Da Copenhagen arriva un videogame fuori di testa, ma incredibilmente solido e spassoso. Un vero titolo indie
Ricordate “Ammazza che mazza”, il videogioco che tutti i bambini di Springfield avrebbero voluto trovare sotto l’alberello di Natale chissà quanti anni fa? Ecco, se anche voi siete come Bart Simpson e non avete mai amato né il golf né titoli seriosi come Ammazza che mazza, potreste allora stravedere per WHAT THE GOLF?, stralunato titolo indipendente che non ha nulla a che vedere né con le simulazioni, né con il golf.
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Mai sognato di spedire nella buca il golfista e non la pallina?
WHAT THE GOLF? è, all’apparenza, un gioco come tanti altri. Alla prima partita, si trova su schermo il proprio alter ego, la pallina bianca e, all’orizzonte, appena visibile oltre un filare di alberi, la buca contrassegnata dall’immancabile bandierina. Fin qui, nulla di esaltante. La follia scoppia dopo, quando si prova a sferrare il colpo.
Già , perché premuto il pulsante, la pallina resterà al suo posto, ma il golfista schizzerà verso la parte alta dello schermo come un povero fantoccio, travolto da una forza invisibile ma portentosa. Questo è esattamente WHAT THE GOLF?, anzi, è solo la punta dell’iceberg perché il videogioco, sviluppato dal team danese Triband, usa il golf solo come pretesto ludico, come linea narrativa, per il resto ogni livello è un gioco a sé, governato da regole proprie. Ci sarà dunque lo stage in cui la pallina è un uovo di gallina e si rompe al primo scossone, quello in cui dovrete spedire in buca persino un’automobile fino ad arrivare a folli, ma riuscite, sezioni platform 2D che strizzano l’occhio a Super Mario Bros.
E siamo ancora solo alla superficie dell’offerta ludica, perché WHAT THE GOLF? continua a non essere sintetizzabile in questi esempi. Di fatto, è una rassegna di situazioni assurde, ma curate fin nei minimi dettagli perché tutto risponda esattamente secondo le regole che di volta in volta vi saranno impartite. È un titolo arcade, ma se vi chiede di spedire in buca una tartaruga seduta su una seggiola da ufficio con le rotelle, state pur certi che l’oggetto si comporterà proprio come vi aspettereste si muova quel genere di poltroncina. Ogni quadro ovviamente richiederà un approccio diverso: a volte controllerete chi batte il colpo, a volte il “proiettile” stesso. Altre volte nessuno dei due ma lo scenario.
E non chiamatelo giochino, perché sotto la sua apparente semplicità si cela una ossatura ludica corposa, solida, convincente. Difficilmente gli studi di sviluppo più grandi riescono a creare giochi che, dal punto di vista del gameplay, sono così variegati (di norma ci si concentra, per esempio, su di un racing e si prova a sviluppare bene quello).
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Questo WarioWare danese invece sperimenta di continuo ed è sempre all’altezza delle aspettative. Citando in modo spudorato ed affettuoso kolossal del videoludo. È il caso del livello in cui si controlla una scatola di cartone con tanto di gambe che deve arrivare alla buca evitando le telecamere: si rifà indubbiamente a Metal Gear Solid, passando per chicche che rimandano a Katamari Damacy, Excitebike o al mitico Donkey Kong. Un piccolo, divertentissimo, capolavoro.