Si parte dagli Usa con quelli in inglese: se gli argomenti sono troppo recenti e non ci sono sufficienti fonti autorevoli, gli utenti di Google vedranno una specie di avviso sulla scarsa qualità dopo le ricerche
Google ha iniziato ad avvisare gli utenti rispetto alla qualità dei risultati delle ricerche. In particolare, quelle su un argomento sul quale potrebbe restituire risultati di scarso livello. Magari perché lo stesso argomento è troppo recente, nel senso che sul suo conto non sono state prodotti contenuti sufficientemente attendibili. Si tratta di una mossa che fa parte, almeno per un verso, dello sforzo per affrontare i “vuoti di dati” sul motore di ricerca più utilizzato del mondo.
Gli avvisi di Google nei risultati delle ricerche
Una piccola-grande novità annunciata ufficialmente da Big G con un post sul blog ufficiale ma che è stata anche scoperta da Renee DiResta, un’accademica specializzata in disinformazione all’università di Stanford. Google etichetta dunque le ricerche su alcuni argomenti con frasi come “Sembra che questi risultati possano cambiare rapidamente”. Oppure: “Se questo argomento è nuovo, può volerci del tempo perché vengano aggiunti risultati da fonti affidabili”.
Se i risultati sono nuovi i risultati possono essere scarsi
Si tratta di un tentativo di comunicare appunto che certi “topic” sono nuovi o precipitati nell’interesse dell’opinione pubblica, locale o globale, da troppo poco tempo perché il pur potente motore di ricerca possa aver messo insieme fonti attendibili. Anche perché magari queste ultime semplicemente ancora non esistono. Per cui questa sorta di avvisi sottolineano come i fatti in questione non siano ancora del tutto noti o che il consenso su cosa sia accaduto e come vada interpretato un certo fatto debba ancora formarsi.
In effetti, mentre sui social network come Facebook, Twitter, Instagram o Tik Tok siamo abituati da mesi, specialmente in tempi di pandemia, a una serie di etichette e avvisi progettati per metterci in guardia rispetto alla disinformazione, alle fake news e alla presenza di storie e fonti non verificate o magari considerate inaffidabili, sui motori di ricerca tutto questo non era ancora accaduto. Senza contare appunto (sembra incredibile ma esistono) i cosiddetti “data void”, cioè i vuoti di dati, quelle ricerche che restituiscono pochi risultati o addirittura nessun risultato, possono spesso portare a dare un risalto immeritato a informazioni di scarsa o nulla fondatezza e importanza. Un problema, in particolare per le breaking news.
Danny Sullivan, public liaison per la ricerca a Google, ha scritto che “abbiamo addestrato i nostri sistemi a rilevare quando un argomento è in rapida evoluzione e una serie di fonti non è ancora stata presa in considerazione. Ora mostreremo un avviso che indica che potrebbe essere meglio ricontrollare più tardi quando più informazioni da una gamma più ampia di fonti potrebbero essere disponibili”. L’avviso tende a saltare fuori, spiega il Guardian, per ricerche particolarmente fresche ma prive di informazioni da siti decenti (come un recente avvistamento di un presunto ufo in Galles, con scarsa o nulla attenzione dai media tradizionali e il solito florilegio di teorie cospirazioniste).
“Dall’anno scorso abbiamo lanciato avvisi simili che ti informano quando Google non è stato in grado di trovare nulla che corrisponda particolarmente bene alla tua ricerca – ha aggiunto Sullivan – con il nostro pannello Informazioni su questo risultato, lanciato di recente, puoi anche trovare rapidamente informazioni sulle fonti che trovi su Ricerca Google e determinare meglio se è probabile che forniscano informazioni utili o affidabili. Con questo passaggio aggiuntivo, puoi prendere una decisione più informata sui siti che potresti voler visitare e quali risultati saranno più utili per te”. Si parte al solito dalle ricerche in inglese effettuate negli Stati Uniti per poi allargare ad altri paesi, lingue e mercati.