Lo scopo dell’accordo è mettere a punto progetti per costruire insieme ai docenti italiani strategie e pratiche didattiche innovative con strumenti digitali. L’intervista a Andrea Gavosto direttore della Fondazione Agnelli
Insieme per innovare la didattica attraverso il digitale. Accordo tra Fondazione Agnelli e Google: lo scopo è mettere a punto progetti per costruire insieme ai docenti italiani strategie e pratiche didattiche innovative con strumenti digitali.
Tra i nuovi progetti sviluppati c’è la piattaforma Parallel Education per la formazione reciproca, ideato da Gianfranco De Simone, ricercatore della Fondazione Agnelli, e promosso dalla stessa Fondazione. Sarà disponibile dall’autunno in una versione beta per 300 classi delle medie, mentre dal 2020 sarà accessibile a tutti gli insegnanti che potranno iscriversi e accedere. Un luogo in cui i professori potranno scambiarsi idee, progetti, suggerimenti per migliorare la propria didattica quotidiana. Una sorta di piattaforma sharing per condividere e migliorare le esperienze didattiche, a cominciare dalla scuola media.
A StartupItalia interviene il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto per un focus sull’accordo con il gigante della Rete.
L’intervista
Fondazione Agnelli e Google insieme per rinnovare la didattica. Come è nato questo binomio?
Per la Fondazione Agnelli Google è il migliore partner possibile per lavorare sull’innovazione digitale nell’education. Non soltanto, però, in ragione della sua straordinaria capacità e forza tecnologica, che è cosa ovvia. Ma in particolare perché – discutendo con Google l’orizzonte e i contenuti dei nostri progetti insieme – abbiamo avuto la conferma di condividere un principio fondamentale: nella scuola l’innovazione digitale non funziona e resta inutilmente inerte senza un progetto didattico. L’assenza di un progetto didattico peraltro spesso può spiegare perché in questi anni, non solo in Italia, ma in molti sistemi scolastici, le promesse della tecnologia di migliorare gli apprendimenti degli studenti spesso non siano state mantenute, come ci dice la ricerca internazionale. Ora, dietro un progetto didattico, c’è sempre un insegnante. Questo è il punto chiave della nostra collaborazione: rivolgersi agli insegnanti e considerarli il motore della grande sfida educativa che è rinnovare la didattica con l’aiuto delle nuove tecnologie, offrendo loro gli strumenti per trasmettere, condividere e costruire con i propri studenti il sapere in modo nuovo, più appassionante e stimolante.
Crescita e sviluppo professionale dei docenti: c’è ancora poca cultura digitale in Italia in questo senso?
Il corpo docente italiano è anziano, non ha ricevuto un’adeguata formazione digitale e spesso perciò si trova a disagio con tecnologie che i ragazzi padroneggiano invece con grande naturalezza e disinvoltura. Ma di nuovo, il punto vero della questione è un altro: la necessità che gli insegnanti uniscano in sé una cultura digitale più matura e l’impegno mirato a integrare la tecnologia con l’innovazione didattica, così da avere a disposizione una maggiore ricchezza di metodologie di insegnamento che affianchino la lezione tradizionale, trasmissiva. In questa direzione cercano di andare i progetti già inclusi nella nostra collaborazione. Come i corsi di formazione al coding Google CS First, che già per due edizioni hanno coinvolto insegnanti delle primarie e delle secondarie di I grado presso il nostro laboratorio Combo a Torino, avvicinando alle basi della programmazione attraverso i percorsi e materiali didattici sviluppati da Google attraverso l’omonima piattaforma gratuita. O come il nuovo progetto Parallel Education, ideato e promosso da Fondazione Agnelli, che vuole diffondere pratiche didattiche efficaci e validate dall’esperienza degli insegnanti, attraverso una piattaforma digitale per la formazione reciproca (peer-to-peer training), sviluppata insieme agli stessi docenti grazie alla tecnologia Google Cloud. Nella stessa direzione vanno anche giornate come Te@ch, il workshop realizzato lo scorso giugno a Torino in Fondazione Agnelli nell’ambito dell’Italian Tech Week, che ha riunito alcune fra le esperienze più interessanti al mondo nell’ambito dell’innovazione digitale per la didattica e l’apprendimento. Ad esempio, quelle di Sana Labs, Lexplore, Maieutical Labs, Matherialize, Edsights e della stessa Google. L’incontro ha permesso ai partecipanti (oltre a docenti, specialisti dell’education, giovani founders…) di sperimentare in prima persona le applicazioni selezionate.
Cosa è previsto, invece, per gli studenti?
Tutti i nostri progetti in comune hanno come obiettivo ultimo di sviluppare il potenziale degli studenti e arricchire il loro percorso formativo. Ma, come ho già detto, pensiamo che il passaggio chiave sia concentrarsi sulla crescita e il rinnovamento professionale dei docenti, che sono perciò al centro di tutti i progetti della collaborazione. Perché, infine, il lavoro con gli studenti è la loro responsabilità.
La didattica, in futuro prossimo, sarà sempre più digitale?
Il fatto che la nostra vita e il nostro lavoro siano oggi e saranno sempre più digitali, inducono a pensare così. Però, non dobbiamo dare tutto per scontato o inevitabile. Perché così banalizziamo la questione: la didattica sarà sempre più digitale se saprà dimostrare di riuscire a fare di più per aiutare gli studenti a migliorare i propri apprendimenti e a formare le proprie competenze. Questa dimostrazione oggi non l’abbiamo ancora, né in Italia né fuori.
Secondo lei il governo sta facendo abbastanza per la cultura digitale a scuola e per colmare il gap con gli altri paesi?
Negli ultimi sei-sette anni i diversi governi – qualcuno con maggiore impegno – hanno in genere agito per rafforzare la dotazione informatica delle scuole e per fare entrare i devices nelle aule scolastiche. Non sempre ciò è stato fatto con una visione chiara, ma nel complesso sotto questo profilo il gap con gli altri paesi avanzati è stato quasi colmato. In anni più recenti sono migliorate anche le connessioni. Ma – e voglio concludere ancora sul medesimo tema che è anche la ragione della nostra collaborazione con Google – il ritardo vero resta sul piano dell’innovazione didattica.