Michele Imbimbo è il founder di Stargraph startup che ha recentemente lanciato la piattaforma NFT e che vuole ribaltare uno dei paradigmi tipici del mondo dello sport e dell’intrattenimento
Stargraph è la startup che avvicina i tifosi alle star sportive. Nata nel 2017 dall’intuizione di Michele Imbimbo e l’azienda unisce la passione per lo sport e l’intrattenimento, collezionismo digitale e innovazione, tecnologia e sostenibilità.
Michele Imbimbo comincia la sua carriera nel team di business development di Enel. Già dai primi anni, cresce velocemente all’interno dell’organizzazione e ricopre ruoli manageriali in diverse aree della multinazionale italiana fino ad approdare nel dipartimento Sostenibilità e Innovazione, dove entra in contatto per la prima volta con il mondo delle startup. Da lì la svolta: dal ‘posto fisso’ a imprenditore. Nel 2017 Imbimbo avvia Stargraph, una startup tecnologica che permette a milioni di fan nel mondo di arricchire la propria esperienza e di creare nuove opportunità di business per le industry dello sport, della musica e dell’intrattenimento.
Recentemente la startup, vincitrice dei programmi di accelerazione “IMMEDIATE” e “HYPE Sports Innovation”, ha concluso un ulteriore fase di sviluppo lanciando la nuovissima piattaforma NFT (Non-Fungible Tokens) che vuole ribaltare uno dei paradigmi tipici del mondo dello sport e dell’intrattenimento: dalla monetizzazione dei fan, ai fan che guadagnano grazie alla propria passione.
Abbiamo intervistato Michele sul tema NFT, ecco cosa ci ha raccontato:
Michele innanzitutto raccontaci qual è stato il momento in cui sei entrato in contatto per la prima volta con il mondo degli NFT?
Il mio primo contatto con i Non-Fungible Token è stato nel 2017, pochi mesi dopo la creazione e il lancio di Stargraph come piattaforma che consentiva ad una celebrità di creare e condividere un autografo digitale con un numero ristretto di fan: sin dall’inizio, ci siamo posti il problema di come certificare l’autenticità e l’originalità dell’autografo fatto da una celebrità durante un evento dal vivo e come, il fan, poteva dimostrare di esserne il legittimo proprietario. E la tecnologia Blockchain era la risposta più efficace da questo punto di vista: ma non solo… Questa tecnologia, proprio per la sue caratteristiche di immutabilità e di registrare in modo permanente lo storico delle transazioni, consentiva anche di rendere l’autografo digitale un asset che poteva essere scambiato tra i fan su un mercato secondario creato ad-hoc. Così, proprio dopo poche settimane che veniva lanciato il progetto di CryptoPunks, uno dei primi progetti di successo di Non-Fungible Tokens sulla blockchain di Ethereum, anche in Stargraph stavamo iniziando a studiare e valutare la possibilità di creare autografi digitali tokenizzati e renderli commerciabili, in modo da creare una nuova forma di revenue per le celebrity e/o i club e per dare ai fan degli asset che, poi, avrebbero potuto avere un valore reale in futuro. Ma, evidentemente, nel 2017, eravamo troppo in anticipo sui tempi e, infatti, quando provammo a raccogliere fondi per finanziare lo sviluppo del mercato secondario, ricevemmo soltanto dei “NO” da parte degli investitori a cui ci eravamo rivolti. In particolare, durante una startup competition a cui partecipavamo, alcuni di loro, ricordo perfettamente, dichiararono che non avrebbe mai funzionato e che si trattava di “un feticcio digitale” per il quale le persone non sarebbero mai state disposte a spendere dei soldi. Nonostante le difficoltà e le critiche, nel nostro pitch è sempre rimasta una slide che rappresentava l’idea di mercato secondario e, per fortuna, abbiamo continuato a studiare la tecnologia e le sue applicazioni, fino ad arrivare al 2020, quando, dopo l’esperienza in Formula1 con Lewis Hamilton, visti i numeri che avevamo generato, abbiamo deciso di intensificare gli sforzi per sviluppare una nostra piattaforma di NFT.
