Universitari di notte in un campus. Cosa mai potrà succedere?
Ispirato all’omonimo film horror taiwanese uscito nel 2020, The Bridge Curse: Road to Salvation è un’esperienza in prima persona nei panni di un piccolo gruppo di studenti alle prese con un gioco sfuggito di mano. Per gli appassionati delle storie di paura, ai limiti del surreale, là dove l’incubo diventa talmente assurdo da risultare disturbante, ebbene questa è un’esperienza tosta. Ma come è stata calata nel gameplay? Scopriamolo nella nostra recensione.
Pubblicato da Eastasiasoft e sviluppato da Softstar per tutte le console e PC, The Bridge Curse: Road to Salvation non va molto oltre il recinto che altri titoli prima di lui hanno conficcato nel terreno. Non ci sono combattimenti degni di questo nome, bensì una costante ambizione della software house di generare panico e disorientamento. La storia, in effetti, le carte in regola le ha: sei studenti dell’università di Tunghu decidono di passare una nottata nel campus e immortalare il tutto con l’immancabile smartphone. Vogliono dimostrare che la leggenda sulla presenza di una misteriosa ragazza è, appunto, pura fantasia.
Inutile dirvi che ogni loro idea di partenza crolla sotto una serie di terribili e inquietanti eventi. A livello grafico The Bridge Curse: Road to Salvation non è un prodotto next gen: le espressioni facciali lasciano molto a desiderare. Sul campus invece siamo senz’altro sulla sufficienza, con quelle stanze avvolte nel buio che senz’altro salvano le sbavature sul codice.
Nel momento in cui verremmo trovati dalle misteriose entità che si muovono all’interno del campus sarà morte immediata. Uno degli elementi senz’altro meglio riusciti del titolo è il doppiaggio in inglese, con urla strazianti e altri momenti di puro terrore. Un videogioco per chi ha il coraggio di arrivare fino ai titoli di coda, magari non conoscendo nulla del film. Per chi ha fifa meglio lasciar stare.