In collaborazione con |
Accenture sostiene l’impegno dell’azienda marchigiana nel rivoluzionare il proprio modello di business. Che oggi fa leva sugli strumenti digitali per abbattere i costi e aumentare i ricavi
Il piano di incentivi del Governo italiano relativo all’Industria 4.0 è stato un inizio: una spinta nella direzione giusta per motivare le imprese nostrane ad accogliere la tecnologia nei propri processi e poterne valutare l’impatto positivo. Ma l’innovazione non è il frutto di una singola iniezione di IoT e cloud: è un costante seguire l’evolversi della tecnologia, è stare al passo con essa e permetterle di incidere in modo profondo nel modo stesso in cui i processi che generano valore si sviluppano. Una buona abitudine che non si può perdere, soprattutto se si vuole guardare al futuro. Chiamatela, se volete, Industria X.0.
Il nuovo termine lo ha coniato Accenture: è frutto di una ricerca condotta tra le imprese italiane di ogni dimensione, dalle PMI fino alle aziende più strutturate che contano centinaia o migliaia di dipendenti, che ha gettato uno sguardo su come l’industria italiana abbia saputo fino a qui abbracciare la tecnologia e lasciare che incidesse sui propri processi interni. Accenture ne ha tratto un quadro interessante: chi combina assieme le capacità di business analytic, Internet of Thing, machine learning, robotica, vede aumentare i ricavi e diminuire i costi. Ma, soprattutto, riesce a fornire un prodotto migliore e più soddisfacente alla propria clientela: un’industria X.0 è più competitiva perché offre un prodotto unico, diverso da quello della concorrenza, con tutti i benefici che ciò comporta.
Il caso Biesse
Tremila dipendenti e un marchio conosciuto in tutto il mondo: Gruppo Biesse è un colosso di livello mondiale nella produzione di macchinari per la lavorazione di legno, vetro, pietra, plastica e metallo. È la manifattura italiana nella sua massima espressione: quella capace di produrre strumenti che consentono al resto dell’industria di sfornare a sua volta ciò che finisce tra le mani del consumatore finale, strumenti che godono dell’apprezzamento trasversale in cinque continenti di chi ad esempio produce mobili. Ma come dimostra quanto portato a Barcellona nel booth Accenture del Mobile World Congress, se si compie la scelta lungimirante di adottare strumenti moderni tipici dell’industria X.0 si può fare ancora di più e meglio.
Così è nata SOPHIA: una piattaforma IoT basata su Accenture IoT Connected Platform as a Service e sulla nuvola Microsoft Azure, e che ha consentito a Biesse di costruire una solida rete di diagnostica e analisi a distanza dei macchinari consegnati ai quattro angoli del pianeta. Un caso da manuale: invece di limitarsi a spedire il prodotto finito all’acquirente, oggi l’azienda di Pesaro è in grado di offrire un pacchetto completo di macchinari e di strumenti capaci di monitorare lo stato e l’efficenza della linea di produzione. In altre parole, Biesse resta al fianco dei propri clienti durante tutto il ciclo di vita del prodotto, migliorando l’esperienza utente e soprattutto la qualità del servizio.
L’effetto di SOPHIA è doppio: da un lato consente a Biesse, in accordo con la propria clientela, di raccogliere preziose informazioni su come le macchine vengono utilizzate. Ciò consente di valutare nella vita reale l’efficacia del progetto costruttivo e il suo evolversi nel tempo, non limitandosi a immaginare quali saranno le esigenze di chi acquista il macchinario ma riuscendo anche ad anticipare quale sarà l’impiego effettivo che ne verrà fatto. Dall’altro è possibile monitorare lo stato di salute della macchina: ci sono segnali che possono anticipare un guasto o che evidenziano l’usura, e intervenire in modo tempestivo significa di fatto azzerare i tempi di fermo della produzione e in molti casi anche tagliare i costi della manutenzione o di riparazione.
Gruppo Biesse ha scelto di guardare al proprio business attuale e di fare un passo avanti: ha chiesto il supporto di Accenture per comprendere quale fosse il potenziale del modello adottato fino a questo punto e quali fossero i passi da fare per svilupparlo. Nelle Marche hanno deciso di comprendere fino in fondo quale valore le informazioni in loro possesso erano in grado di generare: ciò ha prodotto un cambio di paradigma che ha trasformato una semplice vendita in un servizio lungo l’intero ciclo di vita del prodotto che viene offerto oggi alla clientela, facendo leva sull’integrazione tra connettività, hardware, IoT, analytic, e un ammodernamento della piattaforma software trasversale a tutti questi.
I risultati ottenuti confermano quanto riportato dalla ricerca Accenture: conoscere profondamente il proprio business, comprendere i punti deboli e i punti forti del proprio modello, permette di incidere sui costi e sui ricavi. Biesse può produrre macchinari migliori e affiancare i propri clienti per crescere assieme: si forma un legame più stretto e proficuo tra gli attori della catena, ciascuno con i propri benefici in termini di risparmi (manutenzione ridotta, riduzione dei fermi di produzione, aumento della qualità) e di ricavi. Soprattutto, Gruppo Biesse è in grado di offrire prodotti e servizi differenti dai suoi competitor: non solo macchinari, ma un vero ecosistema tecnologico moderno che altrove sarebbe molto difficile da replicare.
Il modello X.0
L’Italia incarna appieno il target ideale per una rivoluzione industriale X.0: l’impresa italiana, il cosiddetto made in Italy, è caratterizzato da un’offerta di alta qualità ad alto valore aggiunto. Dal cibo alla manifattura, dalla moda al turismo, chi sceglie il Belpaese si aspetta sempre l’eccellenza: mantenere questa leadership nella qualità passa oggi attraverso un’analisi del proprio modello, allo scopo di prendere oggi le decisioni giuste per rivedere il proprio business e reinventare i propri processi. Non si tratta di smettere di “fare alla vecchia maniera”: la rivoluzione industriale X.0 sottrae complessità, e aggiunge qualità, ai modelli che già oggi sono vincenti e che possono esserlo anche nel futuro.
Non si tratta di stravolgere il proprio core business, bensì di rendere più moderno il processo di produzione attraverso una digitalizzazione di ogni fase. In questo modo si può fare leva sui big data e sugli strumenti di analisi degli stessi per aumentare l’efficienza, così come è possibile – e il caso Biesse lo dimostra – trarre valore da quanto già oggi facciamo. Spesso nei dati a disposizione ci sono informazioni preziose da ricavare per dare vita a nuovi business: opportunità che si affiancano a quanto già si fa, senza aggravio poiché il valore che può essere tratto è il frutto di strumenti tecnologici che si affiancano alla forza lavoro.
La decisione di abbracciare l’industria X.0 deve coinvolgere tutta la struttura aziendale: senza un personale preparato sul digitale non si possono far evolvere i processi e i modelli applicati al proprio business, e al contempo senza una leadership motivata al cambiamento non si può dare prospettiva al proprio business. IoT, AI, AR, VR: senza un impegno strategico per traghettare l’impresa verso questa direzione resteranno solo degli acronimi. È attraverso gli investimenti in digitale che le piccoli e grandi aziende italiane possono garantirsi una competitività assoluta a breve e lungo termine, fatta di maggiore efficienza e di margini superiori.