La startup, spin off dell’Università di Salerno, viene acquisita per il 49% delle quote da Ecosfera Servizi SpA, azienda che opera nel settore della gestione integrata dei servizi immobiliari.
Proximity: è questo il nome del paradigma che sta rivoluzionando il volto dell’healthcare. Prossimità è un concetto che viene usato sia per parlare di una maggiore vicinanza al paziente (con la telemedicina), sia per raccontare l’esigenza di avvicinare le discipline mediche per creare nuovi poli di innovazione.
Innovazione che nel comparto healthcare e biotech è esplosa in Europa. Stando ai dati di Crunchbase, gli investor solo nella prima metà del 2021, hanno finanziato nel Vecchio Continente startup del comparto per una cifra poco inferiore ai 5 miliardi di euro. Per fare un raffronto nel 2020 complessivamente siamo fermi sotto la soglia dei 2 miliardi.
Intelligenza artificiale e telemedicina
Un report di Deloitte mette in lista le innovazioni che delineano il presente, ma soprattutto, il futuro dell’healthcare. Tra queste ci sono sia invenzioni lato software con l’intelligenza artificiale a fare da padrone per la sua capacità di usare dati per velocizzare diagnosi e anche ridurre il time to market di nuovi farmaci, ci sono i progressi fatti nell’edit genomico e nella terapia cellulare che vanno verso cure sempre più personalizzate basate sullo studio del DNA di ogni singolo paziente. E poi lato la stampa 3D con il costo delle protesi diminuito nel tempo e più accessibile e non solo oggi è possibile stampare pelle e organi. E poi ancora l’uso in ambito terapeutico della realtà virtuale che è usata in tanti modi diversi per la cura, per esempio, di alcune dipendenze.
Nelle invenzioni poi di Deloitte un posto speciale occupa proprio la telemedicina che punta alla creazione di servizi sanitari di qualità più omogenea per i pazienti. Pensiamo, per esempio, a quanti oggi sono costretti a spostarsi da una parte all’altra del mondo per accedere a cure esclusive.
Nella telemedicina, come in altri degli ambiti innovativi tracciati da Deloitte, l’Italia è all’avanguardia. Fioccano soluzioni sul mercato che trovano l’interesse della finanza e anche delle aziende.
La spin off che conquista l’exit
Questo è il caso di Riatlas Healthcare, spin off dell’Università di Salerno, che ha lanciato una soluzione tech che attraverso uno smartwatch e una web app e un software di AI favorisce la deospedalizzazione dei malati di cancro. La startup che ha raccolto complessivamente 1 milione di euro, ottenuti principalmente nella vittoria di bandi e competizioni (Premio Sellalab, Campania Tech Revolution di Ambrosetti, Call for Innovators di ItalyUp promossa da LVenture Group ecc.) è stata recentemente acquisita per il 49% delle quote da Ecosfera Servizi SpA, azienda che opera nel settore della gestione integrata dei servizi immobiliari.
Guidata da Luca Romanelli, ingegnere, consulente direzionale in KPMG per oltre 10 anni, la startup punta a risolvere il problema del trattamento domiciliare e della deospedalizzazione, oggi una questione molto spinosa proprio per il rischio di intasare gli ospedali in tempi di Pandemia.
Per riuscirci, la startup ha ideato un kit che si compone di uno smartwatch che acquisisce in tempo reale i parametri vitali del paziente (frequenza cardiaca, pressione, ossigenazione ecc.). Dati che sono contenuti all’interno di un’app che include una dashboard alla quale il medico curante può accedere in qualsiasi momento. Inoltre – ed è qui gran parte dell’innovazione – un sistema di intelligenza artificiale si occupa di controllare costantemente lo stato di salute del paziente, secondo la classificazione ICF dell’Organizzazione Mondiale della Sanità:
«Ho lavorato presso uno dei più grandi distributori italiani di articoli medicali, che si occupava anche di servizi legati alla telemedicina. A seguito di questa esperienza ha maturato l’idea di una soluzione digitale che potesse rispondere alla necessità di far dialogare medico e paziente, un rapporto che spesso era complesso e creava ritardi e inefficienze nei percorsi di cura», spiega Romanelli a Startupitalia!
Il nodo culturale che blocca l’innovazione
Con Riatlas Healthcare, Romanelli e il suo team vogliono sperimentare una soluzione scalabile che parte dalla deospedalizzazione dei pazienti oncologici per poi usarla nel prossimo futuro per il monitoraggio di altre patologie. Il team, per esempio, già sta collaborando a una soluzione di telemonitoraggio di pazienti affetti da malattie neurologiche, in collaborazione con il Centro Clinico Nemo.
Al termine della nostra intervista, il Ceo ci spiega le difficoltà oggi di innovare nel settore dell’healthcare: «Il mercato di una neo azienda che opera nel campo del digital health è sostanzialmente quello delle grandi strutture sanitarie, in buona parte pubbliche, che spesso presentano grandi barriere all’ingresso. Gli ospedali, in sostanza, tendono a preferire soluzioni che provengono da big pharma e aziende consolidate, anche forse per il timore che la start up possa avere vita breve e non garantire la continuità del servizio».
«Per questo – consiglia Romanelli – risulta fondamentale trovare dei partner che possano accreditare e validare la propria soluzione, così da rafforzarne la credibilità. Noi finora siamo stati avvantaggiati dal fatto di essere uno spin-off universitario, che comunque ci ha consentito di accedere ad un ecosistema di relazioni e di stakeholder accreditati. Basti pensare che la loro soluzione è stata sperimentata e validata in collaborazione con l’Istituto Nazionale dei Tumori e l’Università Vanvitelli», conclude.