In Italia 1 azienda agricola su 3 è guidata da donne. Nel settore della barbabietola da zucchero lavora Barbara Barone, contadina hi-tech, intervistata per la nostra rubrica Unstoppable Women. “Per chi fa impresa sono fondamentali formazione, bandi di finanziamento e fare sistema”
“Quando sono in campo, alla guida del mio trattore, mi sento orgogliosa del percorso che ho compiuto e felice di lavorare immersa nella natura. Certo, se anni fa mi avessero detto che sarei diventata una bieticoltrice ed agricoltrice così appassionata, nonché responsabile d’azienda, non ci avrei mai creduto. E se oggi mi chiedessero di cambiare professione risponderei: mai”.
Barbara Barone è socia fondatrice, insieme al marito, dell’azienda agricola La Favorita a Crevalcore, in provincia di Bologna. Un’attività ereditata dai suoceri, in un momento in cui per lei l’idea di impegnarsi in questo settore era assolutamente lontana. “Venivo da una laurea in lettere e da 15 anni di lavoro nel settore della comunicazione e del marketing, ma avevo da poco lasciato l’impiego per seguire la famiglia. Così ho iniziato a dare una mano, da un punto di vista prettamente amministrativo, perché per il resto non avevo nessun tipo di conoscenza. Da lì, però, è nata una vera e propria passione, che mi ha portato a frequentare numerosi corsi per acquisire competenze tecnico-agronomiche specifiche. Anzi, il mio è un percorso di formazione continua, che continua anche ora”.
“Quando sono in campo, alla guida del mio trattore, mi sento orgogliosa del percorso che ho compiuto. E se oggi mi chiedessero di cambiare professione risponderei: mai”
Da ormai 3 anni Barbara Barone gestisce da sola 120 ettari di azienda, 30 dei quali sono destinati al biologico: “Accanto alla barbabietola da zucchero, coltiviamo anche grano, orzo, mais, girasoli, piselli, ceci, sorgo, colza. “Considerata la sua formazione economica, mio marito si occupa di strategia aziendale. Io, oltre a seguire ancora la parte burocratica, scendo direttamente in campo, guidando il trattore e manovrando gli altri macchinari a guida satellitare. La tecnologia ha fatto passi da gigante, rivoluzionando questo settore: oggi anche una donna può svolgere mansioni che un tempo erano riservate agli uomini, a causa della forza fisica richiesta. Le nuove macchine computerizzate sono facili da gestire e hanno dimensioni talmente grandi da permettere di lavorare ampie superfici: da sola riesco a svolgere il lavoro di tre persone”.
“La tecnologia ha fatto passi da gigante, rivoluzionando questo settore: oggi anche una donna può svolgere mansioni che un tempo erano riservate agli uomini”
Nel periodo che va febbraio a ottobre, ovvero durante i mesi dedicati alla semina, alla coltivazione e al raccolto, Barbara Barone dedica alla terra 7-8 ore al giorno: “Lavoro in campo anziché in ufficio. Come tante donne lavoratrici, riesco ad organizzarmi per dedicare il giusto tempo alla mia famiglia, tenendo anche conto degli imprevisti che possono capitare, legati soprattutto alle condizioni meteo”.
Donne e agricoltura: una relazione vincente
La sua non è una storia rara, perché in Italia un’impresa agricola su 3 (32%) è gestita da donne, secondo l’ultimo rapporto del WWF presentato nel 2020. Si parla di 361.420 aziende rispetto a un totale di 1.145.680: su 872.000 addetti le donne sono 234.000 (26,8%).
“Oltre alla buona volontà e alla determinazione, per la mia crescita professionale sono stati fondamentali gli strumenti e gli aiuti che ho ricevuto”, racconta. Innanzitutto, la formazione: “Ho frequentato numerosi corsi organizzati dalla Regione Emilia Romagna: sono stati un’occasione per accrescere le mie conoscenze, ma anche per incontrare altre persone giovani come me, che stavano iniziando lo stesso percorso. Tra noi si sono instaurate relazioni preziose, che manteniamo tuttora: ci sentiamo spesso per scambiarci consigli ed informazioni e per segnalarci a vicenda eventuali opportunità ed agevolazioni”.
Per esempio, il recente bando “Più Impresa – Imprenditoria giovanile e femminile in agricoltura” targato Ismea, che prevede contributi a fondo perduto, fino al 35% delle spese ammissibili, e mutui a tasso zero per progetti fino a 1,5 milioni di euro per favorire la competitività, lo sviluppo sostenibile e l’innovazione tecnologica delle pmi agricole condotte da giovani e donne under 41.
Inoltre, la Legge di Bilancio 2022 ha previsto alcune agevolazioni per le imprese condotte da donne di qualsiasi età, mentre la Commissione europea ha lanciato il piano decennale Farm to Fork per guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente, prevedendo incentivi 4.0 che possano favorire un’agricoltura più smart in Italia.
L’importanza della filiera di settore
Altrettanto importante per chi fa impresa è la presenza sul territorio di realtà che permettano di fare rete, come Italia Zuccheri – Coprob, l’unica filiera dello zucchero del nostro Paese: una realtà cooperativa, che rappresenta oltre 7.000 aziende agricole di bieticoltori nostrani e da oltre 50 anni è impegnata nella difesa dell’agricoltura italiana, con coltivazioni distribuite in molte regioni, dall’Emilia Romagna al Veneto, dalle Marche alla Lombardia, dall’Umbria al Friuli-Venezia Giulia, sino al Piemonte.
“Condividere competenze e risorse è l’unica strada oggi, perché una piccola realtà possa riuscire ad avere successo sul mercato”, riflette Barone. “Per esempio, ci sono macchinari che la singola azienda non si potrebbe permettere di acquistare, e che non sfrutterebbe nemmeno appieno. Mettendosi insieme, invece, si abbattono i costi e si uniscono le forze”.
Attraverso le campagne di comunicazione, la filiera svolge anche una preziosa opera di sensibilizzazione dei consumatori: “Spesso si pensa che lo zucchero sia tutto uguale, invece è importante raccontarne la storia, mostrando da dove arriva e come si coltiva, ed investire risorse per avere prodotti all’avanguardia, come lo zucchero grezzo e lo zucchero biologico, che sono nati grazie a Italia Zuccheri – Coprob. Pur non avendo grandi dimensioni, diamo prova di lavorare bene e ci ritagliamo il nostro spazio nel settore del made in Italy: solo noi produciamo uno zucchero al 100% italiano”.
Innovazione, multifunzionalità e sostenibilità
Infine, un pensiero alle altre donne che stanno avviando la loro attività nell’agricoltura: “In questi anni mi è capitato di essere presa come modello da tante ragazze, che hanno voluto intraprendere questa attività contro il comune sentire. Sono orgogliosa che abbiano preso questa decisione anche dopo aver sentito la mia storia”. Si sente spesso affermare che il lavoro del futuro si basa su valori e soft skills che appartengono all’universo femminile, come una naturale propensione all’innovazione, alla multifunzionalità e sostenibilità. “Grazie alla nostra capacità di adattamento e al nostro legame con il territorio possiamo apportare nuove visioni nel mondo imprenditoriale e lavorativo”.
Le donne, inoltre, percepiscono l’azienda e il lavoro non solo come fonte di reddito, ma anche come stile di vita. “Io coltivo la terra pensando ai miei figli”, conclude Barbara Barone. “Non so se loro porteranno avanti questa azienda agricola, ma so che in ogni caso vivranno e cresceranno in questo mondo: questo è il futuro che lasceremo loro”.