Soldi a portata di app. Ormai sempre più italiani usano app per gestire il loro denaro. Più attive sono le aziende: il 55% delle PMI interagisce con la sua banca attraverso lo smartphone (dati Osservatorio Fintech e Insurtech del Politecnico di Milano).
Proprio le applicazioni sono la leva che ha spinto di più la crescita del fintech negli anni. Interessante, a questo proposito, è una ricerca a livello mondiale (realizzata da Statista nel 2017) mette a confronto il tempo speso dagli utenti sulle app mobile per settori. La crescita del fintech è del 33% rispetto all’anno precedente.
Dietro questi numeri c’è un lavoro enorme, quello realizzato dalle startup fintech che affrontano un mare di ostacoli per creare applicazioni di facile utilizzo: «Ci sono tante insidie dietro l’angolo», racconta Claudio Bedino, co-founder di Oval Money, la fintech che ha realizzato un servizio che consente di accumulare risparmi e investire in modo automatico: 200mila utenti registrati in due mercati, Italia e UK.
App fintech: la sfida più grande
Come si conciliano gli aspetti normativi con la user experience? È questa, per Claudio, la più grande sfida che deve affrontare chi realizza app fintech: «Capirai che rispetto a un’app di gaming, il fintech ha tante responsabilità sia verso gli utenti che verso l’esterno, dalla sicurezza e gestione dei dati dei clienti, alle norme sulla privacy, fino a quelle sull’antiriciclaggio».
Questo finisce per pesare, inevitabilmente, sui processi di onboarding: per quanto le procedure di accesso possano essere semplificate risulteranno sempre più lunghe rispetto ad altre app dello store: «Penso alle app di un sito ecommerce, che ormai chiedono pochissime info per registrarsi, oppure a tutte quelle applicazioni che offrono la possibilità di loggarsi direttamente via social»
Claudio spiega, che malgrado la volontà di alleggerire di tanto i processi di onboarding, le procedure di accesso saranno sempre un po’ più laboriose di quelle di un sito ecommerce, come anche della possibilità che offrono molti servizi oggi di loggarsi direttamente via social. Una fintech non avrà mai un onboarding paragonabile e questo è anche per la sicurezza degli utenti stessi».
Fiducia e partnership
Fiducia per una fintech è ancor di più sinonimo di trasparenza: «Un modo, per esempio, è usare schermate per spiegare agli utenti l’uso che si fa di ogni dato che si richiede».
Mentre un’altra strada è quella che vede la fiducia come sinonimo di affidabilità: «Da una parte, se negli ultimi anni per motivi diversi c’è stato un aumento dell’avversione verso gli istituti bancari tradizionali, i clienti continuano a identificare i brand bancari come affidabili. Le fintech su questo hanno ancora tanta strada da fare, checché se ne dica».
Per migliorare reputazione e aumentare la fiducia, Claudio consiglia di abbinare al proprio brand uno più famoso, accogliendo, per esempio, un investimento da parte di un operatore tradizionale (banche, società di investimenti, ecc) e averla come partner, oppure legandosi ad altre startup più blasonate. La sua Oval Money, per esempio, ha stretto una partnership con Intesa Sanpaolo (ne parliamo qui).
L’ostacolo tecnico: l’integrazione
Le fintech per vivere hanno spesso bisogno di rapportarsi a terze parti per reperire dati dei clienti (per l’accesso, per esempio, ai conti bancari). Dal punto di vista normativo, la direttiva europea, Psd2, ha facilitato il processo. L’open banking, infatti, allarga di tanto le opportunità per l’accesso ai dati da parte degli istituti che da sempre li detengono.
Tuttavia, la vera sfida è quella tecnica, come racconta Claudio: «Lavoriamo con diversi partner esterni che integriamo nella nostra app. La difficoltà nascono proprio dall’integrazione, nel dialogo tra tecnologie che appartengono ad aziende diverse e al loro costante aggiornamento. Come integrarle, garantendo al contempo la qualità del servizio?».
La questione è molto delicata. Una mancanza di coordinamento è pericolosa dal punto di vista della sicurezza e dell’affidabilità. Senza un lavoro in sinergia con i partner, si rischia di compromettere la relazione con il cliente: «Alla fine dei giochi, il responsabile verso il cliente sei tu. Devi lavorare in modo che nessuno resti indietro sul fronte tecnologico, né i tuoi partner, né tantomeno tu».
Come evitare di essere vulnerabili
L’aspetto sicurezza va curato nei minimi dettagli in un’app fintech. Molti sono portati a pensare che le minacce provengano dall’esterno: Spesso sono le persone il punto vulnerabile dell’azienda, dove la sicurezza della tecnologia funziona a volte saltano i processi se al lavoro non ci sono dipendenti formati e preparati.
Per evitare perdita o il furto di dati sensibili, Claudio consiglia di tenere alta la cultura e la formazione in azienda.
Oval Money, i numeri
Quasi 200mila utenti, otlre 6 milioni di finanziamento e più di 30 dipendenti per Oval Money oggi. Claudio ci svela i piani per il futuro prossimo della fintech: «Arriveremo a 50 dipendenti entro quest’anno per sviluppare nuove ed importanti funzionalità dell’app e ci espanderemo su un altro mercato. Dopo Italia e Inghilterra, abbiamo già individuato un altro Paese dove promuovere l’utilizzo della nostra app», conclude.