La storia di Alessandro De Sario, Ceo di TherapyChat. Ha viaggiato dal Sud America all’Asia per lanciare prodotti digitali. Una nuova puntata della nostra rubrica “Italiani dall’altro mondo”
Nella nostra rubrica “Italiani dall’altro mondo”, con la quale raccontiamo i profili di imprenditori, Ceo e manager che stanno avendo successo all’estero, capita spesso di concentrarsi sugli ecosistemi dell’innovazione. Quali sono le differenze rispetto al nostro? Quante opportunità vengono offerte a chi sceglie di intraprendere? Altre volte, invece, la conversazione vira su tematiche inaspettate. Ci è capitato con Alessandro De Sario, cofounder e Ceo di TherapyChat, startup spagnola con sede a Madrid. Poco dopo l’annuncio dell’ultimo aumento di capitale da 6,5 milioni di euro, lo abbiamo raggiunto al telefono per farci spiegare le origini della sua azienda, impegnata come altre anche in Italia nel settore della salute mentale. A quasi tre anni dallo scoppio della pandemia, si sta sgretolando quel muro di indifferenza e pregiudizi rispetto all’urgenza collettiva. Ma, come dicevamo, in questa intervista non parleremo soltanto di TherapyChat. De Sario ha alle spalle un percorso nel food delivery. Ed è da lì che partiamo.
Di Torino, classe 1987, De Sario ha lasciato l’Italia dieci anni fa. «Ho studiato a Parigi e a Londra. Qui, subito dopo l’università , ho lavorato banca di investimento in M&A nel settore infrastrutture, ma mi sono stufato alla svelta. Mi aveva sempre affascinato il mondo di internet, ma non avevo la più pallida idea di cosa fare». Così nel 2013 ha individuato l’obiettivo: capire come lanciare una società digitale. «Sono entrato in Rocket Internet, venture builder tedesco e lì ho avuto la fortuna di far parte del progetto food delivery, nel periodo in cui arrivavano enormi investimenti».
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Preso un volo per Città del Messico, De Sario ha lavorato per Rocket Internet – una vera e propria startup factory – al lancio di piattaforme food delivery in tutta l’America Latina attraverso brand come Hellofood. «Quello è stato il mio primo impatto con il digitale: il nostro modello era stile Just Eat», ci spiega. Il nome di uno dei giganti del verticale non è stato fatto a caso. «Infatti Just Eat e Delivery Hero, a un certo punto, hanno acquisito tutte le nostre società in sud America».
“Le differenze sono minime. Spagna e Italia rispetto a Germania e UK stanno indietro ed è comunque più difficile accedere a un finanziamento”
Il percorso che ha portato De Sario fino a TherapyChat non è finito e conta ancora diverse tappe che lo hanno messo a contatto con tecnologie e software capaci di rivoluzionare interi settori, come quello del food. Arriviamo dunque al 2015, quando alcuni dei soggetti oggi riconosciuti a livello internazionale, come Glovo, ancora non erano stati fondati. «Sarei dovuto andare in Russia, ma dopo l’acquisizione da parte di Rocket Company della startup bolognese Pizzabo e di quella spagnola La Nevera Roja, ci siamo resi conto che avevamo per le mani software di logistica». Ha così guidato la creazione della piattaforma logistica a livello nazionale di La Nevera Roja e in qualità di Global Head of Logistics ne ha supportato l’estensione in più di 40 paesi con particolare focus sul Sud-est asiatico e il Medio Oriente. Poco dopo la società tedesca ha venduto le proprie attività in Spagna e Italia al gigante Just Eat.
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L’ultima esperienza in Rocket Internet, Alessandro De Sario l’ha fatta in qualità di Global Head of Delivery. «Viaggiavo molto a Hong Kong, Malesia, India e in altri paesi asiatici. Fino a quando nel 2016 Delivery Hero ha acquisito foodpanda, ovvero il gruppo food delivery di Rocket Internet». Dopo diversi anni in una delle realtà di Berlino più innovative, è così arrivato il tempo dei bilanci. «Ero entrato per imparare a lanciare una piattaforma digitale». Quel bagaglio è stato dunque messo al servizio di un nuovo e diverso progetto innovativo.
«In tante situazioni della mia vita mi sarebbe piaciuto parlare con uno psicologo, ma alla fine non ci sono mai riuscito – ci racconta -. Non trovavo un’app, anche soltanto una directory». In più i suoi frequenti spostamenti in giro per il mondo rendevano le cose ancor più complicate. Così nel 2016 a Madrid Alessandro De Sario e Alejandro Ponce hanno fondato TherapyChat. «I nostri clienti sono gli psicologi. Siamo come un Software as a Service, che gli offriamo per digitalizzarsi e offrire i propri servizi online». Oltre al pacchetto base, c’è quello Plus che consente ai professionisti di raccogliere prenotazioni da altri pazienti che atterrano sulla piattaforma.
“In tante situazioni della mia vita mi sarebbe piaciuto parlare con uno psicologo, ma alla fine non ci sono mai riuscito”
Ogni startup ha la sua storia e quella di TherapyChat non poteva non tenere conto del passato di De Sario e del network coltivato negli anni. «Il fondo che avevamo conosciuto con l’affare La Nevera Roja ci ha fornito il round seed da 3 milioni di euro. Avevamo soltanto una presentazione e un’idea in testa. Dovevamo ancora sviluppare un software e senza quelle risorse non lo avremmo fatto».
Eccoci dunque a parlare infine di ecosistemi e di quanto sostengano il lancio di nuove iniziative imprenditoriali. Come italiani percepiamo evidenti affinità e punti in comune con gli spagnoli. Ma vale anche sul terreno per le startup? «Le differenze sono minime. Spagna e Italia rispetto a Germania e UK stanno indietro ed è comunque più difficile accedere a un finanziamento. Ci sono meno fondi di venture capital. Se parliamo di poli d’eccellenza Barcellona è un hub importante, ma anche Madrid sta crescendo così come Malaga grazie agli investimenti di Big Tech come Google».