La ricerca dell’Osservatorio Fintech&Insurtech del Politecnico di Milano parla chiaro: i progressi fatti segnare dalla popolarità tra clienti e finanziatori dei nuovi servizi digitali per pagare, assicurare, investire sono la dimostrazione di una crescita costante. Fintech e Insurtech, insomma, sono qui per restare: lo dimostrano gli oltre 43 miliardi di dollari investiti in questo settore, e l’attenzione rivolta dagli incumbent alle nuove iniziative che vedono la tecnologia rivoluzionare il settore.
Più Fintech per tutti
Aumentano in numeri e in dimensioni: a livello planetario le Fintech sono in crescita, grazie a investimenti che superano il milione di dollari per oltre 1.200 startup. Una crescita robusta di oltre 66 punti percentuale, e con un totale investito in questo settore che globalmente come detto raggiunge e supera i 43 miliardi di dollari: la parte del leone la fa l’Asia, dove i nuovi mercati stanno crescendo a 3 cifre ogni anno, mentre rallenta l’occidente e in particolare gli Stati Uniti (con quest’ultimo Paese che resta però ancora il centro di questo mercato).
In questi anni sta gradualmente cambiando sempre più anche l’approccio delle Fintech: oggi sempre più spesso, nel 25 per cento dei casi, hanno come obiettivo la collaborazione e la cooperazione con gli incumbent. Non c’è più il muro contro muro tra “vecchio” e nuovo, anzi ora l’ecosistema startup vede in quelli che un tempo erano ritenuti concorrenti da disintermediare dei potenziali alleati con cui crescere più velocemente.
Una presa di consapevolezza anche legata al fatto che raramente le Fintech e le Insurtech offrono un servizio completo in grado di sostituirsi all’intero giro d’affari degli incumbent: tipicamente le startup di questo settore sono mono-servizio, fattore che ne può limitare le capacità di scalare ma che può essere determinante per integrarsi in un’offerta più ampia e variegata. Soprattutto perché gli incumbent hanno bisogno delle tecnologie sviluppate dalle startup, e queste ultime possono sfruttare la fiducia dei clienti nelle banche e negli istituti tradizionali per offrire loro i propri servizi.
L’Italia segue il trend
Se è vero che i grossi capitali e investimenti restano Oltreoceano e in Asia, in Italia ci sono alcuni servizi che crescono e che riescono a raccogliere adeguati finanziamenti. È il caso delle assicurazioni online e dei sistemi di pagamento digitali o P2P, con soprattutto le prime che hanno saputo raccogliere negli anni una grossa fetta di pubblico che le ha scelte in virtù del risparmio garantito: ora stanno crescendo anche le polizze istantanee, sviluppate anche da assicurazioni tradizionali e offerte con strumenti digitali (soprattutto lo smartphone) ai clienti.
Ormai sono 11 milioni gli Italiani, 1 su 4, che hanno iniziato a testare e usare i nuovi strumenti finanziari e assicurativi digitali: stanno crescendo anche social lending, crowdfunding e chatbot. Significativa anche l’evoluzione seguita dai robo-advisor: in consulenti di investimento basati su intelligenza artificiale e altri algoritmi oggi vengono presentati non più come totalmente automatici, bensì viene messo in maggiore risalto come il fattore umano rivesta un ruolo significativo nella definizione degli obiettivi e nel governo dei processi.
Esattamente come nel resto del mondo, anche da noi crescono in numero le startup che si occupano di quelle che sono le due parole chiave del momento: ovvero Blockchain e Distributed Ledger. Tecnologie che trovano ampia applicazione nel mondo dei pagamenti, nella gestione documentale, ma che possono essere impiegati anche altrove: per esempio nella gestione delle identità , nella tracciabilità delle operazioni finanziarie o degli assegni.
C’è infine un fattore da affrontare, ancora, sul mercato italiano: l’esigenza del cliente, in particolare del cliente professionale, di un contatto fisico con il personale umano per completare le operazioni. Ciò vale in particolare per le PMI, che stentano anche ad approfittare dei nuovi servizi digitali relativi ad esempio a mini-bond, P2P lending o crowdfunding. Strumenti che possono crescere anche grazie alle Fintech, capaci magari di semplificare l’accesso al credito indispensabile all’operatività delle imprese.