Raccontaci com’è stato il tuo passaggio professionale dal “posto fisso” in ENEL al mondo startup…
Il passaggio da dipendente a imprenditore è stato un passaggio molto difficile e molto impegnativo soprattutto da un punto di vista psicologico, avvenuto in dopo diversi mesi di riflessioni e “scontri” con il resto della famiglia, ma anche e soprattutto con me stesso. Ho avuto la fortuna di lavorare immediatamente dopo la laurea in Economia e Commercio, quindi la mia unica esperienza lavorativa è stata in una grande azienda, ricoprendo incarichi di crescente responsabilità e, pur rimanendo nella stessa azienda, in funzioni molto diverse tra di loro, in un contesto internazionale. Durante uno dei vari passaggi da un’area dell’azienda ad un’altra, sono arrivato in Innovazione e Sostenibilità dove, per la prima volta nella mia vita, sono entrato in contatto con le startup con il cappello della grande azienda che ha bisogno di innovare. E lì è scattata la folgorazione per quel mondo dinamico e pieno di opportunità dove vedevo ragazzi più giovani di me che, da zero, avevano creato una loro azienda, raccoglievano fondi, crescevano e, soprattutto, univano il lavoro alle proprie passioni. Così, piano piano, è maturata l’idea di cambiare vita e iniziare a pensare di creare una mia startup. Dall’idea alla creazione della startup non è passato molto tempo, ma i problemi arrivano quando crei un primo prototipo e hai bisogno di testarlo e venderlo sul mercato: e questa è una delle cose più complesse che mi sono trovato ad affrontare, soprattutto perchè il mondo dello sport era un mondo nuovo e sconosciuto per me.
Stargraph si è recentemente sviluppata in ambito NFT – ci racconti il perché di questa virata?
Il passaggio è stato molto naturale, gli NFT rappresentano la soluzione tecnologica ideale per dimostrare la nostra tesi che asset digitali, realizzati da una celebrità e in tiratura limitata potessero avere un valore reale. Il vero punto di svolta è stato quando durante un GP di Formula1, ci siamo trovati a distribuire un numero limitato di autografi digitali di Lewis Hamilton (erano previsti solo 50 autografi) ma la richiesta da parte dei fan era estremamente più alta (oltre 15.000 richieste ricevute durante un fine settimana): e la cosa incredibile è che, pur essendo tutto gratis, perchè l’operazione era finanziata da uno sponsor, un numero importante di fan ci scrisse di essere disposta a pagare pur di avere l’autografo digitale personalizzato. Così decidiamo di avviare una serie di investimenti per sviluppare una nostra soluzione NFT e lasciamo sempre più spazio a questo nuovo filone all’interno delle nostre presentazioni commerciali. E quando a fine 2020, i nostri potenziali clienti si mostrano sempre più interessati agli NFT, la virata diventa inevitabile e decidiamo di focalizzare tutti i nostri sforzi su token e NFT.
Cosa portano gli NFT agli sportivi e ai fan che li acquistano?
In questo momento, a mio avviso, gli NFT nello sport, ma anche negli altri settori, rappresentano principalmente uno strumento interessante per collezionisti e, soprattutto, investitori che vogliono speculare scommettendo su futuri rialzi dei prezzi che consentiranno guadagni più o meno importanti. In prospettiva, gli NFT possono assolvere a diverse funzioni che vanno oltre al collezionismo ed alla speculazione, come ad esempio, rappresentare la prova certificata di essere stati presenti ad un evento di particolare importanza o di entrare all’interno di nuove meccaniche di gioco che renderanno sempre più attivo il ruolo dei fan. La nostra visione è capovolgere uno dei paradigmi tradizionali dello sport: ovvero passare da un modello di monetizzazione dei fan ad un modello in cui i fan monetizzano la propria passione, grazie all’utilizzo di NFT e token.
