Bruxelles aveva già formulato delle raccomandazioni nel 2020 per tutelare le infrastrutture critiche dai fornitori “ad alto rischio”, ma le hanno recepite solo un terzo dei Paesi membri
Gli USA avevano già privato Huawei di componenti americani chiave per il 5G e l’intelligenza artificiale e a gennaio l’amministrazione Biden stava valutando la possibilità di negare all’azienda di Ren Zhengfei anche una serie di elementi necessari a prodotti connessi in 4G o wi-fi essenziali per i servizi di cloud computing. Adesso anche la Commissione europea sta valutando l’introduzione di un divieto obbligatorio per i Paesi membri di utilizzare le tecnologie offerte da Huawei per lo sviluppo e il lancio delle proprie reti 5G.
Leggi anche: Perché gli Stati Uniti bloccano Huawei. Cosa succede adesso
Perché l’UE va contro Huawei
Se per l’intelligence statunitense, Huawei aiuterebbe le autorità cinesi nelle attività di spionaggio, la società di Shenzhen i mesi scorsi aveva negato qualsiasi coinvolgimento. «Si tratta di pura egemonia tecnologica – aveva commentato la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning – La Cina si oppone con forza alla generalizzazione Usa del concetto di sicurezza nazionale, all’abuso del potere statale e all’irragionevole soppressione delle società cinesi». Bruxelles aveva già formulato una serie di raccomandazioni nel 2020 per tutelare le infrastrutture critiche dai fornitori considerati “ad alto rischio”, come la big tech cinese, ma queste sono state recepite solo da un terzo dei 27 Paesi membri. Il commissario UE, Thierry Breton, ha, pertanto, ricordato ai governi «l’urgenza di agire per non creare gravi vulnerabilità alla sicurezza collettiva».