Dall’America all’Italia. In Veneto il bando per individuare chi realizzerà l’Hyper Transfer tra Padova e Venezia, anche per le Olimpiadi 2026. «In Italia c’è la piattaforma ideale per costruire il network Hyperloop», spiega l’imprenditore
«Se ci si aspetta di avere una roba funzionante in otto anni, lo dico subito, siamo fuori di testa. Stiamo lavorando in tempi record». BiBop Gresta è fondatore di Hyperloop Italia e cofondatore di Hyperloop TT, la società californiana fondata nel 2013 pochi mesi dopo la pubblicazione del white paper con cui Elon Musk, il Ceo di Tesla, rilanciava («Hyperloop non è un progetto di Musk») una tecnologia che come Gresta spiega risale a quasi due secoli fa. In questa intervista a StartupItalia, ci siamo concentrati sullo stato dell’arte, sui test condotti finora in Europa e sulla tecnologia di Hyperloop. Quello che la stampa globale da anni presenta come il treno superveloce, il treno ipersonico. «Continuano a scrivere e a dire che è un treno, ma è una definizione pigra: è come paragonare un drone a un aereo di linea».
Non pensare a Musk
Sono anni che si leggono dei progetti Hyperloop in giro per il mondo e la matrice muskiana è ancora difficile da ignorare. La confusione è ancora tanta, soprattutto perché alcune aziende che se ne occupano portano lo stesso nome del mezzo di trasporto (tra queste c’è anche Virgin Hyperloop). Occorre dunque una precisazione da parte dell’imprenditore. «Faccio una fatica bestiale a parlare di Hyperloop come di un progetto che include più di 3mila persone in giro per il mondo, in varie società». Questo gruppo di persone è impegnato su una tecnologia che non bada tanto alla velocità, aspetto su cui ci si focalizza di più tra non addetti, ma sull’efficienza.
Nel suo libro “Hyperloop” edito da Bruno Editore, BiBop Gresta scrive: “Sì, il progetto Hyperloop è stato rilanciato da Elon Musk ma l’idea è nata qualche secolo prima di lui. Inoltre, il white paper pubblicato nel 2013, non è la soluzione tecnologica che nessuna impresa Hyperloop ha adottato per costruire Hyperloop ma solo la base dalla quale sono partiti tutti gli studi”. Di cosa è fatto dunque Hyperloop? «Dei suoi componenti 12 riguardano lo spazio, otto la parte aerea, e sette le ferrovie. Stiamo parlando di un nuovo mezzo di trasporto».
“Abbiamo completato mille cicli di outgassing passando da 101mila a 10 Pascal, praticamente il vuoto. Dimostrando così che Hyperloop è fattibile”
In un’epoca dove la velocità di esecuzione è imperativo per soddisfare l’hype informativo, il progetto di Hyperloop si deve confrontare con i tempi lunghi per mettere a terra un progetto visionario, che promette velocità superiori ai mille chilometri, con capsule che sfrecciano in tubi depressurizzati. Ancora non esistono però esemplari funzionanti. A ogni annuncio ripreso dalla stampa su possibili tratte, sono seguite le critiche sulla presunta infattibilità del progetto. “Hyperloop – scrive Gresta nel libro – è un sistema composto da una struttura portante, un tubo, delle pompe, un sistema di levitazione, un sistema di propulsione e un sistema di generazione di energia”.
Per creare questo ambiente di viaggio, l’azienda di BiBop Gresta Hyperloop Italia ha già concluso con successo diversi test nel sito di Tolosa, in Francia. «Abbiamo realizzato un prototipo di quasi mezzo chilometro di tubo, nella patria di Airbus. C’è il tracciato in scala reale ed è la parte che ci ha permesso di testare le tecnologie nella più grande camera iperbarica al mondo». Essendo così corto, è impossibile testare la velocità di oltre mille chilometri orari. «Abbiamo però completato mille cicli di outgassing passando da 101mila a 10 Pascal, praticamente il vuoto. Dimostrando così che Hyperloop è fattibile».
Perché in Italia?
