Da Blackwing Gaming un’avventura fatta di incontri per prendersi cura di chi soffre
L’estate è la stagione in cui siamo tutti più predisposti alla lettura. Se per qualche settimana avete intenzione di lasciare spenta la console in salotto e siete felici proprietari di una Switch, vi possiamo suggerire il filone delle visual novel, romanzi interattivi godibilissimi in piscina, al mare, in montagna e ovunque voi stiate passando le vacanze. Kuroi Tsubasa, oggetto di questa recensione, è sviluppato dalla software house Blackwing Gaming. Non diremo quasi nulla sulla trama, se non dandovi qualche spunto partendo dalla sinossi.
Il mondo degli umani non è sempre così elettrizzante. E così per movimentare la situazione gli sviluppatori hanno pensato bene di inserire un elemento alieno, un simpatico e rotondo demone che ha tanta voglia di vivere tra le persone. L’unico problema è che, data la sua natura, non gli riesce molto facile contenere l’animo malvagio, che finisce purtroppo col contagiare le persone che incontrerà .
La storia è quella di Kureha, una giovane impiegata, e di Blackwing, il demone sopracitato. Le situazioni che il lettore gamer sfoglierà lo metteranno di fronte a questioni non così leggere. Le visual novel hanno spesso il pregio di affrontare questioni di drammatica attualità , legate per esempio alla salute mentale, alla solitudine, alla sofferenza, al lutto. Con 120mila parole, Kuroi Tsubasa offre un’esperienza fatta di incontri e mai di scontri.
Per salvare le persone dalle spore del male che le hanno avvelenate basterà parlarci, usare la forza del dialogo senza mai ricorrere alla violenza. Disponibile soltanto in lingua inglese, Kuroi Tsubasa ha uno stile grafico non particolarmente originale, ma la sua storia vale senz’altro il prezzo del biglietto.