GAZ ha affermato che i tentativi di Volkswagen di uscire dal mercato russo mettono a rischio i propri interessi e ha chiesto 201,3 milioni di dollari di danni per la risoluzione del contratto
Esattamente un anno fa Volkswagen, assieme ad altre case automobilistiche straniere, decise di sospendere ogni tipo di operazione in Russia dopo che i paesi occidentali avevano imposto sanzioni senza precedenti a Mosca a seguito dello scoppio del conflitto in Ucraina. Adesso il tribunale di Mosca ha deciso di congelare tutti i beni che Volkswagen detiene nel paese del Cremlino. La ragione? Impedire che la casa automobilistica tedesca interrompa definitivamente le sue operazioni in Russia.
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Cosa fa Volkswagen in Russia
Prima ha cercato di vendere le sue attività russe, compreso il suo stabilimento principale nella città di Kaluga, che ha una capacità produttiva di 225.000 veicoli all’anno. Poi la decisione di terminare le attività in quello stabilimento e la cassa integrazione per i dipendenti, che la percepiscono da un anno. Volkswagen in Russia ha provato anche a interrompere le sue attività con la casa automobilistica GAZ, con la quale aveva in essere un contratto per produrre veicoli nella sua fabbrica di Nizhny Novgorod.
La casa automobilistica tedesca ha provato a frenare le vendite dopo la risoluzione dell’accordo di produzione ad agosto. Durante le cause discusse in tribunale, GAZ ha affermato che i tentativi di Volkswagen di uscire dal mercato russo mettono a rischio i propri interessi e ha chiesto 15,6 miliardi di rubli (201,3 milioni di dollari) di danni per la risoluzione del contratto. Mentre GAZ e Volkswagen cercano di trovare una quadra, il tribunale russo ha accettato di congelare tutti i beni della casa di auto tedesca in Russia. Volkswagen starebbe anche chiedendo alle autorità statali russe, secondo quanto si apprende dal media Reuters, l’approvazione per vendere la sua partecipazione in Volkswagen Group Rus, compreso lo stabilimento di Kaluga che conta oltre 4.000 dipendenti. E anche Skoda, la casa automobilistica ceca parte del gruppo Volkswagen, ha dichiarato di essere nelle fasi finali di un accordo per vendere le sue attività russe. Già altre importanti case automobilistiche occidentali hanno lasciato il mercato russo. L’anno scorso, la francese Renault ha venduto la sua quota di maggioranza in Avtovaz a un’entità statale russa per una cifra simbolica di un rublo, cancellando di fatto beni che in precedenza erano valutati a 2,2 miliardi di euro (2,35 miliardi di dollari).
Il piano russo
D’altro canto, l’idea di Mosca è quella di obbligare le aziende dei paesi “ostili” – ovvero quelle che hanno imposto sanzioni alla Russia – di ottenere l’approvazione da una commissione governativa per la vendita di qualsiasi attività russa. Gli investitori stranieri hanno temuto che la Russia potesse agire per nazionalizzare gli asset strategici da quando sono state introdotte le restrizioni alle vendite. Così, lo scorso luglio il presidente russo Vladimir Putin ha emesso un decreto per ottenere il pieno controllo del progetto Sakhlain-2, di gas e petrolio, prendendo, di fatto, quasi il 50% del progetto dalla Shell e da due società commerciali giapponesi.
Ma l’industria automobilistica russa è stata una delle più colpite dalla decisione di Mosca di inviare decine di migliaia di soldati in Ucraina nel febbraio dello scorso anno. E data la dipendenza da investimenti, attrezzature e componenti provenienti dall’Occidente, la produzione di automobili lo scorso anno è scesa del 67%, percentuale che raggiunge il livello più basso dal crollo dell’Unione Sovietica.