L’IoT e smart retail possano ridisegnare l’esperienza utente per renderla più sicura e fruibile nell’era post COVID
Quando il 18 di maggio al termine della fase dura del lockdown, si rialzeranno le saracinesche di negozi e centri commerciali, tutti, da una parte e dell’altra del bancone, dovremo probabilmente affrontare una nuova incognita.
Certamente i negozi saranno aperti. Ma noi avremo il desiderio di entrarvi? Il distanziamento sociale che è e probabilmente sarà ancora per lungo tempo la chiave per tenere a bada l’ormai famigerato R0, come si sposerà con la necessità e il desiderio di una normalità dello shopping?
Una interessante risposta in questo senso ce la potrebbe fornire l’IoT. Il Coronavirus in effetti sta funzionando da rivoluzione copernicana del retail – sia fisico che virtuale – e da una sfida nata da un enorme problema sanitario stanno sorgendo soluzioni disruptive che nessuno fino a ieri avrebbe immaginato.
Superata l’emergenza infatti, lo sforzo si concentrerà sul far capire alle persone che negozi e centri commerciali sono luoghi sicuri.
In principio era AmazonGo
Il primo store che si può considerare uno smart retail nasce nel 2018 a Seattle, quando Amazon ha lanciato a il suo primo negozio fisico completamente automatizzato dove le persone entrano, compiono i loro acquisti, ed escono. Ci sono sensori che riconoscono la persona quando entra, sistemi che consigliano acquisti e promozioni, sensori che verificano cosa sceglie l’utente dagli scaffali e che chiudono la transazione di acquisto e pagamento una volta che la persona esce dal negozio.
La richiesta che viene dall’emergenza COVID ha una specifica in più: gestire i flussi di ingresso e di uscita assicurando inoltre il minimo contatto umano: i retail di questo prossimo futuro dovranno adottare misure atte a garantire il distanziamento sociale ed a ridefinire gli spazi espositivi per attrarre i consumatori ormai condizionati dalla quarantena forzata.
Per poter immaginare un probabile scenario di quel che ci aspetta tra poche settimane è possibile guardare all’oriente a quella CIna che viaggia qualche mese avanti sulla linea del contagio: videocamere, scanner termici, proiettori in grado di definire gli spazi in modo dinamico, rilevatori di flussi di persone in modo da evitare l’assembramento e contingentare gli ingressi.
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L’importanza dell’AI e del bigdata analysis
Non solo reazione ma anche prevenzione: la chiave di volta del successo del negozio 2.0 sarà non solo essere pronti a mettere in campo tutta una serie di strumentazione per la riapertura, ma, soprattutto, essere in grado di analizzare in maniera predittiva alla mole di dati raccolti nel punto vendita ed essere pronti a prendere delle decisioni di conseguenza per assicurarsi i migliori standard di sicurezza e quindi, di conseguenza, accrescere il business.
Uno studio di Verizone riporta infatti che
- il 77% dei retailer presi in esame ritiene che l’IoT sia uno dei fattori abilitanti maggiori per ridefinire e migliorare l’esperienza del cliente in-store;
- l’89% dei retailer “pioneristici” ritiene addirittura di poter aumentare la propria capacità di intuizione delle preferenze e dei comportamenti dei clienti grazie ai sensori e agli oggetti connessi
Con la spinta sempre maggiore verso il mondo degli acquisti online – settore che ha visto una crescita del 30% nei primi mesi del 2020 – che che erodono fette sempre più grandi del mercato del retail, piccoli negozi e grandi shopping mall dovranno ripensare la propria esperienza utente: chi avrà la capacità di sfruttare al meglio le potenzialità degli smart retail avrà molte chance per accreditarsi come un luogo sicuro, sano e perché no, piacevole da frequentare.