Sempre sognato di diventare un acchiappafantasmi? Dimenticatevi le action figure personalizzate. E accendete la console
Annunciato all’inizio della primavera scorsa, Ghostbusters: Spirits Unleashed aveva incuriosito buona parte della nostra redazione. Non soltanto perché a maneggiare una delle saghe più amate degli ultimi decenni è stata una software house indipendente statunitense, IllFonic. Ma soprattutto perché in primis il nostro Carlo Terzano ha sempre voluto immedesimarsi in un cacciatore di ectoplasmi, anche soltanto per citare a memoria le battute più irresistibili dei film. Dopo qualche mese di attesa, eccoci dunque con la nostra recensione di Ghostbusters: Spirits Unleashed, che abbiamo avviato sulla next gen di Xbox, scoprendo un multiplayer asimmetrico in cui o scegliamo di impersonare gli eroi della situazione, oppure possiamo provare il brivido di impersonare un fantasma, braccato dai Ghostbusters, ma con qualche arma in più per farli pentire di aver indossato lo zaino protonico.
L’aspetto che fin da subito ha elettrizzato i fan è che Ghostbusters: Spirits Unleashed avrebbe permesso a ciascun gamer di editarsi il proprio protagonista, scegliendone abbigliamento, stile, acconciatura e perfino la voce, pescando da una libreria di dizioni e toni decisamente intrigante. Da giocare in prima persona come in uno sparatutto arcade, il videogioco vi fa aprire gli occhi negli inconfondibili spazi della caserma, proprio dove abbiamo imparato a conoscere gli acchiappafantasmi. Qualche breve dialogo per motivarvi, dal momento che siete nuovi del mestiere, e si parte subito con un velocissimo tutorial nel vicolo per capire come ve la cavate con il fucile protonico.
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All’inizio i bersagli sono immobili e questo potrebbe genere un eccesso di confidenza. Sappiate anzitutto che l’arma va raffreddata e che non è possibile tenere premuto il grilletto a volontà ; c’è poi da concludere il lavoro con la trappola, che va posizionata e aperta in prossimità della zona in cui ci si aspetta di agganciare il fantasma. Le meccaniche sono piuttosto semplici, ma l’esecuzione richiederà un po’ di allenamento.
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Dopo aver completato questa veloce fase, si inizia a far sul serio. La prima missione vi porterà in uno dei luoghi iconici della saga – non vogliamo anticiparvi nulla – nel quale dovrete confrontarvi col primo ectoplasma. Siamo riusciti a respirare quell’atmosfera da missione ai limiti del paranormale, mentre le poche persone intorno a noi camminavano inconsapevoli della minaccia che svolazzava intorno a loro. Dal momento che qualche colpo potrebbe finire a vuoto, questo influenzerà lo stato d’animo delle persone, che improvvisamente inizieranno a correre in ogni direzione. Nostro compito sarà dunque stoppare le operazioni per calmarle (task che si può completare con una facile meccanica QTE). Prima di colpire il target bisogna eliminare le brecce, da individuare col preziosissimo P.K.E. Meter. Fidatevi: non manca nulla dall’arsenale.
Per acchiappare il fantasma bisogna fare attenzione non soltanto a posizionare la trappola e ad aprirla (una volta fattoci passare sopra il fantasma si chiuderà assicurandovi la vittoria). Il dispositivo va a batteria e non può stare aperto in eterno, ergo sarebbe consigliabile aprirla solo quando si è sicuri di poter gestire un fantasma nelle vicinanze in una manciata di secondi. Il gameplay è fluido e divertente, grazie a un lavoro più che discreto sull’Unreal Engine. I dialoghi sono in inglese e, dobbiamo premetterlo, abbiamo adorato il fatto che a prestare la voce siano stati attori calatisi perfettamente nella parte. Purtroppo pur essendo il titolo in italiano – con descrizioni e specifiche – gli sviluppatori non hanno ritenuto importante inserire i sottotitoli per godersi con calma i dialoghi.
L’aspetto che convince di Ghostbusters: Spirits Unleashed è senza dubbio la caratterizzazione degli ambienti di gioco. Mentre combattiamo con gli ectoplasmi il contesto attorno è convincente e crea la giusta atmosfera. Essendo il titolo in prima persona, ci è poi concesso anche il lusso di indugiare sui particolari, andando a esplorare letteralmente ogni angolo della mappa, alla ricerca di citazioni colte, riferimenti ai film, documenti e giornali da leggere. Insomma un’opera di fan service fatta davvero con i fiocchi, che saprà anche avvicinare quei pochi (e sfortunati) che non hanno mai visto i film. Ma a tutto c’è un rimedio.