Il gruppo californiano lancia un materiale inedito, sperimentato sulle vette più alte del mondo, per sfidare GoreTex e rivoluzionare le attività outdoor
Si chiama Futurelight ed è un nuovo materiale traspirante e impermeabile, il futuro dei tessuti tecnici nel mondo delle attività all’aperto che darà filo da torcere al celebre e dominante GoreTex. Lo ha presentato al Ces in corso a Las Vegas – mostrandolo anche montato su una sorta di tenda-caravan – The North Face, il gruppo californiano leader mondiale nel settore dell’abbigliamento, delle attrezzature e degli accessori outdoor: è stato sviluppato sfruttando la tecnologia Nanospinning e processi di lavorazione sostenibili, fronte su cui la società è impegnata da sempre con programmi che incoraggiano la sostenibilità.
“Oggi, quando si pensa ad un prodotto impermeabile ci si immagina qualcosa di pesante, rigido al tatto e ingombrante. Con Futurelight sarà teoricamente possibile rendere qualunque cosa traspirante, impermeabile e per la prima volta davvero confortevole – ha spiegato Scott Mellin, General manager of Mountain sports of performance di The North Face – immaginiamo t-shirt, felpe o perfino jeans che le persone avranno davvero voglia di indossare. Oggi iniziamo da giacche, tende e guanti ma potranno esserci infinite altre possibilità”.
Il processo produttivo Nanospinning
Con Futurelight The North Face battezza così un nuovo standard di sostenibilità basato su metodologie innovative nel processo di creazione dei tessuti: il brand realizza indumenti a tre strati utilizzando tessuti riciclati e avvalendosi di una produzione che riduce sensibilmente l’utilizzo di componenti chimici. Il tutto in uno stabilimento green, alimentato da energia solare.
Il cuore del nuovo tessuto è appunto il processo di Nanospinning, che ha consentito ai designer del brand di dotare per la prima volta la membrana di una permeabilità all’aria senza precedenti. Questa tecnica crea dei fori a livello Nano, garantendo un’eccezionale porosità ma mantenendo al contempo un’assoluta impermeabilità e consentendo all’aria di passare attraverso, per la massima traspirazione.
Come se non bastasse la tecnica di Nanospinning offre ai progettisti la possibilità di modificare il peso, la traspirabilità, l’elasticità e la struttura del capo in questione a seconda delle specifiche esigenze di atleti e consumatori, adattandosi dunque al diverso tipo di attività e di condizioni ambientali. Gli indumenti pensati per le attività aerobiche saranno più traspiranti mentre quelli per le condizioni climatiche particolarmente dure e umide si spingerà di più sulla protezione. Capi più sottili, più spessi, più caldi o più traspiranti: molto, se non tutto, sarà possibile.
“Saper rompere gli schemi è uno degli elementi distintivi del Dna di The North Face. Si tratta del principio sul quale è stato costituito il nostro brand e ad oggi restiamo fermamente convinti che uscire dai percorsi già battuti sia la chiave per la crescita futura – ha commentato Mellin – il nostro team è costantemente impegnato nel ripensare il futuro della nostra offerta di prodotti tecnici e nel cercare di andare oltre i limiti, al fine di proporre ai nostri atleti e ai nostri clienti sempre più innovazione. Da questo impegno nasce Futurelight, che cambierà per sempre ciò che i consumatori possono aspettarsi dai prodotti”.
Gli esperimenti in alta quota
Ma come è nato il tessuto nuovo di zecca? In montagna, spiegano dall’azienda, ispirato dal team internazionale di atleti The North Face in cerca di una maggiore traspirabilità e prestazioni ottimali nei loro capi waterproof. Il materiale è stato ovviamente testato durante le loro spedizioni sulle vette più impervie e nelle condizioni più estreme come quelle del Lhotse e dell’Everest in Himalaya.
Fra gli atleti c’è anche Jim Morrison, che ha messo alla prova Futurelight scalando e sciando tre 8.000 metri lo scorso anno, tra cui Everest e Cho Oyu, e portando a termine la prima discesa integrale con gli sci del Lhotse Couloir insieme a Hilaree Nelson. “Nel corso degli ultimi due anni, gli alpinisti, gli scalatori, i trail runner e gli snowboarder del team hanno testato rigorosamente Futurelight in ogni tipo di disciplina per mettere alla prova questa tecnologia a seconda dei diversi climi e delle condizioni meteo di tutto il mondo – ha detto Hilaree, capitano del team di atleti The North Face – in tutti gli anni passati tra le montagne, non ho mai sperimentato un prodotto in grado di offrire prestazioni pari a quelle di Futurelight. Si tratta di un nuovo paradigma che cambia completamente le mie aspettative nei confronti di un materiale impermeabile”.
I test degli Underwriters Laboratories
Oltre al proprio laboratorio di test interno che coinvolge gli atleti, The North Face ha collaborato con esperti indipendenti come gli Underwriters Laboratories (UL), un ente internazionale di certificazione della sicurezza (già al lavoro con la National Fire Protection Association, l’ente statunitense che attesta la conformità dell’abbigliamento per i pompieri, gli addetti al pronto soccorso medico e i nuclei preposti alla gestione delle sostanze pericolose) che ha spinto al limite il tessuto Futurelight al fine di testarne l’impermeabilità. Si tratta di test più duri del 50% rispetto agli standard applicati al mercato outdoor.
“Il test di resistenza all’acqua al quale è stato sottoposto Futurelight è ancor più estremo rispetto a quelli per il Nfpa svolti dagli Ul e ciò prova che Futurelight non è soltanto totalmente waterproof ma anche che questo tessuto è perfetto per affrontare le spedizioni più estreme che l’outdoor possa offrire” commenta Micahel Seward degli Underwriters Laboratories.