A un anno dalle elezioni americane e dopo diversi accordi con Facebook, Twitter e YouTube, la Commissione Europea chiede ai cittadini e agli interessati un parere su come combattere le fake news e vuole formare un gruppo di esperti per trovare una soluzione.
Dopo il sospetto di un coinvolgimento di agenti russi nelle elezioni americane e, da ultimo, nelle elezioni francesi di Macron, l’Europa non si è voltata dall’altra parte nell’affrontare l’inflazionato tema delle fake news.
Mariya Gabriel, commissaria europea per il mercato digitale, ha lanciato una consultazione pubblica per chiedere il parere dei cittadini e degli stakeholder per capire come gestire il problema delle fake news e verificare l’efficacia delle misure già prese volontariamente dalle piattaforme online.
"I want to have an open and broad discussion about #fakenews to address this complex phenomenon" @GabrielMariya https://t.co/BSl087XC7h #TackleFakeNews pic.twitter.com/2JtlEZarLD
— DigitalSingleMarket (@DSMeu) November 14, 2017
I questionari della consultazione saranno in realtà due, una rivolta ai cittadini e una ai giornalisti e alle persone giuridiche che hanno avuto a che fare con notizie false online.
Tra le domande del primo questionario viene chiesto ad esempio:
- In che modo il cittadino distingue le informazioni rispondenti ai fatti da quelle false (domanda 8);
- Di quali canali informativi si fida di più (domanda 9);
- Cosa pensa del fatto che le informazioni visualizzate online sono spesso personalizzate (domanda 10).
I questionari sono disponibili in tutte le lingue dell’Unione e saranno online fino al 23 febbraio 2018.
Un gruppo di esperti contro le fake news
L’altro strumento messo in campo è la formazione di un gruppo di esperti (High Level Group, HLG) che possa dare consigli sulle politiche da adottare per combattere questo fenomeno.
Il problema di questo fenomeno nasce dalla necessità di bilanciare diversi diritti fondamentali: la libertà d’espressione, il pluralismo dei media, e il diritto dei cittadini ad avere informazioni affidabili. Il tutto in un sistema in cui anche i giornali e i social network hanno delle responsabilità  nella diffusione di notizie false.
When addressing the spread of #FakeNews we need to find the balance between the freedom of expression, #mediapluralism and people's right to access reliable information #TackleFakeNews #HYSFakeNews #EUHaveYourSay pic.twitter.com/Mt0UOKaMXp
— Mariya Gabriel (@GabrielMariya) November 13, 2017
Il team di esperti, da 25 a 30, si riunirà almeno tre volte nel primo quadrimestre del 2018 e sarà composto da membri provenienti dal mondo accademico e del giornalistico indipendente e da rappresentanti di aziende della carta stampata, broadcast televisivi, società civile, organizzazioni specializzate nella ricerca di fake news e piattaforme online.
L’incarico, a titolo gratuito salvo rimborso spese, prevede che il team di esperti debba analizzare lo stato dell’arte, valutare le azioni volontarie sinora prese dai social network e dai media e fornire consigli su come migliorarle. Dovranno inoltre aiutare a migliorare il giornalismo di qualità e ad innalzare il livello di alfabetismo nella fruizione dei media, ovvero dare gli strumenti ai lettori su come si legge una notizia e si capisce se è fondata o meno.
How are we tackling fake news?
We are setting up a up a High-Level Expert Group now open for applications, and our public consultation has been launched. https://t.co/6Amwg0YXJ5 #TackleFakeNews pic.twitter.com/OwcJBGR0e8— European Commission 🇪🇺 (@EU_Commission) November 13, 2017
La responsabilità dei social network
Questo non è il primo passo della Commissione su questa strada. Già a fine settembre la Commissione aveva presentato i primi risultati del suo piano d’azione, di concerto con Facebook, Twitter, YouTube e Microsoft, per combattere il diffondersi di contenuti illegali online. Quello di lunedì rappresenta senza dubbio un altro passo importante in questa direzione. Ma il tema della responsabilità dei social media, che vengono sempre più considerati media company piuttosto che meri intermediari e fornitori di servizi, apre al rischio di lasciare in mano a poche grandi aziende il controllo dell’informazione nel mondo.
Sarà senza dubbio interessante conoscere il responso delle consultazioni pubbliche e del team di esperti, che sembra essere abbastanza bilanciato da poter rappresentare tutte le parti in causa.