Uno strategico in cappa e spada un po’ derivativo ma in grado di appassionare i neofiti
C’è il bestiario delle grandi occasioni in The Dragoness Command of the Flame: enormi Ent germogliati direttamente nelle opere di Tolkien, demoni di varia natura, reinterpretazioni del tristo mietitore con tanto di braccia aracnoidi sulla schiena, scopiazzature del demogorgone di Stranger Things e ovviamente non mancano i draghi, possenti come quelli di Game of Thrones. Eppure, lo strategico della startup polacca Crazy Goat Games non solo non decolla, ma nemmeno riesce a far divampare la passione nel gamer che decide di affrontarlo.
Recensione di The Dragoness Command of the Flame
Intendiamoci: The Dragoness Command of the Flame non è un brutto gioco. Abbiamo anzi apprezzato il tentativo dei ragazzi della software house indipendente Crazy Goat Games di diversificarne il più possibile la struttura, con una suddivisione in tre fasi (esplorazione, costruzione del proprio avamposto e battaglia) utile a spezzare la monotonia.
Tuttavia sul gioco pesa un retrogusto amarognolo di titolo malamente ispirato, che appunto visivamente mette assieme Ent e demogorgoni, ludicamente crea una intelaiatura né carne né pesce, con sequenze di raccolta di materie prime e arruolamento unità non così approfondite come ci saremmo aspettati e frangenti di battaglia su scacchiere che non riescono a competere con gli strategici veri e propri.
Le mappe, anzi, sono proprio piccine, aspetto che rende questa produzione polacca la scelta migliore per le partite in mobilità offerte dall’ibrida nipponica Nintendo Switch.
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Da questo punto di vista, schierare le proprie truppe comodamente spaparanzati sotto l’ombrellone ha pure il suo perché, ma gli esperti della materia avranno senz’altro da ridire sulla semplicità dei campi di battaglia e sul loro piattume strategico.
Un piattume che si riverbera anche nelle fasi della battaglia, nelle quali raramente ci si ritrova con le spalle al muro e piuttosto spesso si parte invece avvantaggiati rispetto ai propri nemici. Come si diceva, le tre fasi comunque divertono e risultano pure ben intrecciate, ma il gioco non decolla e nemmeno sorprende. Pensato più per i neofiti che si avvicinano al genere.