Dall’ex startup texana Gunfire Games arriva il prequel di Remnant from the Ashes. Un soulslike in cui… si invecchia
È stato sicuramente un parto complesso quello di Chronos: Before the Ashes. L’ex startup innovativa texana Gunfire Games fondata da David Adams nel luglio 2014, che vi fece confluire i colleghi di Crytek USA appena prima della chiusura dello studio e successivamente acquisita da THQ Nordic, iniziò a lavorarci nel 2016. Sarebbe dovuto essere un titolo per VR, invece, dopo 4 anni, arriva finalente sugli scaffali come titolo tradizionale per Nintendo Switch, PlayStation 4, Xbox One, Google Stadia e PC. Cos’è successo nel mentre?
Leggi anche:Â Mortal Shell, un Dark Souls a spasso per Mordor
Chronos: Before the Ashes è il prequel a tutti gli effetti di un titolo che purtroppo non ha goduto della fortuna che avrebbe meritato: Remnant from the Ashes. Abbandonata la vena sparattutto, per questo secondo capitolo – che narrativamente si posiziona però come “episodio zero” – si concentra invece più sui classici combattimenti all’arma bianca, presentando il gameplay di un soulslike abbastanza canonico.
Questo significa che Chronos: Before the Ashes è un titolo molto impegnativo che richiede di essere giocato col dovuto rispetto. Scordatevi dunque le facilitazioni dei titoli moderni, a iniziare dalle barre della salute che si riempiono correndo al riparo dai mostri o dalle mappe che vi indicano la direzione. In questo soulslike si finisce spesso per perdere ore semplicemente vagando nell’immenso labirinto che dovremo affrontare. Non tanto per la difficoltà degli enigmi ambientali, tutti piuttosto semplici e abbordabili per chi ha la minima esperienza in fatto di videogame, quanto appunto per il level design volutamente intricato.
Leggi anche:Â Hellpoint, un Dark Souls fantascientifico e interstellare
L’età non porta saggezza, l’età porta rughe
E poi, come in ogni soulslike che si rispetti, pure in Chronos: Before the Ashes ci sono nemici coriacei e mortali fin dalle prime ore di gioco. Prima di sferrare un colpo a testa bassa occorre imparare per ciascuno la routine d’attacchi o rischierete di vedervi affettata buona parte della barra della salute. Per fortuna sono dannatamente lenti, ma nel caso vi riescano a chiudere in un angolo e non siate sufficientemente forti, difficilmente ne uscirete vivi. Una scelta che rende il titolo texano meno spigoloso di quanto non ci si aspettasse riguarda il fatto che gli sviluppatori hanno deciso di non diminuire la stamina del vostro personaggio a ogni corpo inferto (ma solo per le parate), perciò non verrà affetto da malus chi sventaglierà lame e asce a casaccio. In realtà uno svantaggio a prendere sottogamba i combattimenti c’è ed è forse l’aspetto più riuscito del gioco: ogni decesso farà invecchiare di 1 anno il protagonista. Si inizia l’esplorazione del Labirinto a 16 anni e a mano a mano che collezionerete dipartite crescerete, fino a invecchiare e questo avrà conseguenze sulle abilità che potrete accrescere salendo di livello, che diminuiranno da anziani. In compenso, però, ogni 20 anni sbloccherete nuove abilità speciali e diverrete più bravi nel maneggiare le arti arcane.
A spasso per il Labirinto di Chronos: Before the Ashes
Un plauso va fatto alle ambientazioni. Nonostante Chronos: Before the Ashes vi chiuda in un immenso labirinto e certo non eccelli per qualità grafica e livello di dettaglio, ciascun piano è stato strutturato in modo da apparire sufficientemente variegato e invogliarvi all’esplorazione. Per quanto classicheggianti e derivative, le ambientazioni sapranno comunque affascinarvi: si va da buie spelonche a gelide costruzioni gotiche, passando per grotte scavate all’interno di alberi colossali, passaggi sull’orlo del precipizio e le immancabili stanze da piramide egiziana mezze sommerse dalla sabbia.
Insomma, il titolo Gunfire / THQ Nordic è tecnicamente spartano, ludicamente parlando piuttosto canonico ma questo non vuol dire che sia noioso. Per essere un soulslike, anzi, ha una curva di apprendimento estremamente bonaria (i più rodati tra voi potrebbero persino trovare noiosa la prima parte del gioco: ma non demordete perché poi accelera) e questo lo rende adatto a una platea più ampia di videogiocatori. Non è perfetto e nemmeno in grado di competere con Demon Souls, sia chiaro, ma ne rappresenta sicuramente una affascinante alternativa e un ottimo titolo da cui iniziare se non si ha provato prima questo genere.