Da Supermassive Games un altro capitolo pieno di tensione. Ispirato al primo serial killer d’America
Le storie dell’orrore che fanno più paura sono quelle basate su fatti reali. Molti film angoscianti terminano con poche righe che più o meno dicono la stessa roba: i fatti a cui la pellicola si è ispirata sono davvero accaduti. The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me, l’ultimo capitolo della prima stagione della famosa saga degli sviluppatori inglesi di Supermassive Games – alle spalle troviamo Man of Medan, Little Hope e House of Ashes – è incentrato su una storia che non poteva non meritarsi l’attenzione di creativi in cerca di trame simili. In questo ultimo episodio, esploriamo un hotel. Quale migliore struttura per sentirsi a proprio agio tra lunghi corridoi, stanze buie e assassini pronti a rincorrerci?
The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me prende il via a fine Ottocento. Per la precisione nel 1893. Ci troviamo a Chicago, proprio mentre in città va in scena l’esposizione mondiale. Una coppia di giovani sposini pieni di farfalle nello stomaco e poco attenti ai rischi della quotidianità ha prenotato una stanza in hotel per la loro luna di miele. Vi risparmiamo ovviamente le situazioni prevedibili che vi faranno capire in un secondo chi è l’assassino e che brutta fine faranno gli ospiti. D’altra parte questo è il momento del titolo in cui si fa la conoscenza del protagonista: Henry Howard Holmes.
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Non sarà alla pari per fama del suo coevo, Jack lo Squartatore. Ma Holmes si sarebbe reso responsabile di decine e decine di omicidi, divenendo il primo serial killer d’America. Evitiamo di spiegarvene le modalità d’azione, soprattutto se sarete così curiosi di avventurarvi nel gameplay di The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me. Parliamo dunque del game design del videogioco, esperienza che – lo diciamo fin da subito – è fortemente votata alla narrativa e alla visione di cinematiche con alcuni momenti di esplorazione che ci metteranno nei panni di vari avatar.
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Dopo aver lasciato gli sposini alla loro triste sorte, il titolo ci riporta ai giorni nostri. Cinque membri di una troupe sono chiamati a girare un documentario proprio sul serial killer. Guarda caso una persona misteriosa dà loro la possibilità di alloggiare nel suo maniero, una imponente casa non proprio invitante, che però non scoraggia il team. Bisogna portare a casa il lavoro. Una volta però chiusa la porta alle loro spalle, entreranno in un labirinto di scelte e trappole.
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Doppiato in italiano, The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me è senz’altro un titolo che gli amanti del genere horror avrebbero piacere a giocare. L’esperienza dura poco più di cinque ore e può essere affrontata con tre tipi di difficoltà. Rispetto ai precedessori riscontriamo la scelta della continuità, che non deluderà gli affezionati. D’altra parte l’aver puntato così tanto sulle scene recitate, utili a creare il contesto e a far salire la paura, ha evidenziato alcuni problemi tecnici: in più di un caso le espressioni facciali lasciano molto a desiderare.
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O perché innaturali (leggi glitch), o perché troppo esagerate, ci siamo trovati di fronte a volti non sempre credibili. Nel complesso però la tensione resta alta, con le classiche situazioni da film horror tra inseguimenti e jump scare. Non siamo in un titolo survival e le situazioni giocabili spesso si riducono a Quick Time Event in cui dovremo salvare la pelle. The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me non è l’horror più riuscito degli ultimi tempi in console, ma per l’imponenza del progetto di Supermassive Games merita un’occasione.