Secondo il report elaborato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Microsoft l’AI potrebbe generare, a parità di ore lavorate, fino a 312 miliardi di euro di valore aggiunto annuo, pari al 18% del PIL italiano. Ma sono stime difficilmente credibili e verificabili
Probabilmente l’intelligenza artificiale rappresenta davvero, per portata tecnologica ed economica, una nuova rivoluzione industriale. Quasi certamente sovvertirà le dinamiche lavorative e trasformerà per sempre tanti lavori e tanti settori. Ma tutto ciò tradotto in euro, quale guadagno potrebbe rappresentare? Se lo sono chiesti gli analisti di The European House – Ambrosetti in una ricerca, è bene sottolinearlo, collaborazione con Microsoft Italia, che è parte in causa nell’argomento e dunque ha tutto l’interesse a enfatizzare il ruolo svolto dall’IA nello spingere la nostra economia (che, per la cronaca, è già tornata a singhiozzare esaurendo ogni rimbalzo post-pandemico: nelle ultime ore l’Istat ha rivisto al ribasso la stima italiana del Pil nel secondo trimestre 2023, portandola a -0,4% rispetto ai tre mesi precedenti).
Lo studio Ambrosetti – Microsoft
Secondo il report “AI 4 Italy: Impatti e prospettive dell’Intelligenza Artificiale Generativa per l’Italia e il Made in Italy” lo scenario che abbiamo davanti è dei più ottimistici: la produttività del Sistema-Italia potrà aumentare fino al 18% grazie all’adozione di Intelligenza Artificiale Generativa. Per gli analisti e Microsoft l’AI può generare, a parità di ore lavorate, fino a 312 miliardi di euro di valore aggiunto annuo, pari al 18% del PIL italiano.
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Risulta davvero difficile ipotizzare che la nuova tecnologia possa imprimere un simile boost che equivarrebbe, per comprenderne meglio le proporzioni, a 1,6 volte il valore del Pnrr. Insomma, se la tesi contenuta nel paper Ambrosetti – Microsoft fosse vera converrebbe abbandonare gran parte delle riforme contenute nel piano di ricostruzione post pandemica per concentrarsi esclusivamente sull’intelligenza artificiale e garantire al Paese una crescita che non ha mai avuto se non nel Dopoguerra.
Secondo la ricerca, per cogliere i benefici stimati dal modello di impatto (18% del PIL) è necessario accelerare la digitalizzazione di più di 113mila PMI del Paese e parallelamente investire nella formazione e nello sviluppo delle competenze. Infatti, all’Italia mancherebbero 3,7 milioni di occupati con competenze digitali di base e 137mila iscritti in più a corsi di laurea ICT per abilitare l’implementazione di soluzioni di IA Generativa nel tessuto economico italiano. Naturalmente questi consigli sono condivisibili, lasciando perdere però i miraggi di un’età dell’oro portata dall’arrivo nei nostri uffici delle intelligenze artificiali: come sottolineato da più osservatori, anzi, bisognerà intervenire quanto prima con norme che disinneschino sul nascere emergenze occupazionali visto che le AI sono infaticabili e inesauribili e potrebbero presto sostituirci in molti lavori, come sta già succedendo in Cina.