Cosa potrebbe andar mai male per chi entra in una scuola di notte?
Da noi cade il 14 febbraio, in Oriente esattamente un mese dopo. Da noi è l’arcinoto San Valentino, da loro il White Day. Insomma, ci siamo capiti, è la festa degli innamorati. Ormai più di venti anni fa su console fece la sua comparsa un titolo che a suo modo ha segnato una pagina di paura e terrore nei ricordi dei gamer. Stiamo parlando di White Day: A Labyrinth Named School, sviluppato dalla coreana Sonnori che ha deciso di dare una rinfrescata agli ambienti spettrali di una tutto sommato comune scuola, dove il nostro protagonista decide di dirigersi a notte fonda, mentre è in arrivo una tempesta, per lasciare – sentite bene cosa – una scatola di cioccolatini nell’armadietto dell’amata. Non scopriamo ora che i titoli horror vedono le persone fare quel che nessuno farebbe mai.
Disponibile su Xbox Series X/S, White Day: A Labyrinth Named School è il remake di un titolo che abbonda di jump scare e non va tanto per il sottile quando si parla di rumori e scene disturbanti. Come potete apprezzare dal trailer e dalle immagini della nostra recensione, il menu ha in serbo per voi mostri di ogni tipo, ragazze dai sorrisi assassini e movenze alla The Ring, bidelli con cattive intenzioni. I più abituati al genere potrebbero abituarsi dopo l’ennesimo spavento nei classici momenti in cui si pensa di poter riprendere fiato.
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Il gameplay, per quanto rinfrescato sulla next gen, rimane ancora troppo legnoso, con una difficoltà fastidiosa nell’interagire con oggetti e altre risorse necessarie per procedere. Oltre a dover scappare da questa scuola da dove, se ancora non lo avete capito, non sarà facile uscire, il nostro povero innamorato deve risolvere enigmi e mantenere il sangue freddo. Come ci hanno insegnato tutti i titoli del genere, da giocare rigorosamente in prima persona, l’esplorazione degli ambienti avviene alla cieca.
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Si avanza facendo attenzione a tutto, alle luci, ai movimenti, ai suoni e alle voci. Il bello di White Day: A Labyrinth Named School è la possibilità di avere più finali, che si raggiungono a seconda delle nostre scelte. Disponibile in italiano, il videogioco è un prodotto che non nasconde la propria età , anche perché non ci riuscirebbe, ma che merita l’attenzione degli appassionati al genere. Il gameplay non è fluido e la paura a tutti i costi corre il rischio di essere ripetitiva, ma si tratta comunque di un videogioco squisitamente orientale, che ha saputo mantenere i suoi tratti originali.