Dal Giappone ennesima avventura testuale birichina per Nintendo Switch
Chi legge frequentemente i manga o segue qualche anime, saprà benissimo che, in una società repressa come quella nipponica, in cui anche solo tenersi per mano con la propria ragazza in pubblico può essere fonte di grande imbarazzo e un bacio sotto gli occhi di tutti viene perfino considerato disdicevole, la piscina – e in particolar modo quella scolastica -, rappresenta un po’ il sogno erotico di tanti adolescenti in piena tempesta ormonale. Non bisogna dilungarsi sui motivi: lì occorre spogliare il proprio corpo per nuotare ed è possibile che i freni inibitori saltino. Era insomma solo questione di tempo prima che la serie birichina di Sakura Succubus prodotta dai ragazzi di Gamuzumi e sviluppata da Winged Cloud arrivasse anche lì, con un intero episodio in costumi da bagno sportivi e scolastici: Sakura Swim Club.
Leggi anche: Sakura Succubus, su Nintendo Notting Hill al cubo
Sakura Swim Club, la magia del tessuto blu?
Negli anni ’70, in una Italia che viveva numerose rivoluzioni (basti pensare al diritto di famiglia) e dei costumi, i film pecorecci, quelli un po’ scemotti con qualche seno al vento, incastonarono nella testa della popolazione due figure erotiche per antonomasia: l’infermiera e la professoressa. Ogni pellicola costruiva attorno a questi due mestieri le trame più assurde e sconclusionate.
Leggi anche: Beach Bounce Remastered, su Nintendo l’estate da urlo di un single
In una società moderna ed evoluta come quella nipponica, in cui è normale che in metro ti si sieda accanto un grigio salary man assorto nella lettura di un hentai (un fumetto erotico, in cui le scene di sesso e le nudità sono esplicite) o uno yaoi (la variante omosessuale) senza minimamente vergognarsene, il corpo della donna resta qualcosa da osservare da lontano, con moderazione, ma anche con un attaccamento un po’ morboso.
Leggi anche: Boyfriend Dungeon, quanto ti piace la tua arma?
Capirete bene che, se non è facile approcciare una ragazza, la si preferisce allora osservare come se si stesse facendo ‘bird watching’. In tutto ciò, qualsiasi cosa riguardi la sua intimità assume una importanza capitale: lo spogliatoio della scuola, come nei nostri film con Pierino, diventa allora un posto in cui nascondersi per sbirciare qualche dettaglio in più sul fisico della preferita, mentre la piscina… be’, quella manda in sollucchero milioni di giovanissimi giapponesi che vorrebbero tanto una ragazza ma sono troppo imbranati per farsi avanti.
Leggi anche: Sakura Succubus 2, su Nintendo il seguito cambia veste?
Sakura Swim Club, la rivincita degli sfigati
Sakura Swim Club rappresenta la rivincita dei tonti. Si impersona infatti Kaede, un ragazzo appena arrivato in un nuovo liceo che deve scegliere l’attività extrascolastica che completerà il suo percorso di studi: fin dalle prime schermate sia il professore, sia il padre, gli sconsigliano di unirsi al club di nuoto e lui… ovviamente si iscrive proprio là .
Leggi anche: Recensione di Pretty Girls Klondike Solitaire: tutto un altro solitario
Appena giunto sul posto impatterà , nel vero senso della parola, in due bellissime ragazze, le sole del club di nuoto: Mieko e Hiromi, dal rapporto piuttosto conflittuale. L’arrivo di un maschietto a bordo vasca non farà che peggiorare le cose, fornendo il pretesto, un po’ scemotto, un po’ facilotto, per una serie di trovate imbarazzanti e situazioni decisamente scontate. Kaede sconta la totale assenza di malizia e diventa immediatamente il feticcio conteso delle due, la bionda (in Giappone!?) e la mora, entrambe sensuali e formose, entrambe decise a conquistarlo. Esattamente come gli altri capitoli della saga approdata su Nintendo Switch, Sakura Swim Club non offre mai scene spinte: si seguono i dialoghi, si selezionano le poche opzioni ai bivi e si viene ricompensati con immagini che finiranno nella galleria e che il fruitore potrà guardare in ogni momento, senza rigiocarsi tutta l’avventura.
Ma, appunto, non ci sono sequenze di sesso e nemmeno di nudità . Al più si intravede una mutandina, oppure la spallina del costume scende un po’… niente che noi occidentali non siamo abituati a vedere nei quiz preserali, che da tempo immemore hanno veline/letterine assai più svestite e provocanti. Ai giapponesi, invece, piace così: in una società che non è stata influenzata dalla morale cattolica e nella quale il sesso non è peccato, l’erotismo lo rintracciano in un corpo vestito, non in uno esibito, perché attorno alle nudità femminili hanno eretto altri tabù, tutti loro. Tutto ciò fa da corollario a una avventura testuale in cui i momenti imbarazzanti sono all’ordine del giorno e vedranno protagonisti tre giovani ragazzi un po’ mammoni, un po’ troppo impacciati per la loro età , alle loro prime esperienze coi sentimenti e l’attrazione fisica.