Mancano poche ore al SIOS23 Winter di domani a Palazzo Mezzanotte. Con Achille Lauro, artista poliedrico attento al mondo virtuale concludiamo il nostro viaggio a ritroso nelle passate edizioni tra i personaggi più pop che che hanno calcato il palco di StartupItalia Open Summit
Termina qui, a poche ore dal nostro evento di fine anno, il nostro viaggio nel tempo alla riscoperta dei personaggi più pop che sono stati ospiti dei nostri ultimi StartupItalia Open Summit, in attesa di svelare tutti i protagonisti e le novità che vi attendono al SIOS23 Winter del 21 dicembre a palazzo Mezzanotte a Milano. Un artista che incarna a pieno il concetto di “disruption”. Startupper della musica e innovatore di stili, di approcci, di visioni, sperimentatore nei mondi immersivi del metaverso, a SIOS22 Winter Edition è intervenuto Achille Lauro all’interno del panel “Rebel Art”.
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L’arte ribelle di Achille Lauro
«La mia factory è diventata una media company con l’idea di sigillare qualcosa in un mondo virtuale. Un’idea che nasce da mesi e mesi di lavoro che si esaurivano sul palcoscenico, e che arriva da un lavoro molto approfondito e da un concept nobile e importante», ha affermato il cantante. Parlando di metaverso, e sulle sue performance a Sanremo ha detto: «Quello di Sanremo è un Festival tradizionale, noi ci affacciamo al nostro settore in modo non convenzionale. Sanremo è stato un bel banco di prova: siamo entrati in un ambiente ultra-tradizionale con l’idea di portare qualcosa di unico che dovevamo comprimere in 3 minuti. Dietro all’esibizione di “Me ne frego” c’era un progetto nato dall’esigenza di fare qualcosa che poteva rimandare a 4 personaggi che si sono distinti nella storia per qualche gesto libero, come San Francesco nel dipinto di Giotto, Ziggy Stardust di David Bowie, la Marchesa di Casati e la Regina Elisabetta I, morta per il popolo. Siamo partiti dalla canzone ma abbiamo seguito un concept basato sulla reinterpretazione di questi personaggi. Quelli, quindi, non erano solo costumi ma un concept artistico condiviso con un visionario della moda, Alessandro Michele, che ci ha anche permesso di diventare quello che siamo oggi. E tutto questo è anche diventato una delle operazioni di marketing senza volerlo più influenti negli ultimi anni della musica italiana. Dopo 3 minuti, avevo 600mila followers in più».
Lauro però, spesso, nella musica si sente ingabbiato in formule matematiche. Da qui l’esigenza di scrivere libri per scappare dalla gabbia delle regole. «Per scrivere canzoni scrivo tanto e poi riassumo i concetti chiave. Scrivere è esternare sentimenti mentre un’altra esigenza di espressione è dettata dalla scrittura e dall’arte. “Love is love“, ad esempio, è un quadro ideato da me con due ragazzi che incarnano il sentimento di non poter essere liberi di amare. Io sono nato e cresciuto in un contesto marcio, omofobo, periferico, misogino, uno dei peggiori, ma credo che tutto sia possibile. In Italia non tutto sembra possibile, anzi. Io sono diventato un musicista, ho a che fare con grandi imprenditori da cui apprendo tanto e, per me, il team deve sentirsi squadra, essere pulito, trasparente, professionale. Da solo non andrei da nessuna parte. Io vivevo in una comune di artisti e delinquenti dove c’erano anche dei cantanti e avevo questo sogno».
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Parlare ai giovani
Per il cantante la comunicazione con i più giovani è fondamentale: «Spesso ho a che fare con ragazzi talentuosi che approcciano il loro settore in modo non convenzionale e, di conseguenza, dall’unione di idee si tirano fuori progetti non convenzionali. Per il mio team, connettere ragazzi, formazione e fare impresa e media è qualcosa di nobile e bello. L’incertezza sul futuro, però, ci accumuna e noi abbiamo scelto di parlare con i ragazzi perché sono da motivare: da una parte sono disillusi ma io sono molto fiducioso perchè queste generazioni hanno a cuore temi che le mie e le precedenti non avevano. E ricordiamoci che i migliori artisti sono soli nelle loro camere e questa solitudine crea una storia dell’arte di fare musica».