Le capsule che un domani potrebbero correre in questi tubi saranno in grado di trasportare sia merci sia persone. Nei piani di Gresta, l’Italia rappresenta un laboratorio in cui battezzare i primi tracciati al mondo, con inaugurazioni entro fine decennio. In Veneto la giunta guidata da Luca Zaia ha mostrato il proprio interesse a introdurre la tecnologia, al punto che la società Concessioni Autostradali Venete (CAV, che gestisce una parte dell’A4) ha annunciato la pubblicazione lo scorso aprile in Gazzetta Ufficiale del bando che dà il via alla ricerca dei soggetti per realizzare l’Hyper Transfer tra Padova e Venezia. Hyperloop Italia si è candidata ed entro fine anno dovrebbe essere individuata la realtà che andrà poi a presentare lo studio di fattibilità entro il 2023.
🛣️🚅🚚 Si chiama HYPER TRANSFER il nuovo treno «supersonico», un sistema di trasporto superveloce che sarà sperimentato in Veneto, per la prima volta in Europa; lo abbiamo presentato oggi a Verona assieme al ministro Enrico Giovannini e ad Ugo Dibennardo, ad di Cav Spa. pic.twitter.com/xBskIc1zsE
— Luca Zaia (@zaiapresidente) March 16, 2022
«Il bando detta i tempi – ricorda Gresta – e la prima linea Hyperloop in Veneto dovrebbe essere inaugurata e funzionante entro il 2030. Se vinceremo credo che consegneremo già qualcosa da vedere entro le Olimpiadi del 2026. In più ho in mente un’Oasi della quarta rivoluzione industriale dove mostrare tutte queste tecnologie». Rientrato in Italia dopo dieci anni all’estero, il fondatore ora risiede a Lecce e proprio la Puglia starebbe seguendo un percorso analogo al Veneto. «Una volta che ricolleghi il nord al sud hai la possibilità di costruire una nuova industria». Ma perché concentrarsi proprio in Italia?
“In Italia c’è la piattaforma ideale per costruire il network Hyperloop. Può essere davvero la chiave di volta”
«L’ho scelta non per nostalgia di mamma, ma per via della presenza dei corridoi relitto». Come spiega nel suo libro, si raggruppano sotto questa definizione le linee di collegamento stradale e ferroviario diffuse nel nostro paese accanto alle quali non sono presenti abitazioni o altro, e dunque facilmente ampliabili. «Qui c’è la piattaforma ideale per costruire il network Hyperloop. Per l’Italia può essere davvero la chiave di volta».
Velocità o efficienza?
Se Hyperloop è dunque più vicino di quanto non si creda stando a quel che dice l’imprenditore, l’altro aspetto da considerare riguarda da una parte gli investimenti – pubblici e privati – e dall’altra i costi per i futuri pendolari e viaggiatori. «Hyperloop è un progetto con bilancio positivo – assicura BiBop Gresta – e si recupera l’investimento nel giro di 10/20 anni. È diverso da una linea ferroviaria con cui non si fanno soldi». Un esempio viene da Abu Dhabi, negli Emirati Arabi. «In quel contesto si parla di una linea da 145 km, lungo la quale viaggeranno 80mila passeggeri al giorno. Il costo, imposto dal governo e non da noi, si aggirerebbe sui 75 dirham, ovvero circa 20 dollari. Parliamo dello stesso prezzo di un viaggio in autobus. In 15 anni si recupererà l’investimento, anche a fronte di un numero di passeggeri non altissimo».
La velocità è la caratteristica che l’opinione pubblica attribuisce più spesso ad Hyperloop, ma anche su questo BiBop Gresta ha da ridire. «Io preferisco parlare di efficienza – ci spiega – perché la velocità è la conseguenza di un design efficiente. Se devi andare veloce come il Concord, ma ti costa lo stesso non abbiamo risolto niente. Superare i 1000 km/h è un aspetto molto interessante e sì in media si andrà sempre più veloce di un treno. Ma a una frazione del costo». In un periodo storico in cui si parla di transizione ecologica, ci siamo chiesti anche l’impatto di Hyperloop in termini di emissioni.
«L’infrastruttura è completamente alimentata da energia eolica, solare e geotermica. Tutto questo genera fino al 30% di energia in più di quella che consumeremo. Per quanto riguarda il tubo, il 60% del budget di Hyperloop deriva proprio da queste strutture. Purtroppo – conclude – l’Italia ha perso la capacità di realizzare acciaio come si deve, ma c’è una nuova generazione di materiali, polimeri che possono essere interamente riciclati e costituiscono una potenziale rivoluzione».