Cresce più o meno in ogni comparto il numero delle nomine di questa figura relativamente recente, che però continua a essere ignorata dalla PA. Ancora troppo poche le donne
Nel 2020, il numero di Energy Manager nominati è cresciuto rispetto al 2019, che aveva visto una leggera flessione. In particolar modo è cresciuto il numero di consulenti esterni”. È quanto viene fotografato nel rapporto ‘Gli energy manager in Italia’ realizzato da Fire-Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia, che sottolinea anche che “i soggetti che hanno nominato un manager energetico, siano essi obbligati o no, e che al contempo sono in possesso della certificazione Iso 50001 risultano essere 298, circa il 10% in più rispetto allo scorso anno”.
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Cresce più o meno in ogni comparto il numero delle nomine di Energy Manager: +4% in totale. Nel dettaglio: agricoltura -20%, industria +2%, forniture +31%, trasporti +1,5%, terziario + 1,4%, Pa +5%. E cresce anche se di poco il numero di donne, per quanto continuino a rappresentare una quota minoritaria (siamo arrivati al 9%). C’è da colmare un gap, spiega la Federazione, di lunga data, essenzialmente legato alla scarsa presenza femminile in passato nei corsi di laurea da cui tipicamente provengono molti Energy Manager, come ingegneria meccanica ed energetica.
Cosa sono gli Energy Manager?
Gli Energy Manager sono i responsabili per la conservazione e l’uso razionale dell’energia. La circolare del 18 dicembre 2014 ha fornito chiarimenti sui soggetti obbligati alla nomina, sulla metodologia di valutazione dei consumi energetici e sul profilo professionale di tali soggetti.
“L’Energy Manager – spiegano dalla Federazione – non ha solo il compito di gestire i consumi e spingere il risparmio energetico; tale figura è chiamata ad affiancare la dirigenza nell’individuare e soddisfare le nuove necessità e richieste provenienti dal mercato e dall’Ue tra cui: agire in ottica sostenibile, prepararsi a partecipare alle comunità energetiche, potenziare la digitalizzazione ed i nuovi modelli di mobilità, pensare a rafforzare la struttura per cui lavora, ad esempio attraverso l’implementazione di un sistema di gestione dell’energia”.
“La PA continua a manifestare tassi di inosservanza elevati”, lamentano dalla Fire. E’ da segnalare però un incremento rispetto allo scorso anno, specialmente tra Comuni e città metropolitane, e la presenza di circa 70 piccoli Comuni che hanno provveduto alla nomina volontaria, grazie anche all’iniziativa della Regione Siciliana di vincolare il finanziamento dei Paesc comunali alla nomina dell’energy manager.
Per i soggetti obbligati quasi l’80% delle nomine riguarda persone interne all’organizzazione, “una scelta preferibile per le realtà medio-grandi, che rende l’azione di tale figura più efficace; i consulenti esterni rimangono la scelta più gettonata fra i soggetti di dimensioni e consumi minori”. Quanto alla certificazione come Ege secondo la norma Uni Cei 11339: “è utile che risulti certificato, soprattutto nel caso di un consulente esterno.