattutto ai ragazzi nelle scuole, mi rendo conto di essere guardato come un marziano: “Zanardi!”, probabilmente pensano molti dei miei interlocutori, “A chi la racconti?!? …. Tu parli di piacere nel fare le cose, di passione… Ma tu vai alle Olimpiadi, guidi bellissime auto da corsa… Facile farsi venire la voglia di mettersi al lavoro con simili progetti!”.
Serve uno sforzo per mettersi in marcia
E’ vero, è facile oggi. Chiamarsi Zanardi fa una certa differenza. Però devo dire, e non per vantarmi, ma per spiegarlo a chi mi ascolta, che se non mi fossi forzato di appassionarmi a ciò che mi attendeva dopo il mio incidente, ristabilirmi, riabilitarmi, riguadagnare un livello di autonomia che all’epoca non bastava neppure per andare al bagno da solo, ecco, senza quello sforzo non mi sarei messo in marcia verso quell’orizzonte che oggi ho raggiunto e che mi fa vivere da privilegiato.
Un passo alla volta, ogni giorno solo è tutto quello che potevo fare. Ho vinto diverse medaglie Olimpiche e Mondiali eppure sembra ieri che, con lo stesso entusiasmo cercavo di vincere la mia gara facendo con le protesi dieci interminabili metri tra le parallele nella palestra del Centro Ortopedico Inail di Budrio.
Esorto sempre i ragazzi che incontro nelle scuole ad essere curiosi; perché se io con questo atteggiamento sono riuscito, nel mio percorso riabilitativo, ad appassionarmi a ciò che dovevo fare, in fondo anche divertendomi e finendo per trasformare ciò che mi è accaduto nella mia più grande opportunità di vita, beh, allora credo che anche loro possano iniziare a fare qualcosa di simile studiando la matematica e la letteratura a scuola
Partire dalla curiosità
La curiosità serve per scorgere gli aspetti delle cose più affini al nostro carattere, alle nostre capacità migliori. I punti di contatto col nostro io e il nostro di modo di essere. Io sono partito da lì. Ad esempio dalla similitudine tra il funzionamento di un ginocchio protesico e la sospensione di un’auto da corsa; serviva un punto di partenza e poi il resto è arrivato di conseguenza e dirò di più: in un lasso di tempo che è sembrato un attimo.
Bello, bellissimo, ma c’è un’osservazione per la quale non avrei una risposta, perchè anche allora il mio nome ha fatto la differenza: dove sarei oggi se per ripartire, avessi potuto contare solo su una pensione d’invalidità? Sarei mai riuscito a includere lo sport tra le mie priorità?
Ammetto, credo di no.
Obiettivo 3, per portare tre lupi a Tokyo 2020
Ecco perché nasce Obiettivo 3, un progetto che ha una vocazione e un’ambizione.
La prima, è di essere uno strumento per infondere curiosità e informazione, nonché dare sostegno economico a tutte quelle persone che, da disabili, possono e vogliono iniziare un percorso sportivo.
La seconda, è di trovare in mezzo al gruppo che metteremo per strada tre lupi cui brillano gli occhi che siano capaci di progredire fino a guadagnare la qualifica per i prossimi Giochi Paralimpici di Tokyo 2020.
Per fare questo abbiamo creato un gruppo di lavoro in continua crescita, una comunità di esperti di aspetti diversi capaci di essere strumenti utili ai nostri candidati da ogni punto di vista.
Gli stessi Ragazzi che abbiamo già messo per strada sono coloro che possono ispirare nuove reclute e non solo: dar loro luce col lavoro di promozione e comunicazione che stiamo facendo è, ne siamo convinti, un modo per fare cultura su tanti aspetti della disabilità non solo attinenti al mondo dello sport.
I ragazzi di Obiettivo 3 saranno fonte di ispirazione per altri
A Londra prima e ai Giochi di Rio poi, è accaduto qualcosa di speciale: i successi degli Atleti paralimpici hanno energicamente scosso gli Italiani, trasmesso senso di appartenenza e orgoglio nazionale per l’eccezionalità puramente tecnica delle prestazioni dei nostri atleti invece che la vecchia e scontata commozione di un tempo unicamente legata allo sforzo nonostante la disabilità.
Obiettivo 3 nasce per fare la nostra parte nel non sprecare l’occasione; per far sì che persone che fino ad oggi non hanno avuto la possibilità di tentare, riescano a farlo dando più senso alla loro vita e diventando anche modelli capaci di ispirare altri.
Arriverà il giorno in cui una persona disabile si presenterà a un colloquio di lavoro e chi è preposto a giudicarlo, invece che domandarsi quali problemi avrebbe nel venire il mattino al lavoro muovendosi su una sedia a rotelle, si chiederà con curiosità quali talenti, forse unici, quella persona può avere da offrire alla propria azienda. Perché ognuno di noi è davvero speciale in qualcosa, ne sono certo.
Che Obiettivo3 riesca o meno a portare quei tre Ragazzi a Tokyo, sappiamo che stiamo facendo quanto possibile per far sì che quel giorno, arrivi prima possibile.
Alex è un pilota automobilistico, e un atleta.
Nell'automobilismo si è laureato campione CART nel 1997 e 1998, e campione italiano superturismo nel 2005. Nel paraciclismo ha conquistato quattro medaglie d'oro ai Giochi paralimpici di Londra 2012 e Rio 2016, e otto titoli ai campionati mondiali su strada. Con StartupItalia! ha lanciato la campagna Obiettivo3 per permettere a 3 atleti parolimpici di volare a Tokyo2020
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