«Abbiamo lanciato un piccolo sito con alcuni amici senza nessuna pretesa se non quella di divertirci fra di noi», racconta Nino Ragosta, l’imprenditore che ha digitalizzato il fantacalcio.
Una seconda casa digitale degli italiani. Questo è forse la definizione migliore per raccontare Fantacalcio.it, una tradizione e un gioco che appassionano milioni di italiani, “sono quattro milioni gli utenti registrati e abbiamo tra i sei e gli otto milioni di utenti unici al mese”, spiega Nino Ragosta a Startupitalia!, imprenditore che ha digitalizzato il fantacalcio. Anche se l’invenzione del gioco la si deve Riccardo Albini che importa un’idea dall’America, il Fantasy Football sul finire degli anni Ottanta, è a Ragosta e al suo socio, Luigi Cutolo – attuale CTO dell’azienda Quadronica titolare del marchio Fantacalcio – che il gioco deve la sua trasformazione in un progetto digitale, prima, e in una vera e propria azienda, poi:
«Abbiamo lanciato un piccolo sito con alcuni amici senza nessuna pretesa se non quella di divertirci fra di noi. C’era un modulo per inviare le formazioni a distanza in un’epoca in cui i cellulari avevano appena iniziato a diffondersi», racconta Ragosta che in questo articolo ripercorre la sua storia e offre consigli agli imprenditori digitali del futuro.
Giovanissimo già programma
Quella di Ragosta è innanzitutto la storia di una passione per i bit che scopre di avere giovanissimo quando ancora alle elementari programma il gioco Snake sul Commodore. Meno che ventenne poi si fa assumere da uno dei primi provider Internet napoletani e da lì la decisione poi di mettersi in proprio. Con un primo prestito di 700mila lire compra un primo dominio e 10 mega di spazio per lanciare la sua web agency. Il primo sito Internet lo vende a quattro milioni di lire.
Nel 1998 il lancio di Fantagazzetta, l’embrione del suo Fantacalcio, un progetto nato per gioco che per 10 anni resta privato: «Era solo per noi, non avevamo alcuna velleità commerciale. Pensa che all’epoca la principale fonte di reddito era un sito che avevo realizzato sulla soap opera americana Beautiful dove davamo le anticipazioni di quello che si era già visto in America».
Nel 2008 si apre al pubblico
Facciamo un salto temporale di 10 anni: il progetto cresce. Molte persone, dall’esterno, chiedono di iscriversi alla piattaforma. Nino e il suo team capiscono che è il momento di aprire il gioco al grande pubblico.
Quando lanciano la concorrenza è tanta. Repubblica aveva lanciato una sua versione del Fantacalcio e non era l’unico editore forte sul mercato che aveva debuttato nel business: «Rispondiamo anche a più di 4mila chat al giorno. Abbiamo avuto fin dall’inizio un’attenzione maniacale al prodotto e sul nostro pubblico. Negli anni abbiamo continuato a sviluppare delle funzionalità, molte anche su richiesta del nostro pubblico. Mentre per altri editori, il gioco del fantacalcio era un servizio in più, per noi è diventato il nucleo principale del nostro business».
Tra le funzioni ideate da Ragosta, la possibilità di controllare i voti dei calciatori in tempo reale, una funzione che ha contribuito a fare la fortuna del gioco, che è diventato un vero e proprio “second screen”, durante le partite di calcio.
3 tappe verso il successo
Nella lunga storia del progetto ci sono tre tappe decisive che hanno permesso all’idea di diventare il primo player del mercato italiano, sbaragliando la concorrenza. La prima tappa vede il progetto evolvere e abbracciare il mondo dell’advertising. Ragosta ci racconta di quando si è recato a Milano per cercare pubblicità sia per il gioco, ma anche per il suo progetto editoriale. Sì perché la sua piattaforma vuole offrire anche un’informazione di qualità (oggi la redazione può contare su giornalisti noti nel mondo del calcio, come Pardo, Trevisani, Giunta ecc.). All’advertising si abbracciano poi le sottoscrizioni (oggi sono 4 milioni gli utenti registrati).
La seconda tappa invece vede il progetto crescere così tanto da decidere di puntare al marchio Fantacalcio.it, di cui era possessore La Repubblica: «L’abbiamo comprato in una delle operazioni di acquisto marchi più onerose in Italia. Dopo l’acquisizione, la sfida più complessa è stata quella del rebranding. Ti confesso che ero molto preoccupato, ma per fortuna abbiamo lavorato per far andare tutto nel verso giusto e per il pubblico era solo una conferma: il Fantacalcio eravamo già noi».
La terza tappa più recente vede Fantacalcio.it fare un accordo con Lega Calcio che è destinato a far crescere i numeri della piattaforma: «Abbiamo picchi anche di 9 milioni di utenti unici al mese sulla nostra testata, con il 90% del traffico tra diretto e organico. L’App genera oltre 1 miliardo di schermate viste al mese, con picchi di un milione di richieste contemporanee», svela Ragosta.
Oggi l’azienda può contare su una quindicina di dipendenti nella sede di Napoli e continua ad assumere con posizioni aperte per sviluppatori sia Android che iOS.
Il Corporate Venture Capital di Fantacalcio
Ragosta ci racconta di aver anche rifiutato negli anni delle offerte, come quando una grossa azienda gli offre tre milioni di euro per comprare il suo progetto. Dopo aver resistito alle offerte, questa non è l’unica e anche ai tanti competitor, “che provano a copiarci anche le virgole”, il team ha deciso di intraprendere un’attività sia di supporto alle startup (Quadronica è tra i sostenitori dell’acceleratore civico NAStartUp) e sia di finanziamento: oggi l’azienda ha già investito in startup come 45° minuto, 2Watch, Due Palleggi:
«Agli startupper consiglio sempre due cose. Innanzitutto, di non cercare mai scuse. Io sono nato a Ottaviano, quando la città era la culla di Cutolo e non mi sono mai lasciato condizionare dall’ambiente circostante. E ancora di sognare in grande ed essere pronti ad affrontare la disapprovazione: a volte anche chi vi è più vicino come amici e familiari proverà, magari in buona fede, a frenarvi rapportando il vostro obiettivo a quelle che sono le aspettative medie».