Tra le economie emergenti, una in particolare segna un record importante: in India le startup raccolgono il record assoluto di finanziamenti nella storia del Paese
Una cifra importante, particolarmente significativa se si guarda al numero di operazioni completate: in India, nel corso del 2019, sono stati 1.185 i round completati dalle startup locali, per un totale di raccolta di 14,5 miliardi di dollari contro i 10,5 dello scorso anno. È un record per il Paese, e segna anche un’inversione di tendenza: dopo un 2018 difficile si torna a crescere, segno che l’economia locale guarda con ottimismo alle opportunità che le startup sono in grado di offrire.
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Dieci anni bellissimi
Il valore più interessante è soprattutto quello rapportato alla situazione di 10 anni fa: nel 2010 il mercato indiano raccoglieva “appena” 550 milioni di dollari, dunque in questa decade ha messo a segno una crescita pari a 25 volte il valore iniziale. C’è anche da segnalare come il progresso sia stato pressoché costante, tranne il rallentamento sensibile del 2018 (cresciuto di appena 100 milioni rispetto al 2017) e del 2016 (quando ci fu addirittura una contrazione), ma la costanza nella crescita è un segno di un ecosistema sano che si sta sviluppando in modo organico. Altro dato importante è il numero di startup attive: sono oltre 60mila in tutta la nazione, con 24 già divenute unicorni (ben 9 solo quest’anno) e 150 circa sul punto di diventarlo.
Neppure a dirlo, i settori in cui si concentrano gli investimenti sono legati strettamente alla natura sociale dell’India stessa: logistica, e-commerce, e-pharmacy, mobilità , insurtech, pagamenti e ospitality. Il round più impressionante di questo 2019 l’ha messo a segno una startup, ora unicorno, che si occupa proprio di quest’ultimo settore: 1,5 miliardi di dollari sono andati a OYO Rooms, una realtà presente in oltre 800 città concentrate soprattutto in Asia e Medioriente, che ha raccolto i favori e i denari di un player che sta scommettendo forte nel Subcontinente. Si tratta di Softbank, che si è resa protagonista anche di altri round molto sostanziosi.
1 miliardo di dollari è andato al sistema di pagamento, alternativa ai celebri Apple Pay e Google Pay, sviluppato da Paytm; di logistica si occupa invece Delhivery, che ha raccolto 413 milioni in un round sempre guidato da Softbank, che ha contribuito anche all’investimento da 250 milioni nella startup impegnata nello sviluppo di soluzioni di mobilità elettrica Ola Electric. Finanziamenti importanti arrivano comunque anche dalla Cina, con la sempre più attiva Tencent che ha puntato sull’e-commerce di Udaan guidando un round da 550 milioni, o da Singapore – come nel caso del round da 220 milioni di PharmEasy guidato da Temasek. Il fondo di VC più attivo però è Sequoia Capital, che ha messo a segno 50 operazioni solo nel 2019.
I luoghi dell’innovazione indiana
Come accade anche da noi nella vecchia Europa (e non solo), anche l’India vede alcune città primeggiare sulle altre in termini di quantità di startup fondate. Il primato è senza ombra di dubbio di Dehli, che da sola ospita il 33 per cento di tutte le startup fondate negli ultimi tre anni, seguita da Bangalore e Mumbai, ma la situazione cambia se si guarda a quanto hanno raccolto le startup: in questo caso il primato spetta a Bangalore, che scavalca Dehli con Mumbai che invece rimane stabile al terzo posto. Completano le prime cinque posizioni Hyderabad e Pune.
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Un altro dato molto importante da riportare è la presenza di capitali stranieri: il numero di investitori esteri in India cresce costantemente, e sfiora ormai le 500 realtà d’oltreconfine presenti in modo stabile e permanente sul territorio indiano. Ad attirare gli investitori è soprattutto la prospettiva di crescita che una startup indiana è in grado di offrire: anche senza includere i programmi di internazionalizzazione, la possibilità di progettare e realizzare una soluzione in grado di scalare sul mercato interno permette di far crescere rapidamente il business a livelli decisamente interessanti.
Da segnalare, infine, come le startup indiane siano attive anche nel campo delle exit: 128 startup indiane sono state acquisite nel corso del 2019, con il caso più eclatante da individuare probabilmente in Yatra acquisita dalla statunitense Ebix per 337 milioni. Ci sono stati però anche debutti a Piazza Affari, con quotazioni (IPO) come quelle di successo di IndiaMART (407 milioni di capitalizzazione) e Affle (269 milioni di dollari).