La startup elvetica di Elias Farhan, Kevin Peclet e Julien Matthey ci porta alla scoperta dei celti… o dei samurai!?
Se il titolo non ci avesse messo la pulce nell’orecchio, avremmo seriamente pensato che Helvetii fosse l’ennesimo hack’n slash strabordante di mitologia giapponese. In realtà , Team KwaKwa (sì, si legge proprio “qua-qua”, non a caso il logo è una paperella…), la startup elvetica di Elias Farhan, Kevin Peclet e Julien Matthey ci porta alla scoperta dei celti e dei miti radicati in quella parte d’Europa, spersa tra le Alpi, nel periodo storico che risale alla dominazione dei Romani.
Helvetii, 3 personaggi in cerca d’autore
Intendiamoci: Helvetii ha ben poco di storico, preferendo seguire un canovaccio tutto suo, che com’è nostra tradizione salteremo a piè pari così da darvi l’opportunità di scoprirlo in prima persona, giocando.
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Sappiate solo che potrete impersonare uno dei tre personaggi a disposizione: il protagonista è Divico, un ladro in cerca di un potere ancestrale per sconfiggere i Romani che però ha finito per rivoltarglisi contro e maledirlo, corrompendo il suo corpo e scoperchiando un vero e proprio vaso di Pandora che ha iniziato a fare avvizzire la sua terra, con la comparsa di mostri e demoni.
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Il druido Nammeios è il mago del terzetto, nonché il solo un minimo saggio, per cui la sua presenza, vista l’irruenza dei compagni di viaggio, è una vera e propria fortuna.
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Questo eremita che viaggia qua e là curando boschi e piante non è un bravo combattente, ma può evocare all’occorrenza Caros, un corvo magico, così da attaccare i demoni prima che siano troppo vicini.
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Infine c’è l’uomo bestia Renart, un vero e proprio Inuyasha fulvo, che altri non era che una volpe che, a seguito della maledizione che ha colpito le terre elvetiche, si è ritrovata in questo stato. È un po’ uno smargiasso, ma è incredibilmente agile e aggressivo, sebbene non sia il personaggio più forte del gruppo: anzi, patisce più degli altri le aggressioni dei nemici.
Cosa ci riserva Helvetii
Fatte le dovute presentazioni, è venuto il momento di immergersi in questo picchiaduro a scorrimento che sconfina nei roguelike, con mappe randomiche, generate proceduralmente, che non tarderanno a fiaccare i nostri prestanti eroi.
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Ottenere onore e gloria sul campo di battaglia permetterà , terminato il livello, di sbloccare sigilli utili a mettere le mani su benefici che renderanno la vita un po’ più facile nei quadri successivi (per esempio, le classiche vite extra da sfoderare in caso di morte prematura).
La presenza dei tre personaggi contribuisce a rendere Helvetii più profondo di quanto non ci si aspetterebbe, dato che ciascuno di loro possiede caratteristiche uniche che spingono il giocatore a un approccio di volta in volta diverso, sebbene alla fine della storia il gioco sia sempre lo stesso, indipendentemente da chi si impersoni.
Helvetii: giapponese? No, svizzero
L’aspetto più riuscito di Helvetii è senz’altro il versante estetico. Questo titolo per PlayStation, Switch e PC (via Steam) è una gioia per gli occhi, tanto per ciò che concerne i fondali (luminosi, dettagliati, carichi di stile) quanto per quello che riguarda gli sprite di eroi e demoni (alcuni nemici sono davvero grandi).
Nonostante questo, non siamo stati completamente rapiti dalla scelta artistica adottata: ambientare un gioco in Svizzera, rifarsi al folklore locale e poi scopiazzare l’arte nipponica non ha molto senso e finisce paradossalmente col diminuire il carattere e la carica innovativa del gioco, anziché accentuarli. Sarebbe come voler fare un piatto a base di sushi e cioccolato: siamo sicuri che la commistione sia una buona idea?
Avremmo preferito che la startup elvetica andasse alla ricerca di qualcosa di più unico e particolare, legato maggiormente alla sua terra, che non sarà solo orologi a cucù, mucche viola e marmotte che confezionano cioccolata, ma di certo avrà fatto proprio un determinato stile artistico. Questo naturalmente è un commento soggettivo, ce ne rendiamo conto, ma è ciò che ci ha turbato maggiormente. Per il resto Helvetii è senz’altro un titolo da provare.