Una startup innovativa scozzese ci offre questa versione altamente hi-tech dei vecchi Harvest Moon e Farmville
Uscito originariamente su PC, via Steam, nel 2019, grazie all’intervento di Curve Digital, il colorato Autonauts sviluppato grazie ai fondi raccolti su Kickstarter arriva ora su console, rappresentando una curiosa e intelligente variazione sul tema dei tanti gestionali che affollano il Nintendo eShop.
Autonauts, le braccia dei programmatori sono sottratte ai campi?
Di fatto, nel titolo sviluppato dalla startup scozzese Denki occorrerà prendersi cura di una fattoria che, a mano a mano che si espanderà , diverrà un sistema industriale automatizzato e interconnesso. Ma venendo al sodo, potremmo parlare di Autonauts come di un Harvest Moon coi robot.
Di fatto, il nostro alter ego è una sorta di colonizzatore interspaziale, unico umano su mondi desolatamente vuoti, che saltella da un pianeta all’altro, non prima di averli trasformati da sassi primitivi alla deriva nello spazio in vere e proprie fucine produttive di ogni bene immaginabile. Le prime ore su un nuovo pianeta (che potrete battezzare a piacimento), sono di solito quelle più convulse, perché occorrerà dare origine alla scintilla della rivoluzione industriale.
Si inizia, come nella maggior parte dei giochi che prevedono il crafting, raccogliendo sassi e legname, che andranno usati per costruire oggetti, utensili, fino a dar vita, infine, ai robot. I robot andranno programmati: occorrerà in soldoni far vedere loro quale lavoro dovranno fare, imparandolo dalle vostre azioni. Dopo qualche oretta avrete decine di automi al vostro seguito e vi sentirete un po’ come il capitano Olimar di Pikmin, il delizioso strategico Nintendo che permette di condurre centinaia di piccoli esseri mansueti e servizievoli.
Una volta che i robot saranno sufficientemente numerosi e indipendenti (step by step si ottengono nuove funzioni e nuovi oggetti per diversificare il loro apporto), il lavoro su quel pianeta potrà dirsi concluso e il nostro colono 4.0 potrà ripartire alla volta della galassia più profonda, alla ricerca di altri mondi da far entrare nel proprio ciclo produttivo. Questo, a grandi linee, il gameplay di Autonauts che, come si anticipava, basa il proprio gameplay su alcuni astuti accorgimenti utili a presentare all’utente una declinazione insolita, a tratti inedita, del canonico gestionale.
Certo, alla lunga, specie passato lo stupore iniziale, il gioco finisce per ripetersi, ma quello è un limite dell’intera categoria, più che del titolo recensito quest’oggi. Una menzione va fatta all’aspetto estetico che riesce a fare della produzione scozzese un’opera molto carina alla vista, nonostante gli evidenti limiti del motore tecnico. Non fatevi ingannare dai colori e dai personaggi in stile super deformed perché Autonauts sa essere molto serio e, a tratti, inaspettatamente profondo.