Quali sono a tuo avviso gli NFT che avranno più successo? (se hai qualche esempio dalla NBA o altre leghe parlane pure…)
Gli NFT che avranno più successo saranno quelli che consentiranno di creare un legame diretto tra la celebrity e/o il club e i suoi fan più accaniti: oggi, i social media, non consentono di gestire direttamente la propria fan base e, soprattutto, di distinguere, all’interno di essa, quali sono i fan che hanno una passione maggiore. Gli NFT consentono, invece, di creare una sorta di club digitale all’interno del quale si accede solo se si è proprietari di un determinato NFT. Diversi sono i progetti molto interessanti che si sono già sviluppati, tra i quali, sicuramente farei rientrare:
- NBA Top Shot che è una piattaforma che consente ai fan di acquistare e collezionare “Moments” di partite attuali o storiche che ha generato oltre 700 milioni di dollari di vendite in poco più di 2 anni dal suo lancio;
- Sorare che è una sorta di Fanta calcio basato su NFT: i tifosi possono costruire la propria squadra acquistando le card digitali dei calciatori sotto forma di NFT. A seconda delle prestazioni dei calciatori nei vari campionati, i fan acquisiscono punti e ricevono ricompense in cripto valuta;
- Bored Ape Yacht Club che non è un progetto totalmente dedicato allo sport ma che ha fatto notizia perchè diversi atleti ne sono entrati a far parte. Si tratta di una collezione di 10.000 immagini di scimmie in stile cartoon, ciascuna diversa dall’altra e con diversi livelli di rarità a seconda delle caratteristiche del volto, degli occhi, degli accessori etc. Stephen Curry, stella NBA, ha acquistato una di queste scimmie per 180.000 dollari e, attualmente, la utilizza come avatar del suo profilo Twitter. Una sorta di status symbol del mondo digitale…
Perché a tuo parere, gli NFT non vanno considerati come una bolla che prima o poi scomparirà? Come evolveranno nel tempo?
La tecnologia alla base è estremamente interessante e presenta dei vantaggi che sono utili anche se, nel prossimo futuro, una bolla legata a prezzi stellari raggiunti da alcuni NFT, dovesse scoppiare. La possibilità di dimostrare la proprietà di un asset digitale e di attribuire, grazie all’incontro tra domanda e offerta, un valore reale ad asset digitali sono caratteristiche troppo importanti per scomparire e che potranno avere effetti notevoli sulle economie delle realtà sportive e non solo. Finora abbiamo ragionato secondo un modello imposto dai social media: più un contenuto ha like, più follower / impression / condivisioni si hanno, più, nel mondo dei social, quel contenuto, quell’atleta, quel club ha valore. Nel mondo NFT, invece, non conta questo principio, quanto conta, invece, essere l’unico proprietario di quell’asset unico e raro. Non più milioni di follower, ma milioni di euro generati da un unico contenuto.
Quali sono i rischi legati a queste nuove tecnologie per la sport industry e per i fan?
Sicuramente, per l’industry, la mancanza di una conoscenza approfondita di queste tecnologie o la presenza di figure esperte di queste tematiche all’interno delle organizzazioni può portare a decisioni sbagliate di vario genere. In cambio di accordi di sponsorizzazione che generano entrate importanti, i club fanno fatica a distinguere tra crypto, NFT e fan token, tutti termini nuovo che rappresentano asset legati alla tecnologia blockchain ma con caratteristiche e peculiarità estremamente diverse tra di loro. Molte volte, questo comporta che i fan vengano coinvolti in meccanismi estremamente rischiosi in cui, in cambio della passione e del supporto per un club, possono perdere anche consistenti somme di denaro. E, inoltre, sempre pur di rimpinguare le casse in questo momento difficile, i club accettano contratti di esclusiva che sconsiglierei in questa fase iniziale di crescita degli NFT: è come se quando si sono affermati i social, i club avessero firmato esclusive solo con Facebook. Con il tempo, si sono aggiunti altri social che hanno attratto fasce diverse di fan e, pertanto, è stato necessario aprire nuovi profili sui vari Twitter, Instagram, YouTube, TikTok etc. Ecco, in questo momento, legarsi in esclusiva a una piattaforma NFT o fan token potrebbe creare un problema per il futuro, perchè potrebbero nascere nuove piattaforme molto più interessanti e diffuse tra i fan.
Per i fan, invece, come anticipavo, il rischio principale è incorrere in perdite economiche che possono essere anche ingenti: in questo momento, i mercati crypto in generale, e nello specifico di NFT e token, sono estremamente volatili: entrare nel momento sbagliato, può essere fatale sia per il portafoglio del tifoso che per la sua passione per il suo idolo o il suo club.