Uomini e donne sono diversi perché nascono così o perchè diversi lo diventano a causa dei condizionamenti sociali? Domanda delle domande per chi, in questo tempo di confronti serrati sulla relazione tra sesso biologico e genere e tra mascolinità e femminilità innata o acquisita, ricerca un’origine scientificamente avvallata dei ruoli delle donne e degli uomini nelle società umane. Come si pone la biologia rispetto alla faccenda?
Nel suo ultimo saggio Diversi, le questioni di genere viste con gli occhi di un primatologo, il primatologo di fama mondiale Frans de Waal, muovendo da anni di osservazioni sugli esseri che più ci somigliano – i primati -, esplora le connessioni tra gli esseri umani e gli altri animali utili a dirimere definitivamente quesiti sempre più dibattuti, ovvero se esista un potere maschile radicato in natura, se in natura vi siano giochi da maschio e giochi da femmina o se l’istinto materno sia un dato biologico oppure un’attitudine in qualche modo artificiale, che si sviluppa nel tempo con l’esposizione ai modelli sociali e via di questo passo.
Tra i primati la leadership è maschile e femminile
Ebbene, Frans de Waal mette in dubbio l’origine naturale dei tradizionali ruoli di genere presenti nelle società umane e, di conseguenza, delle disuguaglianze sotto gli occhi di tutti. In natura, per esempio, il potere non è limitato a un genere solo e la leadership è serenamente interpretata sia da maschi sia da femmine.
Uno degli scopi dichiarati da de Waal – che, sia chiaro, è lontano dall’essere conquistato dalle cause del femminismo – è aiutare i lettori a superare il concetto innato per cui il capo debba necessariamente essere maschio. Dice, anzi, il primatologo che la società tipo dei primati è sostanzialmente una rete di parentele femminili governata dalle matriarche più anziane. E che, in ogni caso, bisogna distinguere tra dominanza, legata all’aspetto fisico più imponente e al rango sociale, e potere politico: la strafamosa Mama, la femmina di scimpanzé del Royal Burgers Zoo di Arnhem, ha mantenuto a lungo la posizione alfa della sua esuberante colonia, nonostante fosse a un livello inferiore rispetto ai maschi di alto rango, quelli – per dire – che dalle scazzottate degli scontri fisici uscivano vincitori.
Per avvalorare le sue tesi, il primatologo sparge a raffica i sorprendenti spaccati di vita animale a cui lui regolarmente assiste durante le sue osservazioni sugli scimpanzé e i bonobo, entrambi membri del gruppo delle grandi antropomorfe e molto vicine a noi. Il loro comportamento, però, è straordinariamente diverso. «La società degli scimpanzè è aggressiva, territoriale e guidata dai maschi. I bonobo sono pacifici, amanti del sesso e dominati dalle femmine. Come potrebbero essere più dissimili? I bonobo smentiscono l’idea che una conoscenza più approfondita dei nostri amici primati sia destinata a rinforzare i nostri stereotipi di genere», scrive Frans de Wall.
Biologia e cultura: interazione costante
Ma se la biologia non conferma i tradizionali ruoli di genere della società umana e, a maggior ragione, la dominanza di uno sull’altro, il famoso primatologo non è disposto a scegliere in modo netto tra cultura e biologia e invita chiunque a non impuntarsi in distinzioni ingessate. L’unica posizione possibile – pensa lui – è quella interazionista, secondo cui esiste un’interazione dinamica, continua e sempre rilanciata tra geni e ambiente. «I geni di per sé sono come semi gettati su un marciapiede, non possono produrre nulla da soli. Allo stesso modo, l’ambiente da solo ha poca rilevanza perché richiede un organismo su cui agire», scrive.
L’interazione tra questi due elementi è così intricata che il più delle volte non riusciamo a sbrogliarli per riconoscerne i singoli contributi. Per esempio tra i primati, scrive de Waal, la preferenza per i neonati indifesi e i loro sostituti, come le bambole e i tronchi, è parte della biologia ed è visibile più nelle femmine che nei maschi, ma negli zoo sono molte le femmine che non riescono a prendersi cura dei piccoli perché non hanno modelli da imitare. O ancora, nella comunità bonobo, il sesso viene praticato in abbondanza ma poco c’entra con la finalità biologica procreativa che ci si aspetta: questi primati si sfregano vicendevolmente i genitali anzitutto perché gli piace molto farlo, ma anche per creare una rete sociale stabile e duratura.
Valorizzare le differenze
Nel racconto dei casi di de Waal, sfilano maschi romantici e femmine spaccone, maschi che intervengono per ripristinare la pace tra le femmine e femmine che si riconciliano solo se obbligate… Insomma, se ci sono in natura differenze sostanziali tra i sessi, spesso non sono quelle che ci aspettiamo. Frans de Waal invita a valorizzarle, le differenze: per lui sono un valore, un arricchimento, un patrimonio da custodire e non possono per nessuna ragione giustificare e, tantomeno, scatenare disuguaglianze, disparità, discriminazioni. Al punto da scrivere: «Occorre notare che quando parliamo di diseguaglianza di genere, soltanto una delle due parole comporta un problema, e non è genere».