Pensate a una partita di calcio che gira un po’ all’incontrario perché chi ha ideato le regole lo ha fatto fuori dalla logica comune, e perciò pensate a una partita dove a tirare il calcio di rigore deve essere il calciatore meno forte, dove un giocatore non può fare più di tre goal e, semmai, deve aiutare gli altri a segnare, dove nessuno mai finisce in panchina e anche i più scarsi sono sempre titolari. E l’arbitro? L’arbitro, in questo calcio rivoluzionato, non c’è, perché tutti si deve essere responsabili ed etici, e ciò basta affinché la partita scorra armoniosa e giusta.
Benvenuti al Campo dei Miracoli, periferia sud-est di Roma, esattamente Corviale, area famosa per il più grande complesso di edilizia popolare della Capitale maltrattato dalle occupazioni abusive e per un diffusissimo degrado che qui assumerebbe ormai la maschera dei luoghi a zero speranza, tanto sono lasciati indietro dal mondo. Se non fosse che qui c’è quel calcio stralunato e il Campo dei Miracoli, dove si viene tutti a giocare, e mica per suonarle alla squadra avversaria; qui si viene per godere la bellezza di un luogo in cui l’erba dei campi (uno a 7 e uno a 8) è curata con amore e la struttura intorno – interamente ecosostenibile, con palestra e sala funzionale in legno, argilla, sughero – è una carezza insperata che dà pace a tutto quel cemento lì fuori. Ma qui si viene soprattutto per ritrovarsi intorno al pallone, che si abbia sei anni o settanta, si sia uomini, donne, talenti fisicati e portatori di handicap, di ogni etnia, di qualsiasi fede, miscelati secondo un coefficiente studiato per bene così che le squadre – che più miste di così non si potrebbe – sono in realtà una perfezione di equilibrio: dunque non vince il più forte in campo, perché il più forte non c’è, ma il più virtuoso, empatico, collaborativo anche fuori, perchè al punteggio della partita si somma il punteggio delle varie attività comunitarie (tutela del’ambiente, recupero degli spazi, incontri sulla legalità) in cui ci si sfida con l’obiettivo di costruire il bene comune, insomma di prendersi cura delle cose che sono di tutti.
Trasformare i campi di calcio in palestre di vita
“Vogliamo cambiare il mondo partendo da uno sport potente come il calcio, che nel nostro Paese porta 300.000 ragazzini a iscriversi a una scuola. Vogliamo trasformare i campi di calcio in palestre di vita”, dice Massimo Vallati, fondatore e anima di Calcio Sociale, l’organismo che, a partire dal Campo dei Miracoli, che ne è sede, ha trasformato e continua a trasformare il quartiere portando eccellenza e bellezza dove non ti aspetteresti di trovarla. “Calcio Sociale è una metodologia educativa che usa come leva la semplicità e la bellezza del calcio, ma ne cambia le regole che spesso lo rendono troppo competitivo e violento. In questo modo il calcio diventa il mezzo per fare interagire un intero e difficile quartiere, per praticare tutti insieme valori positivi e quindi creare un mondo più giusto, libero, solidale, inclusivo”, spiega ancora Massimo, che ha già portato il suo metodo fuori dall’Italia, Inghilterra e Germania in testa, e che fa parte di Ashoka, la più grande rete internazionale di innovatori sociali.
Calcio Sociale ora mette in campo una nuova sfida, coraggiosa: “Laddove oggi c’è uno spazio in forte degrado, vogliamo costruire un campo a 11, che sarà omologato per fare giocare anche la Nazionale Femminile. Con questo campo, avremo una leva in più per trasformare, un goal alla volta, il nostro territorio. Hanno già dato il loro appoggio a Calcio Sociale numerosi attori sul sito Produzioni dal Basso” (se volete anche voi supportare il sogno acquistando una zolla del campo, potete contribuire qui).
Il progetto Osteria dei Miracoli
Oltre al campo, si vuole fare partire a breve un esperimento: creare un’osteria al Campo dei Miracoli e un Orto Urbano, in collaborazione con Slow Food, osti e associazioni del territorio, per portare l’eccellenza gastronomica, insomma il cibo sano e buono, al Corviale, con le relative ricadute occupazionali e sociali che ne possono seguire. Dopo il Campo dei Miracoli, che i prodigi li ha compiuti per davvero, è pronta dunque una nuova sfida, nel segno del cibo. Il nome contiene tutta la sua promessa: si chiamerà Osteria dei Miracoli