Sono sempre più numerosi i videogiochi nipponici che un tempo sarebbero rimasti confinati nell’arcipelago del Sol Levante mentre oggi approdano anche qui
Pur contando di numerosi episodi, la serie nipponica Genkai Tokki era del tutto ignota in occidente almeno fino a quando Eastasiasoft non ha deciso di fare attraccare su Nintendo Switch l’episodio salpato nel 2016 dalla sfortunata portatile di casa Sony, PSVita: Seven Pirates H. La domanda dunque è: cosa ci eravamo persi?
Seven Pirates H, pronti a salpare?
Sviluppato dall’ex startup giapponese Felistella (Ferisutera Kabushiki-gaisha, fondata nel 2010 da sviluppatori fuoriusciti da Flight-Plan), Seven Pirates H è un titolo piuttosto furbetto che punta su vagonate di fanservice (leggi: situazioni pruriginose, protagoniste in costumi striminziti, inquadrature birichine) per attrarre principalmente una platea di adolescenti in piena tempesta ormonale.
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Nel gioco, si interpreta la pirata in erba Parute Kairi che viene presto affiancata da un demonietto guardone e pervertito (porta un reggiseno sulla propria testa): Otton. I due rinvengono una bussola che pare sia magica e, sulle orme di Jack Sparrow, salpano così alla volta del mar Monsupi per realizzare il sogno di Parute Kairi: diventare la regina dei pirati.
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La trama, inutile dirlo, è solo un pretesto per levare l’ancora e partire alla volta di nuove isolette che punteggiano la vasta distesa blu contengono i dungeons nei quali è contenuta tutta l’azione: il combattimento coi boss e l’ottenimento dei tesori che stiamo cercando.
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Purtroppo, nonostante Seven Pirates H sia un gioco di ruolo tanto scarno quanto essenziale, dobbiamo ammettere che, soprattutto all’inizio, ci si ritrova a vagare senza una meta precisa, proprio perché il gioco non si cura di darci troppe informazioni.
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Occorre prendere le misure
Se Seven Pirates H è un titolo piuttosto canonico, è il modo in cui gli sviluppatori hanno scelto di far salire di livello le sette protagoniste della ciurma a sorprendere.
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Occorrerà infatti accumulare un apposito liquido per massaggi che andrà spalmato sui seni delle piratesse con un gioco tattile (che chiama in causa il touch screen del Nintendo Switch) che si chiama booby training per farli aumentare a dismisura (nemmeno fossero stati punti da sciami di calabroni) intervenendo su diversi parametri presi in considerazione dal gioco che qui non vi diciamo per decenza e decoro.
Insomma, Seven Pirates H è un gioco giapponese fino al midollo, carico di situazioni borderline potenzialmente fonte di imbarazzo, per noi occidentali, ma non contiene nulla di realmente esplicito e riconducibile al mondo della pornografia e della sessualità, sia chiaro.
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Al netto dei micro-costumi e delle scollature che diverranno via via sempre più procaci all’aumentare dei livelli, ci resta per le mani un RPG colorato e divertente, pensato principalmente per sessioni di gioco mordi e fuggi, in portabilità.