“Gli allenamenti alla Rocky appartengono ormai al passato. Grazie all’evoluzione del mercato tech negli ultimi 4 o 5 anni, stiamo arrivando a capire i limiti del corpo umano come non siamo riusciti a fare per migliaia di anni”
Immaginate un giocatore che esce dal campo all’intervallo e fa pipì in uno speciale contenitore; in tempo reale, dei sensori analizzano i suoi valori fisiologici inviando le informazioni direttamente sullo smartphone del preparatore atletico della squadra. Gli altri livelli sono a posto, ma magari il sodio è un po’ basso? Con la bevanda giusta, nel giro di un paio di minuti tutto torna alla normalità. Il supereroe ha riconquistato i suoi poteri.
Eccessivo? Non per Mounir Zok, uno dei massimi esperti mondiali di tecnologia applicata allo sport. L’ingegnere biomedico nato e cresciuto in Libano è recentemente intervenuto in un dibattito su questi temi con uno speech dal titolo piuttosto eloquente: “L’arrivo dei super-atleti, perché non si tornerà indietro”. Secondo Zok la tecnologia integrata rappresenterà lo spartiacque per il futuro dello sport, la chiave di volta per migliorare la prestazione sportiva di quell’1% in grado di fare la differenza.
L’allenamento smart
Il mercato, d’altronde, sta già andando in quella direzione. Solo per citare alcune delle grandi novità che vedremo nei prossimi anni, le grandi aziende di bevande energetiche stanno sviluppando, come si diceva all’inizio, contenitori di urine portatili per avere dati in tempo reale, mentre i brand di abbigliamento più importanti hanno progettato dei tessuti capaci di inviare direttamente dati biometrici agli smartphone durante l’attività sportiva.
“Stiamo assistendo a una transizione dei grandi atleti verso un allenamento sempre più smart. Quelli che seguiranno questa tendenza nel prossimo futuro saranno gli stessi che riusciranno a trarre il massimo vantaggio dal proprio corpo” spiega Zok. “Gli allenamenti alla Rocky appartengono ormai al passato. Grazie all’evoluzione del mercato tech negli ultimi 4 o 5 anni, stiamo arrivando a capire i limiti del corpo umano come non siamo riusciti a fare per migliaia di anni”.
Sembra proprio che stiamo per entrare in un’era in cui sarà la tecnologia a determinare i risultati sportivi. Non che non fosse così anche in precedenza: tutti i grandi atleti e le grandi squadre hanno precorso i tempi, adottando le tecniche di allenamento più innovative per l’epoca. La velocità a cui sta avvenendo tutto questo oggi, però, non ha precedenti: “Il nostro corpo ci comunica continuamente informazioni, ma fino ad ora non eravamo in grado di capirle. Oggi invece abbiamo capito come farlo e come sfruttare queste informazioni a nostro vantaggio. Forse non abbiamo ancora raggiunto il livello di accuratezza a cui puntiamo, ma è solo questione di tempo” continua Zok.
Se questo è davvero il futuro, emergono allora delle questioni che escono dal campo della scienza per sfociare in quello dell’etica e della filosofia. Queste tecnologie sono, oltre che efficaci, anche molto costose. Significa che lo sport diventerà sempre più elitario e che solo i ricchi si potranno permettere di ambire ai massimi livelli? Il gioco, insomma, diventerà meno democratico? “Si sente parlare sempre più spesso di ‘doping tecnologico’ – risponde Zosk –. È una questione sicuramente importante, ma resto convinto che la tecnologia possa essere uno strumento per rendere lo sport anche più pulito, aiutando gli atleti a prendere le giuste decisioni”.
Già da molti anni gli atleti, dopo tutto, sfruttano le tecnologie per migliorare le prestazioni. L’accelerazione in atto sarebbe dunque, secondo Zok, soltanto l’ultimo gradino di una scala che si sale da decine di anni: “Quando un centometrista corre non lo fa nudo, ma indossa scarpe, maglietta, pantaloncini. Tutti elementi che si sono sviluppati nel tempo per guadagnare anche un solo millesimo di secondo. Con la tecnologia avverrà lo stesso, ma arriveremo a ripensare le capacità fisiche degli esseri umani”.