La nuova giunta di centrodestra manda un messaggio inequivocabile alle ecomafie che infettano la regione
Non si può dire che quello di Jole Santelli, neo presidente della regione Calabria, non sia un annuncio a effetto. La nuova giunta di centrodestra ha infatti espresso la volontà di nominare Sergio De Caprio, meglio noto come Capitano Ultimo, assessore all’Ambiente della giunta.
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Capitano Ultimo, ecomafie avvertite
«Vi presento il nostro prossimo assessore all’ambiente». Con queste semplici parole Jole Santelli ha dato ai giornali la notizia nel corso di una brevissima conferenza stampa alla Camera dei Deputati alla quale ha preso parte il futuro assessore. In realtà , prima che di prendere l’incarico l’alto ufficiale dovrà ottenere il nulla osta dell’Arma.
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Il Capitano Ultimo, ufficiale del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, è passato alla storia per avere arrestato, nel 1993 il pericoloso capomafia latitante Totò Riina, anche noto come “belva umana” (lo apostrofò così il giudice Paolo Borsellino, poi ucciso da Cosa Nostra).
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«La nostra Regione ha un ambiente molto fortunato e allo stesso tempo molto sfortunato, con molte luci e molte ombre», ha detto la neo presidente Santelli. «Il mio obiettivo sarà tutelare l’autodeterminazione delle comunità calabresi senza l’interferenza delle mafie di ogni tipo», le ha fatto eco il Capitano Ultimo.
Si tratta di una nomina molto importante considerato che la Calabria è, senza troppe sorprese, una delle regioni più avvelenate dalla presenza delle cosiddette ecomafie. Secondo l’ultimo rapporto in materia di Legambiente,  in Italia, nel 2018 il giro d’affari complessivo del business delle ecomafie ammontava a 16,6 miliardi di euro, di cui 3,2 miliardi per commercio illegale di animali e piante protette, 2,8 miliardi nell’ambito dei rifiuti speciali, 2,3 miliardi derivanti da operazioni di abuso edilizio, 1,4 miliardi dal comparto agroalimentare e 1,1 miliardi di euro per l’inquinamento ambientale. Un’infrazione su sei è avvenuta in Campania (14,4%), il 12% in Calabria, il 10% in Puglia e il 9,8% in Sicilia. A seguire troviamo il Lazio (7,7% delle infrazioni), la Toscana (6,8%) e la Lombardia (5,4%).