Dopo la chiusura della sede polacca e i tagli in Belgio, Ubisoft manda a casa i dipendenti della sede di Assago alle porte di Milano. Non viene invece toccato il team di Davide Soliani responsabile dell’ottimo Mario + Rabbids
Ubisoft Italia chiude ma gli stipendi del team milanese di sviluppo Ubisoft – a cui si deve la serie Mario + Rabbids – non saranno toccati. Questo perché non si tratta della stessa compagnia anche se entrambi i comparti fanno capo alla stessa multinazionale. Secondo quanto annunciato dalla storica azienda produttrice di videogames, chiuderà la filiale di Ubisoft che si occupa della distribuzione, pubbliche relazioni e marketing di Assago, alle porte di Milano.
Leggi anche: Mario + Rabbids: Sparks of Hope, Ubisoft Milan porta i gamer in orbita
Perché chiude Ubisoft ad Assago
La chiusura, che arriva con una serie di licenziamenti che interessano la sede di Assago, farebbe parte del piano di ristrutturazione globale della compagnia, in conseguenza anche alle difficoltà finanziarie della casa di Assassin’s Creed, che ha dovuto rivedere al ribasso le proiezioni per le entrate del prossimo anno fiscale. La notizia giunge dopo la chiusura, a febbraio, della sede polacca, mentre nei giorni scorsi ci sono stati dei tagli anche in Belgio.
Leggi anche: Il nuovo Super Mario nasce a Milano. Davide Soliani a StartupItalia: “Così abbiamo convinto i giapponesi a concederci la loro IP più preziosa”
Nella nota inviata a Multiplayer si legge: “La divisione di Publishing di Ubisoft sta lavorando a una riorganizzazione delle sue filiali europee. Si tratta di un processo attualmente in corso e non abbiamo ulteriori dettagli da condividere in questa fase. Si prega di notare che, in quanto parte del ramo di Ubisoft dedicato allo sviluppo, Ubisoft Milan non è coinvolta in tale riorganizzazione”. La priorità per Ubisoft sarebbe, quindi, quella di ridurre i costi fissi non necessari, come l’occupazione di uffici e magazzini.
A settembre 2022, la cinese Tencent ha acquisito il 49,9% delle quote della compagnia ottenendo anche il 5% dei diritti di voto. Oggi l’azienda si trova a dover fare i conti con la necessità di ridurre i costi e con la crisi che sta coinvolgendo l’intero settore del gaming.