Negli USA un fondo VC ha lanciato il programma Funded, not Fired: 100mila dollari per 20 startup (fondate dagli ex delle Big Tech)
Con il nuovo corso di Elon Musk, a Twitter sono stati licenziati oltre 3mila dipendenti. L’imprenditore sudafricano, alla guida di Tesla e uno degli uomini più ricchi al mondo, ha acquisito il social network nelle scorse settimane per 44 miliardi di dollari. Al suo arrivo ha dato subito il via a una ristrutturazione aziendale: metà del personale è stato mandato a casa e ai restanti è stato chiesto di aderire a una hardcore culture, che consiste nell’accettare nuovi ritmi di lavoro per rivoluzionare la piattaforma. Molti hanno dato le dimissioni. A queste figure in fuoriuscita da Twitter – tra le quali ci sono fior fior di sviluppatori e ingegneri – ora stanno guardano diverse startup innovative e aziende che pubblicano annunci sui social e rilanciano appelli. Venite a lavorare da noi, è il sunto.
A scrivere di questo fenomeno è la Reuters, che elenca alcuni casi specifici. Amanda Richardson, Ceo della startup CoderPad, ha scritto una lettera aperta nella quale, tra le altre cose, dice quanto segue: “In CoderPad crediamo che le vostre competenze dicano tutto. Non dove vi sedete. Non se dormite al lavoro. Non se lavorate 7 giorni su 7 per 18 ore al giorno”. Il riferimento, per l’appunto, è proprio a una certa cultura lavorativa tipica della Silicon Valley che non ha mai avuto grosso rispetto per l’equilibrio vita privata-lavoro.
Nei giorni scorsi su LinkedIn è circolato un post pubblicato da Katie Burke, Chief People Officer di HubSpot, nel quale spiega la cultura della critica sul posto di lavoro. “Come leader, essere criticati fa parte del vostro lavoro. I grandi leader riconoscono che il dibattito e il disaccordo migliorano e fanno parte del processo”. Aggiungendo poi: “Se volete un posto in cui si possa essere in disaccordo (naturalmente in modo gentile e chiaro) con le persone, HubSpot sta assumendo”.
Nel vortice di notizie sui licenziamenti – a migliaia – che stanno interessando le Big Tech in America e non solo, si è fatta notare l’iniziativa di un fondo di Venture Capital americano che vorrebbe investire 100mila dollari su 20 startup nelle quali, tra i founder, ci sia almeno una vittima delle recenti riorganizzazioni aziendali. Day One Ventures, con sede a San Francisco, ha annunciato Funded, non Fired, programma dedicato proprio a chi è stato appena cacciato da “Twitter, Stripe, Lyft, Affirm, CloudKitchens, etc”.
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Allo stesso tempo anche grandi marchi si stanno mobilitando per ingaggiare le migliori figure svincolate da Twitter e altre Big Tech. È il caso di Jaguar Land Rover, che vorrebbe inserire 800 nuove figure all’interno dei propri reparti in settori strategici per il futuro dell’automotive: guida autonoma, intelligenza artificiale, machine learning e così via. In una situazione simile annunci di lavoro così sbandierati valgono anche come strumento di comunicazione, per differenziarsi rispetto al metodo Musk.